La Spezia, pecora nera della Liguria sfiduciata (non troppo) sul futuro

La Spezia, pecora nera della Liguria sfiduciata (non troppo) sul futuro Nel '71 l'economia della provincia è "molto peggiorata,, La Spezia, pecora nera della Liguriasfiduciata (non troppo) sul futuro «Lo scarto tra la situazione di Genova, Savona e Imperia e quella spezzina, dice il presidente della Provincia, aumenta costantemente. Stiamo uscendo dal contesto della Regione» - Secondo amministratori e sindacalisti,il rilancio è compito dello Stato: « Le industrie pubbliche ci hanno regalato l'inquinamento, a loro spetta un intervento» - Malgrado la crisi, secondo la Camera di Commercio, « non siamo al naufragio », « si supereranno anche le difficoltà attuali » (Dal nostro invialo speciale! | La Spezia, 2 marzo. Nella pubblicazione della i « Unione italiana delle Carnere di Commercio » La Spezia ! è una delle tre province (con | Salerno e Messina i che ha | valutato la situazione economica del 1971 « molto peggiorata » rispetto al 1970. Le altre tre province liguri (Genova, Savona, Imperia» hanno dichiarato che la loro situazione « è rimasta stabile ». Questa constatazione ha aggiunto olio sui falò del rancore e della preoccupazione che ardono alla Spezia. Il parlamentare socialista Angelo Landi — presidente dell'Amministrazione provinciale — afferma: « La situaste ne della provincia della Spezia è senza dubbio la più minacciosa dell'arco ligure. Negli ultimi cinque anni le differenze tra Genova. Savona e Imperia si sono andate progressivamente attenuando. Gli scarti fra le altre tre province liguri e La Spezia, invece, hanno leso ad aumentare costantemente. Ciò indica una tendenza ad emarginare la situazione spezzina dal contesto della regione ». A giudizio degli amministratori pubblici e dei sindacati spezzini sono le industrie a partecipazione statale che devono provvedere al rilancio dell'economia della provincia. Avanzano la richiesta in modo deciso e respingono la qualifica di « piagnoni » perché « La Spezia ha un conto da presentare ». Il (c caso» Vaccari Il concetto del « conto da presentare » ce lo spiega il presidente della Provincia: « Cent'anni fu il Golfo della Spezia aveva le stesse possibilità di Nizza. 1 nizzardi sono andati avanti con il turismo, noi invece abbiamo il mare inquinato. Nel secolo scorso fu l'intervento dello Stato, con le industrie pubbliche, a determinare quella distorsione del naturale sviluppo della città e della provincia che ora stianto pagando a duro prezzo ». Il segretario provinciale della Cisl. Franco Paganini, ci illustra un documento unitario della Cgil, Cisl. Uil nel quale si afferma: « Dall'esame dei problemi dell'industria spezzina scaturisce l'esigenza di lSadadtpmtoddcczaèslbccpi' erziun intervento globale che de-1 sve far perno su una diversa \ ppresenza dell'industria di Sta- to, sullo sviluppo del porto e sul rilancio dell'attività edilizia ». La crisi dell'edilizia ha coinvolto la « Ceramica Vaccari )) (1100 dipendenti), fallita in febbraio e per la quale si sollecita ora l'intervento della Gepi e della Finanziaria Ligure. Se l'azienda colasse a picco il colpo sarebbe durissimo e ciò spiega l'appassionato « furore » con il quale si difendono i 1100 posti di lavoro. Il precidente della Camera di Commercio. Gio Batta Ro- sa, concorda sull'esigenza di « salvare la Vaccari ». ma j esprime un giudizio polemico sulle vicende che hanno portato al fallimento: « Con denaro preso a prestito — affermi: — l'azienda fece uno sforzo rilevante per rinnovare gli impianti. 11 nudato rap- I porto produttivo imponeva una riduzione del personale. In questa delicata situazione s'inserì anche la crisi dell'edilizia. Le agitazioni dei sindacati hanno provocato altri danni, contribuendo alla rovina dell'azienda». I sindacalisti respingono l'accusa di «aver rovinato l'azienda » e respingono anche il punto di vista del dinamico presidente dell'Unione Industriale. Guerriero Menicagli, il quale, per sottolineare il ruolo dell'iniziativa privata, ricorda che « gli imprenditori spezzini, negli ultimi* vent'anni. hanno crealo 54 nuove industrie con 12 mila posti di lavoro», mentre le aziende a partecipazione statale continuavano a scendere. Prezzi e consegne Menicagli concorda sul latin che «oggi gli investimenti languono, in quanto sono limitali alla conservazione dell'efficienza delle aziende » e cita alcune difficoltà degli imprenditori: « Oggi i clienti esteri chiedono prezzi stubili nel tempo e previsioni eerte di consegna dei prodotti. Noi non siamo in grudo di prevedere né i tempi di consegna ne i prezzi ». Nel suo cun nere navale, Menicagli, lavora sia per l'Italia .sia per l'estero. Mi cita il caso di tre navi per la Marina Militare italiana, consegnate con un ritardo di 456 giorni « perche non arrivavano le forniture esterne ». Il prezzo è salilo da un miliardo 9D0 milioni a circa tre miliardi. Menicagli — con il direno re dell'Unione Industriali, filo Favi — tuttavia crede nel- le possibilità di ripresa della i Spezia: « Possiumo avere una aitività notevole nel settore i della riparazione delle navi, j abbiamo i terreni della Valle i del Magra per gli insediameli- - ti industriali, abbiamo un \ porto che è tra i più naturalmente protetti d'Italia. Però tutti i programmi ritardano o s'inceppano ». Sui « ritardi » il presidente della Provincia. Angelo Landi. è ancora più drastico: « La constatazione più importanti che stiamo facendo alla Spezia — ha detto rivolgendosi allo Staio e alla Regione — è che da quindici anni a questa parte continuiamo a dire j le stesse cose sugli stessi prò-1 blemi. In quindici anni non è cambiato nulla ». Alla Camera di Commercio ci attende una sorpresa. Il I presidente Gio Batta Rosa ej il direttore Ignazio Beverini, ' erano assenti quando venne redatto il giudizio di « situazione molto peggiorata » per il 1971 e non ritengono che 1 sia completamente esatto. Il \ presidente dice: «Se l'avessi visto non l'avrei firmato ». Egli^iggiunge: « La situazione è preoccupante, ma non siamo ul naufragio ». Dal rieor- I più pessimisti e preoccu- pati sono i sindacalisti. Nella sede della Cisl il segretario prpvinciale Paganini, ed i se- do del « periodo tragico » dell'immediato dopoguerra trae la convinzione che «si supereranno le difficoltà attuali ». « Anche sfortuna » sretari Bizzarri e Leoncini, ci illustrano una serie di « problemi concreti »: fallimento nella Ceramica Vaccari. pau j ra per la continuità del Bi scottificio Baracchini (150 I persone i. timori per l'avvenire ciel .Iutificio Montedison. mancanza di prospettive per le aziende a partecipazione statale (Termomeccanica, Oto-Melara. San Giorgio), declassamento dei Cantieri del Muggiano (dalla costruzione alla riparazione delle navi). progressivo declino dell'Arsenaie Militare (che oggi occupa circa 5OU0 civili). Non è tutto. La Spezia è sfortunata persino nelle cose concrete: l'autostrada Sestri- Livorno ( che ha abbattuto la barriera del Bracco) non ha recato vantaggi perché — si afferma — « i turisti tirano diritto e vanno in Versilia »: la centrale termoelettrica dell'Enel (una delle più grandi d'Europa), a giudizio degli spezzini, ha portato via aree essenziali allo sviluppo economico della zona: « Occupa un centinaio di persone, scaricando nei polmoni dei cittadini tonnellate di rifiuti ». Anche il terminal metanifero di Panigaglia viene defi- nità «un cattivo affare» per- ché ha deturpato una stupen- da baia, ma occupa poco più di un centinaio di persone, In due anni ha funzionato meno di sei mesi (per cause tecniche o per mancanza di metano). Da ieri è di nuovo fermo perché una metaniera è arrivata vuota dalla Libia « per difficoltà tecniche all'imbarco di Morsa Brega ». Unica nota positiva: a fine anno sarà finita l'autostrada Par- ma-Mare, che dovrebbe dare respiro al porto e promuove- re' a. medio termine, anche insediamenti industriali. Sergio Jìevecchi | i ! | | La Spezia. Un corico di protesta di lavoratori: sollecitano l'intervento dello Stalo per salvare alcune aziende in difficoltà