Tasse: l'attesa del "condono" di Mario Salvatorelli

Tasse: l'attesa del "condono" I nostri soldi — Tasse: l'attesa del "condono" La riforma delle imposte indirette, quelle che forniscono allo Stalo il 70 per cento ilei le sue entrale, andrà in vigore, anziché il 1" luglio prossimo, il 1" gennaio 1975. insieme alla riforma delle imposte dirette, 11 governo ha accolto la proposta della Camera, giovedì scorso. Unica voce a levarsi nell'aula di Montecitorio conno il rinvio è stata quella dell'ex ministro delle Finanze Luigi Preti, padre della riforma e come tale impegnalo (ino all'ultimo a far muovere il più presto possibile i primi passi alla sua creatura. L'intervento contro un nuovo rinvio dell'Iva si comprende, così, c si giustifica; non altrettanto accettabile ci sembra la sua ostilità a un condono fiscale. Il « modulo » Vanoni Siamo alla vigilia della dichiarazione dei redditi, che da vent'anni si compie in Italia con il « modulo Vanoni ». lì' la penultima volta; l'ultima avverrà l'anno prossimo, quando dovremo dichiarare i redditi del 1172, soggetti ancora al vecchio regime tributario, L'anno scorso le denunce presentale furono 4 milioni 626 mila; per questo marzo si prevede che supereranno i cinque milioni. Una delle preoccupazioni di Preti era che un condono fiscale, anche solo una « promessa » (il governo ha accettato come « raccomandazione » la proposta della Camera), potrebbe frenare l'afflusso di « Vanoni ». funzionare come invito ai contribuenti a non compiere il proprio dovere. La preoccupazione di Preti non avrebbe ragion d'essere, se il governo nei prossimi giorni .•■i esprimesse chiaramente in proposito. L'ultimo «condono in materici tributaria delle sanzioni non aventi natura penale » fu concesso con la legge ilei 31 ottobre 1965 ed ebbe efficacia per « i jalti commessi lino a tulio Ì'S dicembre 1962 ». Un eventuale nuovo condono dovrebbe avere un limile temporale analogo. Potrebbero va- I Icrsi del beneficio le pratiche , pendenti e i fatti commessi entro il 31 dicembre 1971. Un disegno di legge per un condono fiscale era già sialo presentato l'anno scorso alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato. La proposta non andò avanli — ed t slato riconosciuto ila varie parli come « un prave errore » — perché si ri- nmapdpsecnmrrss11ldplenne opportuno prendere in 1 esame un provvedimento del genere solo al momento dell'entrata in vigore della riforma tributaria. Se tale orientamento è rimasto — ma ne dubitiamo -—- si persisterebbe nell'errore. Uno degli scopi del condono, infatti, è lineilo di liberare gli uffici finanziari dai ire milioni ili pratiche pendenti, cosi da metterli in condizione di prepararsi meglio al complesso passaggio dal vecchio al nuovo regime tributario. L'atto di clemenza del 1965 subordinava la « remissione delle pene » al pagamento cimo 120 giorni dei tributi dovuti, per le imposte indirette, o alla richiesta di definizione della pratica entro 120 giorni, per le imposte dirette. Cioè, quanto mesi, almeno, per smaltire il contenzioso, che allora non era così gravoso come lo è oggi. Per ottenere uno dei suoi scopi, quindi, il condono dovrebbe essere promulgato al più tardi entro agosto. Ma ce un altro obiettivo da raggiungere: far affluire nelle casse del fisco le centinaia di miliardi bloccati dai ricorsi. Si è detto che le richieste del lisco ammontano, soprattasse e pene comprese, a 4000 miliardi: si e calcolato che con il « provvedimento di clemenza » potrebbe raccoglierne rapidamente 70U. quanti nessun « decrelone » potrebbe mai ottenere. In un periodo di bassa congiuntura come ratinale, di entrate fiscali inferiori al previsto, in vista di un umilio « vuoto di cassa » derivante dal passaggio dal vecchio al nuovo regime tributario, la mobilitazione di questi miliardi giungerebbe quanto mai opportuna. Imposta di famiglia Questa volta il condono dovrebbe essere più ampio di quello del 1963. Tra la soluzione minima, abbuono delle soprattasse e pene pecuniarie, e la soluzione massima, accettazione delle denunce dei contribuenti. :i dovrebbe stabilire una lascia di redditi, entro la quale la dichiarazione del cittadino o delle società e l'accertamenti- del fisco potrebbero incontrarsi. Si e anche proposto clic il fisco non indaghi sul passato dei contribuenti che compileranno il « modulo Vanoni » per la prima volta quest'anno, per quanto riguar- ' i ! ] da la complementare, e che al- Ireltanta « discrezione » usino i Comuni per l'imposta di famiglia. Una precisazione l'ormale del governo in questo senso, nei prossimi giorni, spazzerebbe tutti i dubbi in proposito, eviterebbe le tentazioni di « evadere ». suonerebbe, invece, come invito, per ehi non l'ha mai fatto, a compiere il proprio dovere. \ * * « Sono dipendente d'una industria privata — mi scrive un lettore — e non Ito mai presentalo la denuncia Vanoni. parile il mio reddito non superala il minimo, se non lino a podi: anni fa. Mio figlio continuava a studiare, le spese di studio assorbivano una buona fetta del mio già inagro stipendio, cos'i ho continualo a non presentare la denuncia. Ora mio figlio da due anni lavora e guadagna e ho degli scrupoli: se presentiamo la denuncia, mio figlio ed io, rischiamo di vederci convocare ed applicare, oltre all'imposta sul reddito denuncialo, anche quella sugli anni precedenti, in cui bene o male il reddito era superiore al minimo, in più multe e soprattasse'.' Oppure staranno alla denuncia, senza indagare sul passalo? ». Il nostro consiglio e di presentare la denuncia, sia perche e bene essere in regola, sia perche il caso degli « evasori minimi » dovrebbe essere il primo a venire preso in considerazione, se si vuole raggiungere quel clima di fiducia tra fisco e contribuenti, uno degli scopi della riforma tributaria. Mario Salvatorelli csgBddaopa«gidvcllsrhhcpetzgdumdlpsmmpu11 [ 111 -1 r i. 1111111111111:11 ; t ! ; 11 r 1111 ; 111 r 1111111 f 11 m i 1

Persone citate: Luigi Preti, Preti, Vanoni

Luoghi citati: Italia