I motivi di Hussein di Igor Man

I motivi di Hussein ANALISI I motivi di Hussein (Vuole spezzare la resistenza, imporsi agli altri Stati arabi e trattare con Israele) Il progetto annunciato ieri da re Hussein ad Amman e cioè la costituzione di un regno arabo unito compren- I dente la Giordania e la Cisgiordania, risale in realtà | ad una idea americana che Hussein ha respinto per mol- I to tempo. Perché si è ora deciso di farla propria? Fra due settimane si terranno elezioni amministrative in Giudea e Samaria e questo | nonostante l'opposizione del | re e gli sforzi della propaganda di Amman. Hussein teme che un'alta percentuale di votanti possa determinare le premesse per la creazione di uno Stato autonomo palestinese legato amministrativamente a Israele. Nel suo discorso di ieri il re ha | definito le imminenti elezioni | «una tragedia che qualcuno cerca di sfruttare per i propri interessi». Il progetto di Hussein potrebbe anche preannunciare una svolta nella politica della Giordania, formalmente legata all'applicazione della risoluzione dell'Onu del novembre '67. A partire dal novembre 1970, dalla liquidazione della resistenza in Giordania, il re si sente sempre più isolato in seno al mondo arabo. La decisione dei «Paesi fratelli» di tagliargli gli aiuti, l'assassinio al Cairo del primo ministro Wasfi Teli, l'immobilismo del fronte arabo debbono aver convinto il sovrano che altro non gli rimanga se non agire da solo per trovare una «soluzione di ricambio» con Israele. Un mese fa, in una intervista, il re ha detto che la Giordania non avrebbe preso parte a ima nuova guerra contro Israele, ieri ha denunciato «la disintegrazione del fronte arabo». Sia Hussein che gli israeliani hanno più volte negato che ci siano stati «contatti» tra le due parti. Iersera Golda Meir ha smentito che il p -ogetto del re sia il risultato di una qualsiasi precedente intesa con Gerusalemme. Ma uno dei più fidati amici e consiglieri di Hussein, l'ex ministro della Difesa Anuar Nusseibeh, ha confermato di aver recentemente incontrato Golda Meir, Dayan e il ministro di polizia Hillel. Per il governo israeliano il piano di Hussein non serve la causa della pace, tuttavia «Israele è pronto a negoziare col regno h .emita senza preclusioni». 11 discorso del re apre un capitolo nuovo nella tormentosa vicenda mediorientale. Le sue dichiarazioni hanno provocato un terremoto le j cui conseguenze si faranno sentire forse più presto di quanto non si pensi. Subito, gli altri Paesi arabi hanno reagito con sdegno e durezza. La radio e la stampa dell'Egitto, della Siria, della Libia e dell'Irak affermano che il piano del re è «solo il primo passo verso un accordo di pace separata fra la Giordania e Israele». Al Cairo l'ufficioso Al Ahram ha scritto che la decisione di Hussein «assesta un colpo mortale alla causa palestinese». Con la sua sortita il re ha «automaticamente annullato tutti gli accordi militari con gli altri Paesi arabi». La radio di Al Fatah, la principale organizzazione dei guerriglieri, ha detto che il progetto di Hussein «mira a uccidere la resistema e a liquidare per sempre la causa palestinese». I capi dei vari movimenti di guerriglia I hanno preannunciato la for- ; mazione di un governo palestinese in esilio per rappresaglia contro «l'ultimo tradìmento del piccolo re». In Israele tutti i partiti di opposizione, compreso quello comunista, hanno chiesto un | dibattito parlamentare urgente per accertare se il governo di Gerusalemme abbia I concluso un accordo con j Hussein sulla Cisgiordania. Il leader dell'opposizione di destra, Beigin, ha detto che I «Hussein vuole stabilire una federazione con un territorio che non è il suo, non lo è mai j stato e non lo sarà mai». A questo commento oltranzista j fa eco quello di un notabile della Cisgiordania, l'ex go- j vematore di Gerusalemme, Anuar El Khatib, secondo cui i «la proposta di Hussein è \ come un convegno di capi tribù indiani degli Stati Uniti per discutere chi di loro \ prenderà possesso di New | York». Stranamente la rea- j zione più fredda al «colpo di scena di Amman» si è avuta in Cisgiordania. «E' un sogno j cfeZ futuro», ha detto un notabile citato dalla radio israe- 1 liana; per il direttore del 1 quotidiano in lingua araba El Kuds che si stampa in Gerusalemme, il progetto di Hussein «oggi come oggi non ha alcun valore, e soltanto una premessa per il futuro». Una premessa importante, comunque sia, secondo il viceministro israeliano della Sa nità, Abdul Aziz Zuabi, uno dei due viceministri arabi palestinesi del governo di Golda Meir. «La proposta di Hussein — ha dichiarato Zuabi — dovrebbe incorag giare altri Paesi arabi a pensare a soluzioni politiche della crisi mediorientale». Igor Man L111 (ttspztcndktbsngistbtssLllesI

Persone citate: Abdul Aziz, Dayan, Fatah, Golda Meir, Nusseibeh