Il rinvio dell'Iva e i commercianti di Mario Salvatorelli

Il rinvio dell'Iva e i commercianti I principali motivi delle richieste Il rinvio dell'Iva e i commercianti Esposte all'ori. Andreotti, dal presidente della Confcommercio Orlando, le necessità della categoria - L'opportunità di far coincidere le riforme delle imposte indirette con quelle dirette - Anche Pieraccini favorevole a rimandare l'applicazione dell'Iva (Nostro servizio particolare) Roma, 6 marzo. Il Presidente del Consiglio, on. Andreotti, ha ricevuto oggi il presidente della Confederazione italiana del commercio e del turismo, cavaliere del lavoro Giuseppe Orlando, accompagnato dal segretario generale, Porena, « per l'esame — dice un comunicato di Palazzo Chigi — di urgenti e importanti problemi del settore ». Dalla Presidenza del Consiglio è stato precisato che Orlando ha esposto e commentato a voce all'on. Andreotti il telegramma inviatogli il 3 marzo, in cui i commercianti chiedevano, in sostanza, un condono lìscale che possa portare alla definizione delle pendenze | liscali relative alle imposti dirette e un rinvio di sei mesi della riforma delle imposte indirette, cioè dell'Iva. Il Presidente del Consiglio ha affermato che il governo segue con attenzione i problemi della categoria ed ha ricordalo che egli conosco in particolare le situazioni anche dal punto di vista strutturale, come ebbe modo di approfondire quand'era ministro dell'Industria e del Commercio. Da parte della Confcommercio ci è stato precisato che, oltre al rinvio dell'Iva e al condono fiscale, Orlando ha esposto al Presidente del Consiglio anche la necessità d'un risanamento finanziario delle casse mutue commercianti, compromesse dall'enorme aggravio dei costi per l'assistenza ospedaliera e l'equiparazione dei minimi di pensione dei lavoratori autonomi a quelli delle pensioni dei lavoratori dipendenti. L'opportunità di far coincidere la riforma delle imposte indirette con quella delle imposte dirette è sempre stata sostenuta dagli stessi funzionari ed esperti del ministero delle Finanze. Solo gl'impegni dell'Italia nella C'« munita europea obbligarono nell'autunno scorso il governo a decidere per l'attuazione in due tempi, dal 1" luglio la riforma dell'imposizione indiretta (Iva), dal 1" gennaio 1973 quella dell'imposizione diretta (sui redditi, le successioni ecc.). Per un rinvio dell'Iva si battono soprattutto i commercianti, sia perché sono la più numerosa categoria interessata, sia perchii temono più degli altri le conseguenze dello sfasamento di sei mesi tra le due riforme. Infatti, prima dell'applicazione del nuovo sistema delle imposte dirette, vi saranno due dichiarazioni dell'Iva, relative al 1971 e al 1972. I commercianti e le aziende in genere dovranno com-piiare dichiarazioni dell'Iva ohe non dovranno contrastare con quanto gli operatori dichiareranno con i redditid'impresa denunciati nelle due prossime e ultime « Vanoni », quella relativa al 1971 e quella relativa al 1972. Il centro nazionale dell'anagrafe tributaria, di cui oggi si annuncia il collegamento entro la fine di questo mese con i terminali degli uffici fiscali di Roma e nel corso dell'anno con buona parte delle grandi città, è pronto a controllare che le denunce « indirette » coincidano con quelle dirette. I commercianti hanno più volte fatto presente sia i pericoli, sia la confusione insiti nell'incrociarsi di un sistema vecchio (con aliquote insopportabilmente pesanti, come è stato riconosciuto in passato dallo stesso ministro delle Finanze) con uno nuovo, basato su sistemi diversi. Inoltre, v'è il problema del « credito d'imposta » riconosciuto per legge alle scorte e alle spese per impianti, effettuati nel periodo precedente l'entrata in vigore dell'Iva e sui quali è già stata pagata l'Ige. Una denuncia che, per aver diritto al « credito d'imposta » corrispondente alla realtà, potrebbe dare al fisco un'idea del giro d'affari dell'azienda e dei suoi redditi superiore al vero. Tra il dover rinunciare a quanto dovutogli e il rischio di vedere contestate le loro dichiarazioni dei redditi come « infedeli », gli operatori non sanno che cosa decidere. Questa è una delle cause della « brusca contrazione degli acquisti in molti settori », afferma la Confcommercio, che si batte anche per un condono « preventivo », cioè delle eventuali irregolarità fiscali che dovessero essere commesse ne! semestre luglio-dicembre '72, se dovess. venir confermata per il 1" luglio prossimo l'attuazione dell'Iva. Per un rinvio dell'Iva si è pronunciato i 'Agi anche il senatore Giovanni Pieracciniex ministro del Bilancio, anche perché, ha det.o, la commissione interparlamentare incaricata di fornire il parercn2cueznql. si ttj Dg| ì I ' I | [- : : j ' i I 1 ! | I !;'' | l'Iva o o e o e o e i a o e i , l | e re non farà in tempo a concludere i lavori nei 45 giorni previsti, che scadono il 25 prossimo. Secondo Pieraccini non sarebbe corretto che un governo di minoranza emanasse decreti delegati senza il parere della commissione parlamentare, anche se questo, non essendo vincolante, può non essere neces. sario. La commissione dei trenta (15 deputati e 15 senatori) i torna a riunirsi collegialmente dopodomani, mercoledì, j Da quanto si era appreso nei giorni scorsi, effettivamente | alcuni dei suoi membri saì rebbero orientati a lasciar de¬ I correre il 25 marzo senza ' esprimere il proprio parere I sul decreto d'attuazione del- All'inopportunità della | riforma, in questo momento [- di grave crisi economica, da qualche parte si erano aggiunte anche critiche specifiche ad alcune norme contenute nel decreto stesso In questo caso, quindi, non : si tratterebbe più di fare «slittare » la data delle prime de: nunce a fine ottobre o a fine j novembre, mantenendo ferma ' l'entrata in vigore dell'Iva al i r luglio, come aveva prospetI tato lo stesso ministro delle 1 Finanze, senatore Pella. Se ! prevalesse la tesi del «non pa| rere » parlamentare e a que- sto « non parere » si attri- I buisse un potere di « blocco », dovrebbe essere rinviata al 1" gennaio 1973 tutta la riforma fiscale (diretta e indiretta). Al nostro governo rimar- rebbe il grosso compito di far accettare il rinvio dell'Iva dalla Cee, limitandone al massimo le misure « punitive » previste dalle commissioni europee. Tra gl'inconvenienti rilevati dalla commissione dei trenta (e. per essa, dal sottogruppo costituito per l'Iva, presieduto dall'on. Bima) vi è l'aggravio dell'imposizione fiscale sui generi alimentari venduti nei pubblici esercizi. Con11 regime attuale, il carico tributario e compreso tra il 4,5 e il 5 per cento; l'Iva, invece, prevede un'aliquota del12 per cento. Questo aumento medio di oltre il 7 per cento! non potrebbe certo essere as; sorbito dagli esercenti, so' prattutto nell'attuale situazio' ne economica, ma si scaricherebbe sui prezzi. Le conseguenze negative dell'Iva per i pubblici eser' cizi (e i loro clienti) sono stai te fatte rilevare dai dirigentsindacali del settore al sottosegretario alle Finanze, sena1 tore Barbaro Lo Giudice, in j un incontro avvenuto questa . mattina al ministero. Lo Giù dice, al termine del colloquio, ha affermato che il governo « è disposto a riesaminare la questione, cosciente delle preoccupazioni relative al livello dei prezzi ». Dal momento che si può già dare per scontato il parere favorevole dei « trenta », è quasi sicuro che l'aliquota dell'Iva prevista per i generi alimentari distribuiti dai pubblici esercizi e dalle mense aziendali sarà ridotta al 6 per cento. Ultima voce a favore d'un condono fiscale e del rinvio al 1" gennaio '73 dell'Iva è quella dell'Unione cattolica commercianti, di cui si è riunito il consiglio direttivo, che ha, inoltre, nominato presi dente nazionale l'on. Guido ~ Bernardi. Nell'accettare l'incarico, l'on. Bernardi ha detto che « i piccoli e medi commercianti hanno bisogno, oggi più che mai, di concrete iniziative di sostegno ». Mario Salvatorelli

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