L'astrattezza di un Piano

L'astrattezza di un Piano Criteri di formulazione L'astrattezza di un Piano Secondo le intenzioni del Ministero del Bilancio, il secondo piano economico quinquennale italiano avrebbe dovuto coprire gli anni compresi fra il 1971 e il 75. Invece, al momento dello scioglimento delle Camere, il documento di piano non era ancora stato esaminato dal Parlamento. Di conseguenza vi è da ritenere che una delle prime decisioni in materia economica del Governo che si formerà dopo le elezioni dovrà riguardare la sorte da riservare al documento preparatorio approntato dagli uffici del piano e fatto circolare in varie sedi nei mesi scorsi. Essendo ormai trascorso, in assenza di piano, quasi un terzo dell'arco di tempo che il secondo programma economico quinquennale doveva coprite, è realistico suggerire di considerare ormai persi il 1971 e il 1972 e formulare un programma economico che si riferisca al quinquennio 1973-1978. Questo grave ritardo che si è determinato nella preparazione e nell'approvazione del secondo piano economico potrebbe, tuttavia, rivelarsi un fatto positivo, qualora divenisse possibile utilizzare il rinvio e la necessità di aggiornare dati c obiettivi del programma, per una revisione di alcuni dei criteri con i quali la programmazione economica è stata impostata in Italia. Il primo aspello che richiede una revisione riguarda la relazione fra gli strumenti del piano e i suoi obiettivi. Studiando i documenti preparatori del secondo piano quinquennale si ha, infatti, l'impressione che il confine fra i primi e i secondi sia traccialo in maniera incerta. Questo è probabilmente dovuto al fatto che nello sforzo di comprendere, nell'ambito dello schema di piano, tutti i principali aspetti dell'attività economica, i consumi privati e quelli pubblici, gli investimenti, le importazioni, le esportazioni, il reddito nazionale e così via, si perde progressivamente di vista la dilferenza fra le tendenze spontanee del sistema economico, e l'influenza delle modificazioni determinale dalla programmazione stessa. L'eccessiva generalità dello schema lo rende quindi poco utile sul piano operativo. Una prova abbastanza evidente di questa insulficienza di ordine concettuale è data dallo scostamento che si è registrato fra le previsioni e gli obiettivi del primo programma economico nazionale e l'andamento ell'ettivo del reddito nazionale e delle altre grandezze economiche nello stesso periodo. Facendo questo confronlo, come ha fatto per esempio il professor Campolongo su un recente fascicolo di Moneta e Credito, si osserva che per le forze di lavoro e l'occupazione vi è stata una dilferenza fra obiettivi o previsioni del piano Pieraccini e risultati del periodo di circa 1 milione di unità. Per l'occupazione, in particolare, laddove il piano prevedeva un aumento da 19,6 milioni di occupati nel 1965 a 20.4 milioni di occupati nel 1970, l'occupazione complessiva è scesa, nel periodo, di circa 260.000 unità. Altrettanto insoddisfatte sono risultale le previsioni del piano per ciò che riguarda la composizione dell'occupazione fra industria, agricoltura ed altre attività. Per il reddito nazionale lo scarto e stalo di segno opposto: in realtà l'economia italiana è cresciuta più rapidamente.delle previsioni o degli obiettivi del piano (b'.'ó in media in termini reali invece del 5?ó). Inoltre il piano ha sottostimato i consumi privati e sovrastimato gli investimenti direttamente produttivi. Eguali scarti si ritrovano in tema di bilancia dei pagamenti, di finanziamento degli investimenti e cos'i via. Tra l'altro, il fatto stesso che gli scarti abbiano talvolta un segno, talvolta il segno opposto, aggrava, in un certo senso, l'indicazione dell'insufficienza della formulazione attuale del piano. Non si tratta infatti di una insufficiente applicazione degli strumenti del piano agli obiettivi proposti, quanto, con ogni probabilità, di una errata valutazione dei rapporti fra le principali grandezze economiche del sistema, per esempio, una stima inadeguata del ritmo di aumento della produttività per ciò che riguarda l'occupazione, o una stima per difetto della propensione al consumo, per ciò che riguarda le destinazioni del reddito nazionale. I documenti preparatori del secondo piano quinquennale sono impostali in modo essenzialmente analogo al piano Pieraccini. Presentano quindi lo stesso rischio di astrattezza rispetto alla evoluzione reale dei dali economici del Paese. Per di più, la crisi congiunturale che l'economia italiana sta attraversando ha già reso largamente inattua¬ bpccsiftsgtpcApccndrSnpSdddmdplnvfi bili gli obiettivi del piano, sia per ciò che riguarda il reddito, che per ciò che riguarda l'occupazione. Vi è da domandarsi se non si debba prospettare, per il prossimo quinquennio, una formulazione alquanto differente del piano che consenta di separare con maggior chiarezza gli obiettivi delle tendenze spontanee del sistema e controllare progressivamente la loro pratica realizzazione. Giorgio La Malfa

Persone citate: Giorgio La Malfa, Moneta, Pieraccini

Luoghi citati: Italia