Ladri, killers, delitti misteriosi nel racket delle slave a Genova di Marco Benedetto

Ladri, killers, delitti misteriosi nel racket delle slave a Genova Indagini dei carabinieri ostacolate dall'omertà Ladri, killers, delitti misteriosi nel racket delle slave a Genova Due giovani arrestati per sequestro e sfruttamento, un altro per furto - Molte ragazze vengono in Italia per fare !e cameriere; senza soldi, finiscono in mano ai «protettori» iDal nostro corrispondente) I Genova, 15 marzo. Due giovani «duri» jugoslavi sono slati arrestati lì.-ii carabinieri che indagano sul ; «racket» della prostituzioni': \ sono Djordje Stefanovic, di 32 anni, e Dragali MladenoI vie, di 21. Il primo è accusato di sequestro di persona, 1 sfruttamento e tentativo di estorsione, l'altro di porto : abusivo d'arma, sequestro di I persona e violenza privata. Stefanovic avrebbe aiutato I Giuseppe Spinale, di 50 anni, i arrestato ieri per sfruttamento e sequestro di persona, a I tenere prigioniera una jugoJ slava minorenne, che non voi leva più «lavorare» per lui. costringendola a prostituirsi, ancora sotto il suo controllo. Mladenovic e accusato di un simile episodio di violenza con un'altra ragazza: i carabinieri cercano ora di stabilire se fra i due fatti ci sia qualche legame. «E' un giro molto grosso dicono gli investigatori - e le indagini sono difficili. La gente tiene la bocca chiusa perché il "racket" delle ragazze jugoslave rende parecchio e il rischio di una "punizione" per chi "canta" è fortissimo». 11111 -11111 k 1111111 r i 11 f 1111 i s 1111:111 ! 1111111 ;! 1111111111111 «E' il porto — spiegano 'gli I ainquirenti — che provoca questo tipo di prostituzione. Lo stesso accade in altri grossi scali, come Trieste e Marsiglia: spesso gli sfruttatori sono marittimi jugoslavi, fermatisi nel porto in attesa di un nuovo imbarco, che poi hanno trovato più redditizia questa nuova attività. I "clienti", in genere, sono pure slavi: scendono in franchigia, si sentono soli, si sbronzano e non esitano a pagare dieci o ventimila lire per un'ora con una ragazza che parli la loro lingua». Alle spalle delle prostitute prosperano anche i ladri: oggi i carabinieri hanno arresta- to, per furto, Minic Bozidal, na;o 23 anni fa a Serajevo. In tasca aveva il passaporto di un connazionale e un milione e 700 mila lire: «Li ho rubati» ha ammesso. In tutta la Liguria, ci sono più di duecento ragazze jugoslave, attratte in Italia con la promessa di un tptlevAuetImnaTucdafcsaztP« Posto e linite a 'are le prosii- o a tute nei bar frequentati da marinai. La maggior parte è a Genova: passano la nottata nei locali dell'angiporto, in attesa di «conquistare», tariffa diecimila lire, un marittimo ubriaco. Le sfrutta un gruppo di individui, italiani e jugoslavi.' che non esitano a servirsi dei sistemi più decisi per imporre la loro volontà. E' un mondo violento, dove prostituzione, furto e contrabbando sono cose di tutti i giorni: non è escluso che proprio in questo ambiente, prosperato negli ultimi anni nel dedalo di viuzze che circonda il porto di Genova si trovi la chiave di due misteriosi delitti seo-perti nello scorso autunno. L'uccisione di Dragutin Jurak. un falegname jugoslavo di 53 anni, il cui cadavere è stato ripescato nel mare di Cogoleto il 13 settembre e l'assassinio di un uomo, fino; ra senza nome, scoperto sulle alture di Genova poche settimane dopo. I carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria, da alcuni mesi ormai, cercano d: penetrare in quell'ambiente, prò! tetto non solo dall'omertà,1 i ma dalle chiusure provocale | dalla differenza linguistica. Uno dei personaggi centrali della vicenda appare Giuseppe Spinale, noto in via Gram: sci come «Don Pippo». Abita in un vicolo della città vec-1 :chia, in un appartamento poìPolato di cani e gatti perche, dice, si fida «più degli anima li che dei cristiani». I carabinieri hanno accertato che le ragazze jugoslave in cerca di «lavoro), avevano in lui un .punto di riferimento: le tene| va a tre per volta sotto la sua tutela, le ospitava, le accomI pagnava al lavoro, le aiutava I a inserirsi in cambio di una tangente piuttosto «salata», poi le sistemava in uno dei tanti locali notturni che con le loro insegne rischiarano i vicoli bui della zona portuale. A quanto pare, Stefanovic e un altro giovane jugoslavo erano i suoi fidati collaboratori. Molte ragazze, venendo in Italia, non sapevano però come sarebbero finite. Speravano di l'are le cameriere, in un albergo o in un ristorante. Tipica è la storia di Nada, una ragazza che ha appena compiuto diciott'anni. Quando è arrivata a Genova ne aveva appena diciassette: era fuggita con un'amica da un collegio di Stato, al suo paese. Dopo qualche settimana si accompagnava ai suoi connazionali che passavano la serata al «Sant'Antonio» di Sestri Ponente. Per lei il suo amico «fisso», Mustafa Kulenovic, ha accoltellato un altro uomo ed è finito in prigione. Nada, senza documenti, aveva bisogno di «protezione»: cosi è finita nella «scuderia» di un «boss». A volte le ragazze arrivano in gruppo: venti studentesse di Zagabria, interrotti gli studi, sono approdate a Genova alla fine di agosto. Alcuni connazionali avevano prospettato loro un buon posto: per alcune settimane hanno vissu1 to, in venti, nelle quattro i stanze di un modesto alloggio j di periferia; la sera gli «amiI ci» le accompagnavano in gi| ro nei «night club», poi sono cominciate le prime proposte, respinte dalle ragazze. Alla fine però si sono dovute piegare: ormai erano senza una lira. «Sulle prime — confessa una di loro — è stato ributtante. Poi. alla fine, ci si abitua, i soldi fanno comodo». ., — Marco Benedetto vziitlcridpnasd Genova. La giovane jugoslava Nada Beric (Tel. Nazzuro)

Persone citate: Giuseppe Spinale, Jurak, Minic Bozidal, Mladenovic, Mustafa Kulenovic, Stefanovic