I nastri con telefonate di Freda documenti principali dell'accusa di Giampaolo Pansa

I nastri con telefonate di Freda documenti principali dell'accusa L'inchiesta giudiziaria sugli attentati e la strage di Milano I nastri con telefonate di Freda documenti principali dell'accusa Contengono le conversazioni di Freda (registrate con l'autorizzazione della Procura) su una riunione dell'aprile '69 Vi partecipò Pino Rauti e avvenne per gli attentati? - Un difensore afferma che era atteso un «Pino», ma aggiunge: « All'Università di Padova ce ne saranno mille » - I 50 « timers » identici a quelli degli ordigni di Piazza Fontana (Dal nostro inviato speciale) Milano, 25 marzo. E' confermato: nei due « bauli » di atti inviati dai giudici di '1 reviso a Milano ci sono delle bobine magne- , tiche che possono rappresentare per Freda, Ventura e Rauti un terribile elemento d'accusa. Sono state registrate lungo il lini!) dalla questura di Padova, ascoltando, su autorizzazione della procura, le telefonate di Freda. Dai nastri, e dall'insieme delle testimonianze e degli elementi raccolti dall'istruttore Stiz, risulterebbero delineati con chiarezza i due fatti che sono un po' il nodo di tutta la vicenda, e che danno sostegno e corpo alla « pista nera » per la strage di piazza Fontana: 1) Nella notte fra il 18 e il 19 aprile 1969 vi fu davvero la riunione pre-terroristica nello studio di Freda. Secondo i giudici di Treviso, ad essa avrebbe quasi certamente partecipato Pino Rauti, allora leader dei neo-nazisti di « Ordine Nuovo », ed oggi membro dell'esecutivo nazionale del msi. 2) Nel settembre 1969, Freda fece acquistare presso la ditta « Elettrocontrollo » di Bologna 50 timer, o temporizzatori Diehl, tipo «ND 900» da 60 minuti primi, identici, come marca, tipo, e periodo di costruzione a quelli che, secondo il perito Teonesto Cerri, nominato dalla magistratura, servirono per confezionare tutti gli ordigni esplosi il 12 dicembre a Milano e a Roma. I giudici avrebbero c, npure accertato che Freda e | nVentura erano alla ricerca di cassette metalliche « Juwell », anche queste uguali a quelle in cui erano contenute le bombe di dicembre. . Cominciamo dalla riunione di aprile. Che Freda ne avesse parlato al telefono lo ha confermato, inaspettatamente, proprio il suo avvocato veneziano, Franco Alberini, stamane, parlando con tutti noi al palazzo di Giustizia. Dapprima, il legale ci ha dato qualche notizia sulle reazioni di Freda all'accusa per piazza Fontana (« terribilmente scosso per l'infamia di una imputazione senza fondamen- e«pTtEtnPnFIpèealtto»), sulla sua salute («ha dl'ernia del disco, sta malisst-, lmo »ì. e infine sul suo colore , cr 11 1111111111111 111111111111111 m 1111111111111111111 politico, smentendo, in que sto, gli avvocati del missino Rauti che avevano parlato dell'avvocato padovano come di un gruppettaro di sinistra: « Freda è di destra, un isolato di destra ». Con Delle Ghiaie A questo punto, qualcuno gli ha chiesto se sapeva di quelle bobine. Alberini ha risposto di no: « I giudici non ci hanno detto mai nulla. Però Freda era al corrente dei controlli del suo telefono. Un in tercettatore pure sì sia lumen tato delle parolacce che Freda gli diceva... So soltanto di un'intercettazione, una sera, di una telefonata fra Freda e Ivano Toniolo. uno studen te universitario. ccficssqHO Si tlClcfì' Preda o/i i icuu yu .disse: " Stasera verremo a trovarti a casa, però prima dobbiamo andare alla stazione perché viene Pino a trovarci ". Sappiamo questo ». « Pino? », esclamano i ero soltanto mette in fretta le mani avanti: « Quel Pino non è sicuramente Pino Rauti. Certo. Rauti e Freda si sono conosciuti. nisti, stupefatti. L'avvocato che discorsi! Ma non aveva I no no rapporti ». Domando: e lei ! tir non ha cniest0 a Preda chl | era quel « Pino »? Risposta: « A tre anni di distanza come poteva ricordarselo? Anche Tomolo, interrogato, ha det to che non se lo ricordava. E poi, da noi in Veneto, tutti i Giuseppe son chiamati Pino e dì Pino all'Università di Padova ce ne saranno almeno mille... ». Questo dice il difensore di Freda. Di altro parere è Stiz. Il giudice ha fatto arrestare per reticenza il Toniolo (che è stato in carcere 39 giorni ed ha continuato e continua a dire che non si ricorda nul la di quel «Pino»). Un altro teste, destinatario anch'egli deUe telefonate intercettate. , l'assistente universitario Mar , co Balzarmi, ha tagliato la 11 r ti « Egnteta7, intechmmtancocorda. Ma uno degli interlocutori telefonici di Freda, infine, ha parlato: il bidellocustode Marco Pozzan. Costui avrebbe detto che il personaggio importante atteso quella sera era proprio Pino Rauti, il capo di « Ordine Nuovo », da lui conosciuto anni prima, a Vicenza, durante una conferenza. Alla stazione Rauti, è sempre Pozzan a parlare, fu ricevuto dai fratelli Giovanni e Angelo Ventura, da Balzarini, Tomolo, dalla segretaria-autista di Freda e da altri amici di costui. Pozzan. che nei due interrogatori del 21 febbraio e del 1" marzo aveva riferito sul tema dell'incontro (interven- (ltddnr v»\- iijuvwiiiii,/ wiictivi-ii to politico anche con bombe • . per esasperare la tensione in Italia e fare ritenere augurabile alla gente una sterzata autoritaria con un governo o forle) ha poi ritrattato. Ma Stiz nor. ha mai creduto alla sua « marcia indietro », e so¬ . o Pattuito continua a credere che 1 atteso « Pino » fosse proprio Rauti. E ci crede per diversi motivi. I rapporti tra I Freda e Rauti; il proposito di Freda di entrare a far j parte del gruppo dirigente di « Ordine Nuovo », nella cui sede romana spesso si reca va; l'amicizia tra Freda e Delle Chiaie (l'amico di Merel 'ino, l'ambiguo neoanarchinsu¬ i co) che conosceva Rauti, una amicizia tanto seria che, qualche settimana dopo la o |5jrSge di Piazza Fontana, Delle Chiaie incontrò Freda t a a Roma e gli confidò di e sostenere 1 alitai e, __ ò a el di Merlino. Verso mezzanotte Tutti questi elementi sarebe aero provati. E poi, perché a- \ Pozzan avrebbe dovuto, tra e : le tante circostanze vere, riE' j ferirne una sola falsa, e he ; proprio quella che riguarda à Rauti? Ma c'è di più. Si dice I a-. che Rauti non abbia indicato ; Ci in quale giorno della setti- imana fra il 13 e il 20 apri- ! te 1969 egli abbia fatto il I giorno di riposo settimanale che spetta a tutti i redattori ! dei quotidiani. E questo, se- I condo Stiz, diminuirebbe il : valore delle dichiarazioni prodotte dal difensore di Rauti sulla sua presenza al giornale in quel periodo. Quanto all'articolo che sa rebbe stato scritto il 18 da Rauti e pubblicato il '9. pare \o, eti o e, di aane è ca La il cne j giudici di Treviso osser- ni vjno — erj è inutile sottoli- ta j nparp il grande rilievo che i ne | rna-'strat: sssegnano a que 1 sto elemento -- che il « per- e. \ sonngK-o » arrivò da Roma n- verso mrz/anotte ed aveva s- ' premura di ripartire per la ve j capitile. Come dire che Rau r- j ti, se il personaggio atteso si- era lui, avrebbe potuto seri n] vere il «pezzo» ne! primo j pomer ggio, prendere il tre- no, andare a Padova e ripar tirsene in fretta, secondo fatto: i timer fat- ti acquistare dal Freda alla « Elettrocontrolli » di Bologna nel settembre 1969. Ho telefonato stamane alla ditta, in Mura Interna Galliera 7, e mi hanno detto che, sì, in quel periodo vendettero 50 temporizzatori Diehl ad uno che li aveva ordinati e poi mandati a ritirare una settimana dopo, pagandoli in contanti (2900 lire l'uno il tipo normale, 4000 quello a due contatti). Dato il modo di pa¬ gamento, niente fattura e niente nome. Ma che dietro quei timer ci sia Freda, secondo i giudici di Treviso risulterebbe da diverse fonti: gli « ascolti » del telefono; la testimonianza di un tecnico, Tullio Fabris, che avrebbe comperato quei congegni per conto di Freda; testimonianze dei dipendenti della ditta bolognese; e infine una traccia in una fattura della ditta « G.P.U. » di Paolo e Umberto Gavotti, via Washington 85, Milano, che è l'importatore diretto dalla Germania di tem¬ porizzatori Diehl, « ND 900 ». Fabris avrebbe aggiunto che, prima ancora dell'agosto 1969 (attentati ai treni), Freda gli chiese più volte degli schemi per realizzare meccanismi che starebbero alla base di ordigni simili a quelli esplosi il 12 dicembre. Ordigni, ricordiamolo, tutti muniti dello stesso tipo di timer fatto acquistare da Freda a Bologna. E' sulla base di questi e di altri elementi (Freda e Ventura che cercano le cassette metalliche; Ventura che mostra a Lorenzon un timer, e gli fa. dopo la strage, delle confidenze pericolose, descrivendogli anche il sottopassaggio della Banca Nazionale del Lavoro, luogo di uno degli attentati romani; viaggi a Roma di Ventura nei giorni precedenti la strage e lo stesso 12 dicembre, con partenza da Padova nella tarda mattinata) che Stiz ha ritenuto vi fossero « sufficienti indizi » per iniziare l'azione penale anche per il 12 dicembre. "Giallo" politico E secondo Stiz, questa azione deve riguardare tutti e tre (Freda, Ventura e Rauti), ma con una differenza: che la posizione del dirigente missino sarebbe quella più delicata, quella che ha bisogno di un maggiore approfondimento. Che cosa significa? Che Rauti è meno indiziato degli altri due? Oppure che Rauti, a parere dei giudici trevigiani, potrebbe offrire la chiave per spingere più a fondo l'indagine, scoprire chi era la persona che arrivò a Padova con lui, risalire forse ai mandanti politici e fare piena luce sull'tt anno delle bombe » chiusosi con ì 16 morti di piazza Fontana? Un compito, sostiene Stiz, che adesso spetta al nuovo giudice di Milano. Sarà lui a dire se i magistrati di Treviso hanno sbagliato o se hanno intravisto la spiegazione del più torbido « giallo » politico del dopoguerra italiano. Giampaolo Pansa Il libidit ii Gii V i ibl F ViliNi) Il libraio-editore trevigiano Giovanni Ventura, in tribunale (Foto Vitali-Ncri)