Educanda alla vita

Educanda alla vita Educanda alla vita Clotilde Marghieri: « Le educande », Ed. Vallecchi, pagine 178, lire 2000. Nella cronologia dei ricordi autobiografici che sostanziano la narrativa di Clotilde Marghieri, questo suo libro Le educande, uscito nel 1965 (con l'aggiunta, nel titolo, di Poggio Gherardo) ma rimasto in penombra, come del resto la figura della scrittrice avanti il largo successo di 11 segno sul braccio (1970), occupa il primo posto. Precede, cioè, lo stesso Vita in villa, con cui, tardivamente, ma con la sicurezza d'una vocazione a lungo coltivata, la Marghieri esordì nel 1960, rievocando gli anni della maturità avanzata, nella bella casa vesuviana. Mentre Le educande riflettono quelli dell'adolescenza, e II segno sul braccio il periodo fra primo anteguerra e secondo dopoguerra. Vero è che si tratta d'una cronologia dai confini fluttuanti, aliena, almeno originariamente, dal costituirsi in ciclo. Nel recupero del passato la Marghieri, pur essendo Proust fra i suoi autori più amati, non segue i modi del memorialismo proustiano. La sua memoria, più che di humour, è tramata di ironia, che tiene a distanza le persone, le cose e i tempi evocati, sebbene il ricordo sia pieno di trepide implicazioni. E questo, l'orse meglio che altrove, si nota nelle Educande, che, risalendo ad un periodo sempre più prezioso della sua vita, come quello fra gli otto e i tredici anni, e trattando una materia particolarmente intima, delicata, più era esposto al rischio delle effusioni del cuore e delle amplificazioni fantastiche. La Marghieri lo evita con una sopraffina contemperanza dei vari motivi, talché chi legge ora per la prima volta il libro in questa opportunissima riedizione, o lo rilegga, è indotto a chiedersi se esso non meriti il primo posto anche su scala valutativa. Anni, quelli che la bambina inquieta che ella fu, non trovandosi a suo agio nell'ambiente familiare, trascorse, lasciata la sua Napoli, in un rinomato collegio nei pressi di Firenze, retto da suore. Dove il mondo le si rivelò sotto l'aspetto della costrizione disciplinare, del conformismo più rigido, crisia elevata a rito: non al pun lo, tuttavia, da eludere certe verità, da mettere a tacere interrogativi sempre più insistenti. Anni determinanti per la sua « educazione sentimentale », formatasi nel contrasto fra la laicità della tradizione familiare e la religiosità più bigotta, fra una sostanziale refrattarietà ai rapimenti della fede, e una sensibilità aperta alle suggestioni, se non del trascendente, del soprannaturale, di certa aura arcana, di certa mistica a sottofondo erotico, sia pure di un eros ancora inconsapevole. (Educazione che doveva più tardi mettere capo ad un atteggiamento illuminalo, « progressivo », simpatizzante per il socialismo, sebbene con residui di un conservatorismo nostalgico del « bel tempo », quando di « civiltà meccanica » ancora non si parlava). Il libro, senza tentare di darsi struttura di romanzo, è pertanto il racconto, in prima persona, di quella vita di collegiocon le sue regole, la sua monotonia e le amicizie e inimiciziedell'ipo- complicità o invidie e screzi frale educande, untuosità di rapporti con le suore, e sospirositàlino allo sdilinquimento di quelli col giovane, e bellissimo, padre confessore. Ma. anche, coni-, Haì™-,™ a: ^.J,.-» ,.™ la dolcezza ci, cene pause contemplative, di certe comunioncon a natura, con .1 paesaggioc I alacrità di certi fermenti, ancora vaghi, ma preludenti ad un'altra vita: quella di domani, fuori di quegli abiti, di là da quelle mura... Storia narrata in una forma spedita, di autobiografia essenziale, per ritratti, più che per descrizioni, di persone ed ambienti, spesso accentrati in episodi, avendo di mira soprattutto, di quella iniziazione giovanile, le improvvise scoperte, i fortuiti e talvolta furtivi incontri con la realtà, e le reazioni, le perplessità, le inibizioni, i contrasti psicologici. Tutti quegli stati d'animo, insomma, di perpetua insofferenza e attesa, complicati, ormai, dalla maturazione fisiologica, che porteranno Clotilde ad ottenere, con la stessa ostinata volontà con cui un giorno era riuscita a farsi rinchiudere in quel collegio, di uscirne, di tornare alla sua Napoli. Ed è appunto in grazia di codesto lievito lirico-autobiografico che una storia così, nelle sue linee esterne, generali, letterariamente scontata, può risultare nuova. Arnaldo Bocelli

Persone citate: Arnaldo Bocelli, Clotilde Marghieri, Marghieri, Poggio Gherardo, Proust

Luoghi citati: Firenze, Napoli