Al night con il tritolo di Luciano Curino

Al night con il tritolo La lunga guerra a Genova per il racket dei locali notturni Al night con il tritolo Incendi dolosi, risse, sparatorie, omicidi denunciano la sotterranea lotta di bande rivali per conquistare il controllo della malavita - Se il gestore di un locale non accetta certe condizioni, riceve una lezione - Un magistrato dice: « E' assai grave il fatto che molti episodi di sopraffazione non vengono conosciuti perché la preoccupazione di subire rappresaglie induce le vittime all'accettazione passiva della violenza» - I nights sono incendiati, poi riaprono: e la storia ricomincia (Dal nostro inviato speciale) Genova, 8 marzo. «Astoria», «Las Vegas», «Carrousel», «Scandinavia», «Caprice», «Sayonara»»: nomi di «night clubs» accesi nelle insegne al neon. Si pensa ad orchestrine e a luci abbassate; all'allegria un po' sfatta e anche alla noia; ai giri di whisky e allo champagne con prezzo folle; all'entraineuse che «va a tappi)) — come diceva Sordi — pagata in base a quanto riesce a far bere al cliente. La cronaca ricorda invece questi nomi per incendi dolosi, per risse e sparatorie avvenute nel locale o fuori sul marciapiede, per morti e feriti. Episodi che fanno sospettare che esista un «racket dei nights». In questura e al Palazzo di giustizia le opinioni sono diverse. Alcuni negano che vi sia un'organizzazione che taglieggia i locali notturni, altri affermano il contrario. E' più probabile che abbiano ragione questi: esiste un'organizzazione che, se proprio non taglieggia, controlla o tenta di controllare i locali. Mi dice un ufficiale dei carabinieri: «Uno che si mette in quest'ambiente, deve stare a certe regole». E un magistrato: « Prendiamo le entraineuses. Queste ragazze vengono smistate nei nights attraverso un'organizzazione. Se il gestore di un locale non accetta le entraineuses ~~ o le ballerine che gli vogliono piazzare, allora riceve una lezione». Se c'è il «racket dei nights» non è un fenomeno genovese. A Milano ha lasciato più morti nelle strade, che non in questa città. La settimana scorsa due locali notturni in Brianza sono stati devastati misteriosamente. Lo scorso novembre a Torino fu distrutto il «Crazy Club» e all'alba di stamane un attentato incendiario è stato compiuto contro l'«Estoril». Ciò avviene un po' ovunque. A Genova il fenomeno è più vistoso che altrove, perché assai più numerosi sono i locali. Negli otto, dieci chilometri da Caricamento a Sestri, nell'angiporto è un susseguirsi di «night clubs» e di baretti notturni, dove frequenti sono le risse, che sono più storie di ubriachi che di «racketeers». Locali aperti quasi tutti nei primi anni del dopoguerra e in concorrenza tra di loro, e c'era quel «Singapore » ritrovo di contrabbandieri che vi andavano con saccocciate di soldi e con le braccia a pezzi per l'affrettato trasferimento delle casse di sigarette dalla barca al camion. Già allora vi era un certo «controllo» sui locali, ma sul piano artigianale. Cera un «boss» non prepotente e nemmeno troppo avido, persuasivo più che minaccioso, che ogni notte, in taxi, faceva il giro dei locali e ritirava la sua «tangente». Lo ricordano: «Viveva e lasciava vivere». Poi il gioco si è fatto pesante. Due bande hanno rivaleggiato per l'egemonia della zona di via Gramsci e ogni notte esplodeva la violenza. Nel 1960 al bar «Angelo» di via Buozzi le due bande si sono incontrate per una «seduta di pace». Non c'è stata pace. E' finita a rivoltellate e Francesco Fucci detto «Mano 'e pece» ha ucciso Settimio Mamome e ferito suo figlio Giovanni. Eliminate queste bande, subito altre sono venute a pascolare, e nel 1961 il gestore del «Silver Dollar», Umberto Della Gaggia detto 'O tubetiello», è stato colpito con spranghe di ferro perché non accettava determinate condizioni. L'aggressore, Antonio Rampino, e tutta la sua banda (venticinque persone, era la famigerata «banda dell'angiporto») sono finiti in assise, il Rampino è stato condannato a 30 anni. E' seguito un vuoto di potere fino al 1969, quando sono arrivati i «tunisini». Francois e Alfredo Basile, con altri tre che erano venuti via dalla Tunisia, avevano invano cercato spazio tra la malavita marsigliese, erano immigrati a Genova. Andavano nei «nights», bevevano e non pagavano, ogni pretesto era buono per fare lite. Ceffoni alle ragazze e ai clienti. Minacciavano i proprietari di «tarli camm:-ire con le stampelle» Per vi ve. e in pace, bisognava pagarli. Non si sa quanti gestori di locali notturni si sono piegati ai tunisini. Non ha accettato Luigi Anastasi del «Moulin Rouge», che è andato a raccontare ogni cosa alla polizia Mentre la Mobile iniziava le indagini, i tunisini hanno provocato incidenti al «Las Vegas» per poi avviare trattative con il proprietario, ma hanno trovato sulla loro strada Giuseppe Giamporcaro, un «duro» assoldato dal «night» come buttafuori o gorilla. E Giamporcaro è stato ucciso a rivoltellate. Il dicembre scorso Francois Basile è condannato a 26 anni, gli altri quattro hanno pene minori per associazione per delinquere ed estorsione: cioè per «racket». E' stato per queste imprese che l'anno scorso il procuratore Spagnuolo ha dichiarato: «...stanno prendendo piede vere e proprie consorterie di malfattori che mirano a stabi lire il predominio nella gestione di determinate losche imprese. Ed è molto più grave il fatto che molti episodi di sopraffazione non giungono neppure a nostra conoscenza, perché la preoccupa zione di subire rappresaglie, o altri danni, induce le vitti me all'accettazione ; issiva della violenza». Dopo i tunisini ci sono strte bande di giovinastri che hanno tentato di inserirsi nel gioco, ma la polizia le ha presto neutralizzate. La ban da dei giovani esaltati che tenevano sempre appiccicata al palato una lametta da bar ba e chs, nell'ufficio del capo della squadra mobile dott. Costa, la mostravano sulla punta della lingua e minacciavano di ingoiarla. O quell'altro gruppo di calabresi che andavano :i «nights» con il tritolo e la miccia innestata, dicendo che volevano questo e quello altrimenti sarebbero saltati tutti in aria. Eliminati questi, altri ne restano. Brucia il «Caprice» di corso Italia, vi sono altri tentativi di incendio. L'idea degli attentatori è che se il locale va a fuoco, bene, se le fiamme sono presto domate, bene lo stesso: è servito da lezione, il proprietario sarà più ragionevole. «Ci sono leve nuove — dice Costa —, un gruppo è già individuato e presto avremo elementi sufficienti per poterlo colpire ». Ma gli episodi di violenza si susseguono ed è lungo fare l'elenco. Risse, accoltellamenti, sparatorie. Lo scorso ottobre, ancora un omicidio: un giovane, Giuseppe Carnicci, muore in una sparatoria davanti al «Carrousel», un altro gi./ane ferito viene trascinato via dai compagni; si tratta di un regolamento di conti tra bande rivali. Sabato notte sconosciuti hanno bruciato con la benzina l'ttAstoria» nella zona di Albaro, gestito da Umberto Della Gaggia. E' lo stesso «'O tubetiello» che dieci anni fa fu colpito con una spranga di ferro perché non accettava «protezione», ed anch'egli aveva avuto che fare nella sparatoria avvenuta al bar «Angelo», quando fu ucciso Settimio Mamone e suo figlio Giovanni fu ferito. E questo Giovanni Mamone, ora gestore dello «Scandinavia», è sta-1 to arrestato ieri per avere ; sequestrato due clienti nel ; suo locale, e poco dopo i due ; erano stati aggrediti in stra- da, feriti a rivoltellate (uno è ancora gravissimo con il capo trapassato dal proiettile). Entrambi hanno affermato di non conoscere lo sparatore e hanno detto di non sapere perché erano stati presi di mira. i Mamone, « 'O tubetiello » e jaltri: nomi che ricorrono j spesso nella storia turbolenta j caro fu inchiodato al muro Idella soglia con una scarica \di proiettili alla schiena, si\Zt . ni ™-u-« m«™»v,o chiama «Columbia». Nemme-1dei «nights». Cambiano, invece, i nomi dei locali. Dopo una «brutta faccenda», il loca-1 le resta per un po' di tempo chiuso, riapre con un'altra insegna al neon. Adesso il «Las Vegas», dove Giampor- entrato a fare da paciere in una lite, è stato ferito gravemente a rivoltellate. Luciano Curino -t- Genova. Il « Carrousel », uno degli innumerevoli « nights » sparsi tra Caricamento e Sestri (Foto Nazzaro)