Dal quiz ai colonnelli

Dal quiz ai colonnelli Dal quiz ai colonnelli Ieri, al Rischiatutto, la consegna era di russare. Ha dormito — e ha fatto bene, se voleva concedersi un turno di riposo — la gentilissima Marilena (molto gradevole in minigonna) che ha giocato al piccolo trotto, accontentandosi di vincere «appena » un milione e 720 mila lire (con cui, però, ha battuto il record femminile detenuto da un'altra torinese, Anna May de Casalvolone). Hanno dormito i due austeri avversari, signori Eugenio Bosi, pensionato, e Giacomo Cavallo, dottore in fisica, che, nonostante la resistibile ascesa della gentilissima, si sono fatti distaccare disastrosamente. Ha dormito il pubblico perché se il quiz non ha qualche motivo d'emozione si affloscia e non c'è starnazzamento di Mike che tenga. Ma la Rai, tanto, è tranquilla. Dice che il Rischiatutto piace alla follia, che piace anche e soprattutto alle nuove generazioni. Ieri sera, in platea, era presente Wanda Osiris. Abbiamo il sospetto che si sia voluto « nascondere » La ritrattazione, o per lo meno che si sia fatto in modo di non metterla in evidenza. Si potrebbe spiegare altrimenti il perché di una collocazione cosi infelice per un programma cosi impegnato e importante, posto in concorrenza con il Rischiatutto? Invece La ritrattazione meritava — e speriamo che comunque l'abbia avuto — un pubblico considerevole. Si trattava di uno sceneggiato della serie « Teatro inchiesta », con la regìa di Silvio Maestranzi e il copione di Ottavio Jemma: la ricostruzione di un allucinante, incredibile episodio avvenuto qualche anno fa al Consiglio d'Europa a Strasburgo durante l'inchiesta promossa soprattutto dai paesi nordici (Svezia, Norvegia, Danimarca) sulle torture inflitte nella Grecia dei colonnelli ai detenuti politici. La Grecia inviò tre testimoni a difesa: una donna che non depose mai e fu subito fatta rimpatriare, e due uomini, Costantino Meletis che testimoniò contro il nuovo regime parafascista e che chiese asilo politico, e Pandelis Marketakis che tenne un comportamento folle: dapprima il Marketakis — che aveva perso un occhio militando nel dopoguerra tra le forze governative opposte ai partigiani del mitico Markos — sembrò seguire la via del Meletis e da testimone a favore si trasformò in durissimo testimone d'accusa. In seguito si rimangiò tutto e tenne grottesche conferenze-stampa nelle quali raccontava, tra le risate e le beccate dei giornalisti presenti, di essere stato rapito da Andrea Papandreu in persona, di aver subito un colpo di karaté da parte del rappresentante norvegese al Consiglio d'Europa, un severo, non agile e non più tanto giovane docente universitario, e altre deliranti amenità del genere. Dopo di che fu riportato in Grecia dove i camerati colonnelli lo accolsero con tutti gli onori. Un disgraziato preso nel giro di un atroce ingranaggio? Un agente provocatore che con le sue contrastanti e dissennate dichiarazioni intendeva gettare confusione e discredito sull'inchiesta del Consiglio? Questa seconda ipotesi, avanzata di recente da uno studioso inglese, non è affatto da scartare, anzi, in definitiva, sembra la più probabile. L'appassionante materia è stata molto ben sceneggiata da Jemma, e con fermezza ed asciuttezza diretta da Maestranzi; entrambi hanno chiaramente mirato a non mettere in piedi un dramma, un racconto colorito e di facile effetto, ma una spoglia cronaca. E a parer nostro ci sono riusciti, sia nel dialogo ridotto all'essenziale, sia nella vicenda che non si concedeva digressioni spettacolari, sia — persino — nella grana della pellicola che il più delle volte dava l'idea di una ripresa dal vivo. Scopo principale era di cercare di vederci chiaro nel guazzabuglio. In realtà è venuto fuori — direttamente e indirettamente — un quadro agghiacciante e ammonitore di un paese caduto nelle mani del totalitarismo di destra, dei fascisti e dei militari: un quadro nel quale si mischiavano tragicamente odio, paura, fanatismo, repressione, violenza. Tra gli interpreti — tutti chiamati ad accenti di « discrezione », ossia non troppo teatrali, come s'addiceva ad una cronaca — spiccava quale protagonista Renato Salvatori, al suo debutto in Tv. Come prima prova, non si può dire che sia stata entusiasmante ma nemmeno negativa: c'è stato un notevole divario fra dizione e mimica, nella dizione Salvatori ha dimostrato qualche impaccio e parecchie precipitazioni, nella mimica è stato eccellente e con quella faccia tesa e gonfia ha reso con efficacia l'ambigua ottusità di un bestione nella gabbia. * * Stasera scelta tra la rubrica Adesso musica e uno dei più bei testi dell'espressionismo tedesco, Oplà, noi viviumo di Ernst Toller. u. bz. ggcdtdCidèipsdesrrrennrlds Sabina abbraccia la Buttafarro dopo la vittoria (Italia)

Luoghi citati: Danimarca, Europa, Grecia, Italia, Norvegia, Strasburgo, Svezia