L'America disposta a vendere dell'oro di Ennio Caretto

L'America disposta a vendere dell'oro Per bloccare il prezzo del metallo L'America disposta a vendere dell'oro Il governo sembra favorevole a cedere sul mercato libero parte delle sue riserve auree - La notizia è del New York Times - Nessun commento a Washington (Dal nostro corrispondente) New York, 27 marzo. Il governo americano è disposto a vendere una parte delle sue riserve d'oro sul mercato libero per bloccare l'ascesa del prezioso metallo e per distruggerne definitivamente il ruolo di « tallone » del sistema monetario internazionale. Attualmente, a Fort Knox, vi sono 9 miliardi 700 milioni di dollari in lingotti e monete. « La drammatica iniziativa » scrive stamane il " New York Times " dando la notizia, « è all'esame della Tesoreria da alcuni mesi. Il ministro Connally è favorevole, anche se non ha ancora preso una decisione ». Né il ministro né la Tesoreria hanno fatto oggi il minimo commento, ignorando l'argomento. Nel marzo del '68, il mercato dell'oro fu diviso in due parti. In quella libera, cioè per transazioni fra privati, il prezzo fu lasciato oscillare: da 35 dollari l'oncia, in quattro anni, il prezzo è salito a 48 dollari circa, a causa anche delle speculazioni. Nei rapporti tra Stati, il prezzo rimase di 35 dollari l'oncia fino allo scorso dicembre, quando il «gruppo dei dieci» lo oortò a 38 dollari. Dal marzo '68, l'oro fu solo nominalmente il tallone del sistema monetario internazionale. Gli Stati acconsentirono infatti, «da gentiluomini », a non chiedere la conversione in oro dei dollari in loro possesso. L'agosto scorso, nell'ambito di una serie di misure per la ripresa dell'economia americana, in grave crisi, il presidente Nixon decretò che il dollaro non è più convertibile in oro. L'accordo del dicembre successivo del «gruppo dei dieci» contemplò il ritorno alla convertibilità. Ma, di recente, il ministro Connally ha affermato che tale ritorno non è più possibile. Vendendo una parte delle riserve auree americane, egli pensa probabilmente di suggellare l'inconvertibilità. Connally ha detto anche apertamente che il sistema monetario internazionale ha bisogno di un tallone «misto» forse basato sulle monete più forti. Il rialzo del prezzo dell'oro da 35 a 38 dollari l'oncia nei rapporti tra Stati ha ottenuto l'approvazione del Congresso la scorsa settimana. Esso equivale ad una svalutazione del dollaro dell'8,57 per cento. La Tesoreria non ha però ancora fatto entrare in vigore la misura. Si aspetta «la drammatica iniziativa» di cui parla il «New York Times»? Non è da escludere. Da tempo gli americani vogliono «la morte dell'oro» anzi ne complottano «l'assassinio». Li ha trattenuti, e forse li trattiene ancora, il timore di disastrose ripercussioni nel resto del mondo. Tra l'altro, se ne potrebbero avvantaggiare il Sud Africa e l'Urss, che sono i due principali produttori del prezioso metallo. Secondo la «Washington Post», Connally potrebbe mettere sul tappeto la questione della «liquidazione dell'oro» con i paesi europei. Il ministro insisterebbe anche per un compromesso sulla futura «moneta unitaria europea». Uno studio pubblicato oggi dal professore di Yale Richard Cooper, un monetarista, indica nella sterlina o nel marco tedesco «il mezzo più pratico» per il Mercato Comune di realizzare i suoi progetti. «Il marco e la sterlina sono strumenti collaudati d'intervento, e in grado di affiancarsi al dollaro» egli dice. Cooper preferisce la sterlina «perché ha già le basi tecniche operative in tutto il mondo».' 1 ' - -' - V:"- '-.r'' Ennio Caretto

Persone citate: Connally, Cooper, Knox, Nixon, Richard Cooper

Luoghi citati: America, New York, Sud Africa, Urss, Washington