I "rosminiani"

I "rosminiani" I "rosminiani" Cattolici conciliatori tra il 1825 e il 1870 d ffi iti Francesco Traniello: « Cattolicesimo conciliatorista Religione e cultura nella tradizione lombardo-piemontese (1825-1870)», Ed. Marzorati, pag. 340, lire 4000. dippltfiaei mCon il rinnovarsi de^te- rSenS.oJ?er « stf0"aie,lg 10sa ! edell'800 sollecitato dalla cri- , si e dalle trasformazioni in patto nel cattolicesimo con-1 temporaneo, si e assistito di , recente a una fioritura di | ssi sul Rosmini «religio-so», cui ha contribuito an-1 che la riedizione della sua ; opera più significativa « Le cinque piaghe della S. Chiesa» (Morcelliana, 1966). Francesco Traniello, che già aveva contribuito a spostare l'attenzione dal più tradizionale Rosmini « filosofo » al Rosmini impegnato in prima linea in un'opera di trasformazione e di riforma ecclesiastica (« Società religiosa e società civile in Rosmini», Il Mulino, 1966), presenta ora, facendo propria la definizione di F. De Sanctis relativa a una « scuola lombardo-piemontese » di sentimenti cattolico-liberali, una vasta ricerca sulla tradizione rosminiana, tra il 1825 e il 1870, sotto il titolo di « Cattolicesimo conciliatorista ». Ma che senso ha parlare di « cattolicesimo conciliatorista » prima del sorgere del- la questione romana o ad-dirittura in periodo pre-unitario, quando mancavano i termini, i motivi stessi di una conciliazione? L'autore si propone di mostrare come al « conciliatorismo » tardo-ottocentesco, che si configurò in termini istituzionali, di rapporti tra Stato e Chiesa, preesistesse, in determinati strati dell'opinione cattolica e anche ecclesiastica, l'aspirazione a veder conciliati ragione e fede, scienza è rivelazione, civiltà moderna e cristianesimo. Il libro del Traniello inten¬ de offrire una ricostruzione, il più possibile precisa e completa, di quella lunga e complessa vicenda culturale, religiosa e politica, dal tentativo di ricostruire una filosofia cristiana che restituisse alla Chiesa una capacità di efficace azione sulla società moderna, alle aspirazioni di rinnovamento delle strutture ecclesiastiche secondo un modello «costituzionale» e al progresslvo identificarsi di egse con le ^^3^^ nazio. nali e liberali della borghe. sia ltallana.; dalla partecipazione agll entusiasmi del'48, all.opera di mediazione tra Governo e s, Sede nel '60 '61, fino agli estremi tentativi di appoggiarsi alla classe politica liberale per far trionfare le esigenze riformatrici in seno alla Chiesa attraverso le istituzioni politiche e le leggi civili. Dall'analisi emerge la grande tensione innovativa che animava quegli uomini, il loro impegno ai fini dell'affermazione parallela delle istanze di riforma ecclesiastica e delle istituzioni liberali. L'autore ha saputo riconoscere, al contempo, la debolezza di una posizione politica, di un « confessionalismo » cattolicoliberale, che « trascurava o sottovalutava le matrici laiche e genuinamente separatistiche dello Stato liberale, per servirsi di questo onde combattere una battaglia tipicamente endo - ecclesiasti- ca »; i limiti di una concezio ne che « finiva per caricare l'unità nazionale di una valenza propriamente spirituale e religiosa ». Nella progressiva mitizzazione dello Stato liberal-na| zionale, « in quel guardare agli ordinamenti usciti dal Risorgimento, in una prospettiva tipicamente ecclesiastica, come a un prodotto della Provvidenza piuttosto che della storia, stavano già "in nuce" tutti i rischi di una difesa conservatrice dello "status quo" politico-istituzionale ». p. b.

Persone citate: F. De Sanctis, Francesco Traniello, Marzorati, Rosmini, Traniello