"Ho visto la massa di neve muoversi un attimo dopo la casa non c'era più,, di Francesco Fornari

"Ho visto la massa di neve muoversi un attimo dopo la casa non c'era più,, Un testimone della tragedia di Fobello in Valsesia "Ho visto la massa di neve muoversi un attimo dopo la casa non c'era più,, La valanga ha sbriciolato il casolare nel quale si trovavano le tre vittime e a l i , . e e e e e : e a e e eo a in ea i-1 4 (Dal nostro inviato speciale) Varallo, 11 marzo. Altre valanghe sono cadute Inella notte sull'Alpe Giavina, idove ieri tre persone sono morte nel crollo di una casa travolta da una slavina. La situazione nei comuni dell'alta Val Sesia, alcuni dei quali sono isolati da quasi un mese, peggiora col passare dei giorni. Continua a piovere senza interruzione da una settimana: i fianchi della montagna sono percorsi da decine di ruscelli, t torrenti, gonfi d'acqua, irrompono minacciosi verso il fondo valle. Stamane siamo saliti con le squadre di soccorso dei carabinieri e dei volontari del Cai a S. Maria di Fobello, dove abitavano le tre vittime della valanga. Quasi due ore di marcia faticosa sulla neve: la strada è interrotta da quattro enormi slavine. Altre sono cadute mentre avanzavamo lungo la pista aperta ieri dai primi soccorritori. Una è precipitata ad un centinaio di metri dal nostro gruppo: un sordo boato, una folata di vento, poi lenorme massa nevosa frammista a pietre e terriccio si è abbattuta davan ti a noi. Nei pressi della frazione Voj, per attraversare il torrente Mastellone in piena bisogna servirsi di una rudimentale passerella in legno tesa a filo dell'acqua ed ancorata a dei cavi d'acciaio. Poco più avanti si passa attraverso uno stretto sentiero scavato fra pareti nevose alte oltre dieci metri. Di tanto in tanto si sente in lontananza il caratteristico boato che accompagna le slavine. Le 13 famiglie che formano la popolazione di S. Maria, 30 abitanti, da oltre un mese sono isolate. Le ultime case del paese sono sepolte sotto una spessa coltre di neve. Altre, situate in posizioni pericolose, sono state abbandonate. Il fianco della montagna è striato dalle valanghe cadute nei giorni scorsi. L'ultima è precipitata questa notte e si è fermata alle spalle della scuola elementare. Quintina Falcione e il figlio Pier Giuseppe abitavano in un casolare posto sulle pendi- ci del monte della Crota. Dalia cima di questa monta- gna, ieri a mezzogiorno si e staccata la valanga che ha distrutto la casa uccidendo madre e figlio ed il pastore Cai.allo Gallizia. La tragedia ha avuto un testimone oculare: Delio Marchisotti, 56 anni, che si trovava sulla riva opposta del torrente Mastellone. « Ho sentito uno scricchiolio — racconta —. -Dalla cima della montagna ho visto alzarsi un leggero spolverio. Ho pensato: "Ecco, parte un'altra slavina". Ho visto la lieve muoversi sempre più velocemente lungo un canalone. L'i sotto c'era la casa della Falcione. Non ho neppure avuto il tempo di pensarci: il casolare è stato succhiato dalla valanga. In un attimo e sparito». Pier Giuseppe e la madre non hanno avuto scampo. Il vecchio casolare, sembra che fosse stato costruito 150 anni fa, si è sbriciolato. Già quindici giorni fa era stato inve- stito da una slavina. Allora i Id muri avevano resistito, i due ! g erano stati liberati dai soc-1 g corritori dopo lunghe ore di i naffannoso lavoro. Non aveva no voluto abbandonare la casa, perché nella stalla c'era una mucca gravida che non poteva affrontare i rischi della discesa lungo il ripido sentiero che porta al paese. Proprio per aiutare la Falcione, in previsione del parto, ieri mattina il pastore Camillo Gallizia era salito al casolare. Era arrivate da meno di un'ora, con la gerla carica di foraggio, quando la morte bianca lo ha ghermito con la donna e il suo figliolo. Alle prime luci dell'alba le salme sono state portate nella piccola cappella di S. Maria. Pietro Falcione, 81 anni, padre della donna, ha aiutato i soccorritori in questa pietosa nnlaslcrlnmptnndrmctdd altri tempi, con barba e | nsiaccorrere sull'Alpe Giovina I Psubito dopo la valanga. Ha»malato la neve, ha scavato '-,con le mani fino a farle ; 9msbaffi bianchi, due occhi splendenti in un viso segnato di | rughe, è stato fra i primi ad sanguinare, nel disperato tentativo di soccorrere i suoi familiari. «Perché non sono morto io, che sono vecchio — dice —. Mio nipote aveva solo 14 anni, era all'alba della vita». Non piange, non si dispera. Maledice il fato, che | ha voluto privare della vita ] «un ragazzo che non aveva ancora visto nulla». A fatica stamane è stato I trattenuto dagli abitanti. , Mentre ancora altre slavine ; precipitavano intorno, voleva : salire al casolare della figlia ; per recuperare qualcosa. ! «Sotto la neve ce ancora la \mucca, bisogna trovarla. Poi, ci sono i vestiti, la biancheria. - Tutta roba che si rovina, che i rischia di marcire». Accanto a lui uno dei figli, Primo. 50 , anni, si affannava per calmar- ; lo. «Papa, e pericoloso, biso- gna aspettare il bel tempo», Ma il vecchio non voleva sentire ragione: questa notte sarebbe voluto andare a dor- mire nella sua vecchia casa, alla base di un canalone su cui torreggia paurosa un'e- ' norme massa di neve che, prima o poi, franerà in basso. Soltanto l'intervento dei cara- binieri lo ha convinto a rinun- ciare ma, ha detto, «domani tomo a casa mia». Verso sera, le condizioni del tempo SU tutta l'alta Val Sesia sono peggiorate. Piove a dirotto e soffia un forte vento. Gruppi di volontari I vigilano nei punti più perico-, | losi. scrutano la montagna,; \ pronti a dare l'allarme al | ì primo cenno di valanga. Nes- ' I suno si avventura da solo j lungo i sentieri e le piste. I Francesco Fornari 1 a e i : a i i l |] I Varallo. Il dolore dei superstiti della slavina caduta dal Monte Crota

Luoghi citati: Fobello, Varallo