II dramma del giovane che ha tentato d'uccidere la primogenita mongoloide

II dramma del giovane che ha tentato d'uccidere la primogenita mongoloide Sconvolto, sotto choc si è presentato ai carabinieri a Roma II dramma del giovane che ha tentato d'uccidere la primogenita mongoloide Gli sposi (lui 20, lei 17 anni) avevano atteso con trepidazione la bambina - Quando si sono accorti che era subnormale, il padre l'ha abbandonata in un prato, poi si è costituito: «Ho ucciso mia figlia perché non fosse un'infelice» - Quando hanno trovato la piccina ancora in vita, è stato però il primo a piangere commosso (Nostro servizio particolare) Roma, 10 marzo. La bambina era avvolta in un giornale. Spuntavano solo i piedini. Quando il tenente dei carabinieri scorse quel jagottino posato sull'erba, rimase per un attimo con il cuore in gola. Guardò. Eran più di due ore che. sulla «gazzella» dell'Arma, stava correndo affannosamente per Roma alla ricerca di quei corpicino. Gli s'era presentato, ieri nel pomeriggio, un giovane: Fernando Tozza, ventanni. Nelle mani, stringeva un corredino da neonato. «Ho ucciso mia figlia appena nata», aveva detto al piantone. L'aveva ripetuto,al maresciallo, poi al tenente. Lo sguardo era disperato, le mani tormentavano quel corredino fino a distruggerlo in piccoli pezzetti. Il tenente Barbato, a dirla in tutta franchezza, non era rimasto del tutto convinto di quellla confessione. «L'hai uccisa, ma perché?». «Era nata mongoloide: che può fare una bambina mongoloide? Può godersi la vita? Può capire, parlare, fare quello che fanno le altre? No, non lo può». «E allora?». «Allora è meglio che non stia qui a soffrire, non le pare?». «E l'hai uccisa?», domandava, incredulo, il tenente. « Si: a mia moglie ho detto che la bambina non sarebbe sopravvissuta. Me la sono fatta consegnare dal reparto maternità del San Giovanni ». Il tenente continua ad ascollare incredulo. «E poi?». «E poi con la mia automobile sono andato ad ucciderla». Fernando Tozza fa il pasticciere: ha una bella «Mini-Morris» con cui in questi mesi ha molto scarrozzato la sua sposina. Giuliana Servadei. diciassettenne. Ma il tenente vuol sapere dove questo sciagurato padre abbia compiuto il misfatto, se pure l'ha com- : piuto. E Fernando Tozza si smarrisce, non ricorda più niente. «La bambina, dice, l'Ho portata su un prato e l'ho lasciata lì». E questo prato? Questo prato nella mente del giovane svaniva in un delirio di "punti geografici distanti e contrastanti. Lo fan salire sulla «gazzella». «Andiamo un po' a vedere questa bambina dove l'hai buttata», dice. E Tozza, senza protestare, monta accanto al guidatore. Ora lo indirizza verso il Gianicolo. ora su Castel Sant'Angelo, ora sul Colle Oppio. Finalmente, eccoli qui: il padre, che si crede omicida, il tenente che lo crede soltanto in delirio, arrivano al teatro delle Terme di Caracolla, sul prato, proprio davanti all'ingresso, c'e questo fagottino, con i piedi che spuntano. «Si muovono. Non vedi che si muovono?». Fernando Tozza guardava, anche lui trasognato, con il cuore in gola. Si avvicinano, svolgono il giornale: la bambina indossa un completino di lana grigiochiara. Il tenente le tasta il corpicino: e livida, indurita dal freddo. Non morta. Il tenente guarda il padre della pìccola. In cuor suo pensa che stavolta gli e andata proprio bene: quel giovanotto, che si diceva omicida, fui fatto una grossa sciocchezza, ma non e arrivato all'omicidio. E anche il giovanotto, ora che rivede quel corpicino. sembra sollevalo, liberato d'un incubo. «Andiamo, andiamo, portiamola all'ospedale! »,, mormora. La «gazzella» a sirena urlante riporta la piccola mongoloide al reparlo del San Giovanni, che poche ore prima l'aveva consegnata al padre. Fernando Tozza, adesso, e in pena: soffre, accanto ai carabinieri, quando la bambina (che ha quattro giorni di vital sotto i vigorosi massaggi dell'infermiera non acccn- na a rinvenire. Finalmente, il groppo in gola si scioglie: la bambina emette uno strillo. E' viva. E' il momento dei lucciconi, e Fernando Tozza non riesce a trattenerli. «Avevo pensato di sbarazzarmi di questa bambina e poi d'uccidermi». Il coraggio l'ha assistito soltanto nella prima fase dell'operazione: il clima, ieri eccezionalmente caldo, ha contribuito a mandare all'a¬ ria anche il primo punto del progetto; ma, tutto sommato, non c'erano poi nemmeno i requisiti della macchinazione omicida, nella vicenda. Tante vero che il primo a rallegrar¬ si per il ritrovamento della bambina è stato lui; è risultato che la folle corsa di Fernando Tozza è avvenuta come in stato di «trance». Quella creatura, i due sposini l'avevano attesa con tanto amore. Fernando e sua moglie. Giuliana Servadei. s'erano sposati nel maggio scorso; s'erano accasati, per non perdere tempo e perché molto legati agli affetti familiari, nella casa dei genitori di lui. in via Marco Fulvio Nobiliore, al Tuscolano. Vìa via che l'evento si avvicinava, il vicinato rinnovava gli auguri alla sposina. Nei giorni scorsi, s'era fatta ricoverare alla «maternità» del San Giovanni: domenica mattina, un fiocco rosa era apparso sul portone dello stabile. Poi le notizie erano filtrate sempre più rade: la mamma stava bene, della bambina non si diceva nulla. La conclusione è quella che abbiamo descritto. Il Tozza, nel confessare la sua demente corsa per Roma con la bambina avvolta in un giornale, ha fatto il nome di L'uno Davani, il giovane fotoinc.isore che due anni fa lanciò nel Tevere il figlioletto che gli era nato senza le gambe e con le braccia mutilate (venne scarcerato un anno più lardi perché riconosciuto totalmente incapace d'intendere e di volere al momento del fatto). E' questo il precedente che ha influenzalo la condotta del Tozza. E' stato arrestato, trasferito a Regina Coeli: l'imputazione è la meno grave tra quelle che ha arrischiato, abbandono di minore (o d'incapace), g. gh. Roma. Fernando Tozza esce ammanettato dalla caserma dei carabinieri. E' ancora sotto « choc » e convinto d'aver ucciso la figlia mongoloide (Telefoto Ap)

Persone citate: Barbato, Fernando Tozza, Giuliana Servadei

Luoghi citati: Castel Sant'angelo, Roma