Alla ricerca della verità

Alla ricerca della verità Alla ricerca della verità Incompetenza per territorio: sotto questa arida etichetta, che normalmente condensa in sé le più grigie discussioni di carattere tecnico-giuridico, la corte di assise di Roma ha adottato uno dei più clamorosi provvedimenti della nostra storia giudiziaria. E lo diciamo clamoroso, non tanto perché in contrasto con tutte le previsioni della vigilia, quanto perché il suo contenuto si traduce in un'aperta smentita della linea tenacemente perseguita dall'Ufficio istruzione c dalla Procura della Repubblica di Roma. La tesi dell'istruttoria soltratta a Milano ha fatto indubbiamente sentire la sua suggestione, anche se — ed e una stortura del nostro sistema processuale — l'istruzione resterà in piedi, tutta salva, nonostante il ritorno del processo a Milano. Ad occuparsene sarà, infatti, quella corte d'assise e non i suoi organi istruttori. Ma c'è un'altra stranezza ria notare subito: la questione della competenza non paò certo dirsi chiusa con la decisione di ieri. Non è da escludere che la corte d'assise di Milano abbia a dichiararsi, a sua volta, incompetente, nel qual caso verrebbe a determinarsi un confitto risolubile soltanto dalla Corte di Cassazione. Oppure (ed è ipotesi più semplice e probabile) qualcuna rielle parti potrebbe rivolgersi direttamente alla Corte di Cassazione, chiedendo che si rimetta il procedimento ad un terzo giudice per legittima suspicione o gravi motivi di ordine pubblico. A Milano, città dove la strage ha causato tante vittime, la tensione potrebbe rivelarsi ancor maggiore che a Roma. In ogni caso, il processo richiederà tempi ben più lunghi dei già lunghissimi previsti, con i principali imputati costretti a veder protrarsi ulteriormente il loro stato eli carcerazione, e, quindi, se innocenti, la loro" angoscia. Anche il bisogno di verità, sentito da ogni parte, dovrà attendere, macerandosi ancor più tra polemiche e sospetti. Pur consapevole di questi aspetti negativi, la corte d'assise di Roma ha optato per una soluzione che, tutto sommato, appare ispirala alla prudenza. Lo dimost ra l'argomento prescelto come base della motivazione: cioè, la diversa qualificazione giuridica data all'episodio della bomba collocata nella Banca Commerciale di Milano e poi rimasta inesplosa. Definito dal giudice islruttore e dal pubblico ministero quale trasporto di materiale esplosivo, l'episodio è stato considerato dalla corte d'assise ben più gravemente, come fatto di strage, portando cosi a due gli episodi di strage verificatisi a Milano contro uno solo verificatosi a Roma. A rigore, una rettifica del genere avrebbe potuto trovar posto più puntualmente alla fine del dibattimento: con il rischio, però, di sfalsare tutta l'attività difensiva. Meglio, per la corte, assestare subito i binari processuali. •Su questo atteggiamento di prudenza altri fattori hanno probabilmente esercitalo quell'iniluenza che non manca mai quando le norme processuali, per la loro oscurila o insufficienza, lasciano il campo aperto a più eli un dcgpsnsnpmzet dubbio. A parte la presenza certo non passiva dei sei giudici popolari, forse più propensi a considerare l'aspetto umano del delitto che non l'aspetto tecnico della strage continuata, non può non aver fatto sentire il suo peso, sia pur inconsapevolmente, l'ormai avvenuto inizio del cimento elettorale. Ma, soprattutto, debbono essere stati gli ultimi eventi collegati ad altri procedi¬ menti in corso, quale ad esempio l'arresto di Pino Rauti e l'invio di alcuni documenti da parte del giudice istruttore di Milano, a suggerire l'opportunità di un tempo d'attesa. La speranza è trasparente: che le inchieste di Milano e di Treviso portino in luce nuovi elementi, capaci di fare luce sul processo Valpreda. L'impegno della magistratura italiana è ben preciso: elezioni o no, le inchieste debbono essere spinte avanti senza remore e senza limiti. Gli imputati, le vittime, l'opinione pubblica non possono restare perennemente in sospeso. Giovanni Conso l PprisiMteqtedmbsvcsncacAadptlhcgbsnBiftnpscsirmpi Roma. Pietro Valpreda poco prima che sia letta l'ordinanza della corte (Tclcl'olo)

Persone citate: Giovanni Conso, Pietro Valpreda, Pino Rauti, Valpreda