Ricerche di un antropologo tra i popoli di Groenlandia di Bruno Chiarelli
Ricerche di un antropologo tra i popoli di Groenlandia Ricerche di un antropologo tra i popoli di Groenlandia Gli studi sulla genetica e i gruppi sanguigni delle genti artiche - Riscontrata una minor frequenza delle rotture cromosomiche in confronto agli europei: gli agenti artificiali (cibi, ambiente) sono causa di mutazione dei geni Nuove tecniche d'indagine messe a punto all'Università di Torino Un anno fa su questo medesimo giornale riferivo sulla spedizione da me condotta nell'insediamento esquimese di Igloolik nell'ambito del programma canadese IBP-HA (International Biologica! Programme - Human Adaptability) e definivo appunto gli scopi delle ricerche che mi ero proposto di condurre sui cromosomi di queste popolazioni. Ad un anno di distanza posso dire che le analisi sul materiale raccolto sono state pressoché ultimate e che i risultati corrispondono in buona misura alle previsioni allora fatte. Nessun caso di evidente anomalia cromosomica è stato riscontrato nei 90 individui studiati. I cromosomi di questa popolazione- inoltre non sembrano presentare evidenti variazioni rispetto ad altre popolazioni umane. Il loro aspetto esteriore corrisponde bene con la cosiddetta classificazione di Denver. Ricerche più accurate a questo livello sono tuttavia ancora in corso. Infatti utilizzando le nuove tecniche messe a punto nel nostro laboratorio di Torino per il bandeggiamento dei cromosomi mediante trattamento con tripsina o mediante agenti denaturanti diversi è possibile controllare l'omologia di vari segmenti di cromosoma: un livello di analisi finora impossibile. Ma il risultato più interessante e quasi inaspettato è stato quello della conta delle cosiddette rotture cromosomiche. Come i lettori ricorderanno innovazione importante delle colture fatte ad Igloolik è stata quella di produrre colture miste con sangue della popolazione locale e sangue dei ricercatori europei in eguali proporzioni, ma di sesso diverso, al fine di ottenere risultati tecnicamente assolutamente confrontabili. Orbene, la conta delle rotture cromosomiche ha messo in evidenza una netta differenza fra la popolazione esquimese ed i membri del gruppo di ricerca fra cui il sottoscritto. Nei cromosomi degli esquimesi le rotture cromosomiche sono presenti in numero nettamente inferiore rispetto a quelle dei cromosomi del gruppo dei ricercatori. Da questi dati è facile trarre la conseguenza che l'azione mutagena dell'uso reiterato di sostanze artificiali diverse nei cibi da noi ingeriti o comunque assunte dall'ambiente in cui viviamo sembra essere la causa diretta della maggiore incidenza di lesioni cromosomiche fra i membri della spedizione rispetto a popolazioni ad alimentazione naturale e viventi in ambiente ancora incontaminato. Questo dato ci sembra degno di molta considerazione. Ma gli studi che il gruppo dei ricercatori canadesi stanno conducendo in questo villaggio sotto la guida del dottor Hughes della Università di Toronto stanno mettendo in evidenza molti altri aspetti interessanti. Il più importante, devo ancora sottolineare, è certamente la caratteristica interdisciplinarità della ricerca. Le ricerche condotte su questa popolazione, isolata dalla restante umanità per almeno 500 generazioni ed adattata e specializzata a sopravvivere in un ambiente climatico fra i più peculiari e difficili, infatti spaziano dalla più analitica ed avanzata ricerca genetica, alle varie misure di adattamento fisiologico al clima, al metodico rilevamento dei dati demografici ed antropometrici sulla popolazione, alla struttura sociale, ai rapporti economici fra le varie subunità che costituiscono la comunità di Igloolik, all'adattamento alle nuove religioni (la comunità è infatti spartita fra l'assistenza religiosa di un missionario cattolico e quella di un pastore anglicano), e l'inserimento di questa popolazione nella ineluttabilmente avanzante civiltà dei consumi. Alcuni rapporti di queste ricerche ho potuto seguire in una riunione coordinativa tenuta a Toronto il 12 e 13 febbraio scorso. Il programma sta per esaurirsi ed i risultati saranno presto coordinata¬ mpsczrm mente analizzati e resi di pubblico dominio. Il sottoscritto è stato invitato a collaborare nella coordinazione di essi cosicché ulteriori notizie di prima mano mi sarà gradito riferire ai lettori di questo giornale. Sarebbe interessante sape-re che ne è stato dell'omo- logo programma italiano in cui molti denari sono stati investiti e nessun rapporto anche parziale mi risulta sia stato elaborato e comunque la collaborazione è stata limitata a pochi eletti. Bruno Chiarelli Professore slruordinnrlo d'Antropologia , Università di Torino Visitili*: professor per l'roblcmi di Hvolu/ione Umana Università di Toronto li caratteristico aspetto « mongoloide » degli esquimesi
Persone citate: Hughes
Luoghi citati: Denver, Groenlandia, Torino
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