Gli italiani in Nigeria

Gli italiani in Nigeria Un « boom » in Africa Gli italiani in Nigeria Le posizioni raggiunte con il lavoro rischiano d'essere compromesse senza un'adeguata assistenza tecnica e finanziaria del nostro Paese Il piano decennale di sviluppo delle Nazioni Unite fissa nel 6 per cento il tasso medio d'incremento del prodotto nazionale lordo neces- sano ai paesi in via di svilup-1 po per avviare il «decollo» | economico, o per mantenerlo laddove esso e già avvenuto.1 Il tasso medio risulta da un 8 per cento assegnato all'indù-1 stria e da un 4 per cento all'agricoltura. Tra i Paesi del Terzo Mondo, la Nigeria è forse l'unico ad avere già superato di gran lunga l'incremento medio dell'8 per cento annuo nel settore secondario, mentre per l'agricoltura il tasso è del 2 per cento. L'obiettivo del «piano» nazionale nigeriano è d'un incremento del prodotto lordo, in termini reali, del 7 per cento (mentre negli ultimi anni s'è già avuto prima un 13 e poi un 10 per cento). Tenendo conto degli aumenti del settore primario, di quello secondario e del «boom» petrolifero in atto — la Nigeria ha i giacimenti di petrolio più consistenti dell'Africa dopo la Libia — si può concludere che l'obiettivo dei nigeriani è assicurato. Per la Nigeria, d'altronde, si deve parlare di «boom» anche indipendentemente dal petrolio. Il prodotto nazionale lordo del '70-'71 (1" aprile31 marzo) è stato di circa 2,5 miliardi di sterline nigeriane, con un aumento del 10,3 per cento in termini reali nei confronti del '69-'70. Tali risultati hanno portato il reddito pro-capite (che era nel '69 di soli 71 dollari) a 110 dollari, contro una media africana di 100. Quali sono i rapporti con l'Europa e l'Italia? Con l'in gresso nel Mercato Comune della Gran Bretagna (di cui la Nigeria era colonia prima dell'indipendenza), la Cee diven-1 ta il principale partner conimerciale di Lagos, assorbendo il 60 per cento delle esportazioni, mentre le importazioni dall'area comunitaria raggiungeranno, secondo le sti-1 me più recenti, il 55 per cento ì del totale. I rapporti con l'Italia sono d'antica data. Nel 1859 il governo sardo apri il primo consolato a Lagos. Dopo le parentesi delle guerre colo- niali e dell'ultimo conflitto |mondiale, l'afflusso di italiani in Nigeria è aumentato fino a raggiungere i 3500 connazionali di oggi, dediti ad attività essenziali per lo sviluppo economico del paese. Per importanza numerica, gli italiani in Nigeria sono oggi al terzo posto, dopo inglesi e libanesi. Tale presenza italiana è dovuta esclusivamente all'iniziativa dei nostri operatori, noti in tutto il paese soprattutto nel campo dei lavori pubblici (ponti, strade, dighe, «buil- dings», porti). Nel nord del- la Nigeria è italiano il coni-plesso idroelettrico di Kainji, costruito dall'Impregilo, uno dei più avanzati dell'Africa, L'elenco delle imprese e delle ditte italiane, molte del-le quali piemontesi, che han- no cantieri e uffici in Nigeria, è notevole. Tra queste, Agip, Beccarelli, Borini Prono. Cappa D'Alberto. Dolcino. Trocca Valsesia, Edilit, Guffanti. Italo Builders, Palma, Pedrocchi, Poletti, Sterling Astaldi, Gerini, che hanno con altre, piccole o grandi, decisamente contribuito a realizzare il « boom ». Ai nostri operatori manca però un sostegno adeguato delle autorità in patria. La concorrenza straniera, che ha punti d'appoggio su aiuti te¬cnici e finanziari, potrebbeben presto — attirata dallo sviluppo massiccio della Nigeria nei prossimi anni — metterci al margine d'un mercato reso promettente dal la voro dei nostri connazionali.C'è da sperare che la nuovalegge approvata dal Parlamento sull'assistenza tecnicaai paesi in via di sviluppocon la quale sono stanziati 55miliardi in otto anni, sia unbuon punto di partenza peroffrire anche ai nostri opera-tori in Nigeria, l'indispensa-bile appoggio per consolidarele posizioni conquistate su unmercato aperto ad ampie pròspettive. I prossimi festeggiamenti aLagos per il ventennale d'attivita d'una impresa torinese inNigeria, la Borini Prono e Cpossono costituire un'altrabuona occasione per ridarefiducia e slancio alla settantina di ditte e uffici commerciali italiani che lavorano nella Repubblica federale nige riana. g. r. f

Persone citate: Beccarelli, Borini Prono, Cappa D'alberto, Gerini, Guffanti, Pedrocchi, Poletti, Sterling Astaldi, Trocca