Scandalo della lirica

Scandalo della lirica Assolti in appello Scandalo della lirica A- Roma - Due funzionari del ministero e l'impresario Paone furono condannati in tribunale (Nostro servizio particolare) Roma, 15 marzo. Tutti assolti i funzionari ilei Ministero dello Spettacolo: quello che fu definito lo scandalo per le sovvenzioni ad opere liriche inai rappresentate si è praticamente concluso nel nulla. E* stato assolto il direttore generale Franz De Biase, è stato assolto l'ex direttore generale Nicola De Pirro che ha dominato il mondo del teatro per oltre trent'anni. durante e dopo il fascismo, sino a quando non è andato in pensione per limiti d'età. Erano entrambi accusati di peculato ed interesse privato in atti di ufficio. La corte d'appello è giunta oggi a conclusioni diametralmente opposte a quelle per cui. nel marzo scorso, il tribunale aveva condannato Franz De Biase a 4 anni e 4 mesi e Nicola De Pirro a 4 | anni e 2 mesi di reclusione. E' stato anche assolto Remigio Paone (già condannato dal tribunale a 2 anni) che per quasi mezzo secolo ha realizzato 'le rappresentazioni teatrali di maggiore prestigio. Il tribunale, un anno fa, aveva condannato 19 imputati. Secondo la corte d'appello sono responsabili dello scandalo soltanto nove impresari e sono stati condannati a 1 anno di reclusione l"ex sovrintendente al Teatro dell'Opera di Roma, Mario Allegretti, Pietropaolo Ciampa, Benedetto Todini, Clara Pignatelli; a 1 anno e b' mesi Giorgio Lay ed Antonio Piccinelli; a 1 anno, 2 mesi e 15 giorni Arturo Barosi; a 1 anno e 1 mese Fausto De Tura e Cesare Mei. Tutti i condannati hanno beneficiato del condono per cui la vicenda può considerarsi conclusa senza ulteriori conseguenze penali. Lo scandalo scoppiò circa dieci anni fa quando l'attenzione della magistratura sul sistema con cui venivano concesse le sovvenzioni ministeriali alle imprese teatrali fu richiamata da un impresario piemontese, Pietro Castorino, che poi si tolse la vita. Pietro Castorino non riusciva ad avere sovvenzioni a differenza di numerosi suoi colleghi e protestò ma senza risultati positivi per cui si rivolse alla procura della Repubblica. L'indagine prese le mosse da ima legge, modificata poi nel 1964, che consentiva al ministero dello Spettacolo di concedere sovvenzioni ad impresari teatrali che avessero messo in scena opere di particolare valore artistico, opere inedite che presupponevano maggiori spese per le prove e per i costumi, per le opere rappresentate all'estero. Secondo le conclusioni dell'accusa, numerosi impresari hanno ottenuto sovvenzioni ' limitandosi ad esibire una documentazione falsa per cui venivano « fatte passare » per realizzate opere liriche in verità mai andate in scena. Con questo sistema lo Stato — secondo l'opinione del giudice istruttore che però la corte d'appello ora non ha condiviso — avrebbe subito un danno valutato intorno ai 700 milioni di lire. Poiché è stato accertato che nessuno dei funzionari ha approfittato della situazione perché furono lavoriti questi impresari piuttosfo che altri? 11 giudice istruttore a suo tempo nel disporre il rinvio a giudizio degli imputati tla maggior parte dei quali è stata poi assolta) ha detto che « il danaro pubblico fu essenzialmente sfruttato per scopi di clientelismo politico e fu distribuito con criteri di parzialità all'insegna dell'interesse di parte... Il ministero ha concesso sistematicamente sovvenzioni a nullatenenti, a dirigenti minori di partiti politici, a persone prive dì qualsiasi esperienza organiz'.ulìva e musicale le Quali assunsero per la prima volta la qualifica dì impresari teatrali». Nicola De Pirro c Franz De Biase, i due maggiori esponenti del ministeru dello Spettacolo, hanno sempre respinto ogni accusa sostenendo che non avevano nulla da rimproverarsi per aver firmalo pratiche preparate dagli uffici competenti. Il tribunale li ritenne inattendibili e li condannò; la corte d'appello, invece, li ha assolti. Il caso d; Remigio Paone è del tutto diverso. All'impresario l'accusa ha contestato di avere ottenuto una sovvenzione di sette milioni per uno spettacolo con Maria Callas a Parigi che non é andato mai in scena ed una di due milioni per uno spettacolo de! teatro di Pechino mai realizzato. Remigio Paone ha spiegato che le sovvenzioni gli venero concesse a titolo di rimborso spese e che gli spettacoli non andarono in porto per motivi di forza maggiore; 11 ministero dell'Interno non dette il visto ai componenti della troupe cinese; Maria Callas declino l'incarico all'ultimo momento g, g.

Luoghi citati: Parigi, Roma