Più di 130 mila flaconi di sangue intero distribuiti a Torino in un solo anno ('71)

Più di 130 mila flaconi di sangue intero distribuiti a Torino in un solo anno ('71) Un servizio volontario di grande utilità e importanza sociale 1 n.,-^'- Più di 130 mila flaconi di sangue intero distribuiti a Torino in un solo anno ('71) Inoltre 12 mila flaconi di plasma umano - In tutto il Piemonte i donatori, fra iscritti alle Associazioni e occasionali, sono almeno 75 mila - Niente « sangue a pagamento » - Affiancare ostetrici e pediatri nella lotta contro la malattia emolitica del neonato nei casi di incompatibilità Rh - Cosa si può e si deve ancora migliorare Una serie di articoli comparsi recentemente su un settimanale ed alcuni servizi messi in onda dalla Radio e dalla Tv, che riportavano interviste e valutazioni sul problema della trasfusione del sangue in Italia, possono aver disorientato o addirittura allarmato quanti hanno avuto occasione di leggere o ascoltare. Infatti si è dato grande rilievo soprattutto alle manchevolezze e alle lacune del Servizio Trasfusionale italiano generalizzando situazioni che sono puramente locali, portando a documentazione fatti o episodi limite che, pur se deprecabili, non possono essere offerti per la valutazione globale del problema. Il Servizio Trasfusionale dei giorni nostri risente del tumultuoso progredire del sapere forse più di ogni altro servizio o disciplina medica ed è condizionato dal fatto che alla sua base c'è un uomo sano che agisce per sua libera scelta, per pura generosità donando il sangue e al suo vertice esiste sempre un uomo malato che assolutamente deve beneficiare del gesto dell'uomo sano. I due fattori ricordati si intersecano profondamente ed è possibile che qualche volta il meccanismo del Servizio Trasfusionale si inceppi. Però mi pare onesto distinguere ciò che è valido per Regioni e zone meno fortunate e ciò che è vero per l'Italia settentrionale e in particolare per il Piemonte dove forse alcuni valori di impegno e serietà e di ragionata generosità della sua gente si riflettono anche sul Servizio Trasfusionale. In Torino già nel lontano 1947 veniva istituita presso l'Ospedale Molinette la prima « Banca del sangue e del plasma » italiana destinata ad attuare la trasfusione del sangue secondo la nuova tecnica della trasfusione indiretta, dotata di attrezzature modernissime provenienti dagli Stati Uniti, dono del compianto dott. Massimo Maurizio Strumia e degli italo-americani di Filadelfia alla città di Torino e che divenne punto di riferimento e modello ai vari centri trasfusionali che via via andarono sviluppandosi nelle varie città italiane. Pochi anni dopo la Banca del Sangue veniva affiancata dal Centro Trasfusionale dell'Avis e da quello dell'Ospedale Maria Vittoria il che permise di dotare la nostra città di una efficiente e moderna rete di servizi trasfusionali atta a soddisfare tutte le necessità di una medicina e chirurgia, che già a quei tempi era decisamente all'avanguardia in Italia e a livello dei più moderni centri medico chirurgici dell'estero. Nel breve volgere di pochi anni ottimi Centri Trasfusionali sorsero e tuttora funzionano presso gli ospedali di Alessandria, Asti, Pinerolo, Rivoli, Ivrea, Aosta, Biella, Vercelli, Novara, Casale, Tortona. Ognuno di questi Centri è in grado di servire una vasta area e gli ospedali minori in questa esistenti. Lo sforzo tecnico venne affiancato da quello organizzativo svolto dalle Associazioni dei donatori volontari per cui si è giunti ad una situazione di tutto rispetto, almeno in relazione a quella media italiana e certamente di buona sicurezza per quanto concerne il Piemonte. I donatori volontari riuniti nelle varie Associazioni assommano a circa 40.000 e i volontari occasionali almeno a 35.000. Un potenziale di sangue che in tutti questi anni è stato in grado di coprire certamente le necessità indispensabili della nostra regione ed è valso ad evitare il fenomeno di chi cede il proprio sangue a pagamento. I Centri Trasfusionali del Piemonte nel 1971 hanno distribuito non meno di 130 mila flaconi di sangue intero e di 12.000 flaconi di plasma umano. Rispondendo agli scopi istituzionali essi svolgono oggi anche un importante lavoro nel campo della immunoematologia, in quello della coagulazione del sangue o della assistenza ai microcitemici, affiancando ad esempio ostetrici e pediatri nella loro lotta contro la malattia emolitica del neonato nei casi di incompatibilità del fattore Rh tra madre e figlio; collaborando con i medici curanti nel controllare ed as¬ sistere pazienti affetti da malattie della coagulazione del sangue, in prima fila il grande gruppo degli emofllici; infine, ma l'elenco potrebbe ancora prolungarsi, nel risolvere i non facili problemi trasfusionali dei pazienti affetti da morbo di Cooley. Bisogna sottolineare che sia le Associazioni di donatori volontari che i* Centri Trasfusionali operano sotto un attento controllo amministrativo e si attengono strettamente a quelle tariffe che gli organismi ufficiali dello Stato hanno stabilito quale rimborso delle spese di produzione. Il che allontana ogni possibile implicazione speculativa verso gli Enti e le persone che agiscono nel campo della trasfusione del sangue. Se questa è una realistica valutazione di un così fondamentale servizio medico non vuol di certo essere una apologia. E' evidente che i Servizi Trasfusionali anche nella nostra regione non hanno ancora raggiunto i livelli ottimali anche codificati nel¬ la recente legge sui Servizi Trasfusionali, ma è altrettanto certo che sono strutturati su basi tecniche e organizzative che rappresentano il miglior presupposto al raggiungimento di questo obiettivo. Francesco Peyretti Direttore Banea del sangue c del plasma dcllu città di Torino

Persone citate: Cooley, Francesco Peyretti, Massimo Maurizio Strumia