Con l'armatura di re Artù

Con l'armatura di re Artù Con l'armatura di re Artù « Allora Rebecca accarezza con la mano la curva bene affusolata del serbatoio, gesto che ha visto iure ai cavalieri sull'incollatura del cuvullo, poi ritorna alla manopola dell'immissione e spulatici! l'entrata ai gas (e il momento più emozionante). In seconda, com'era, la molo risponde alla sollecitazione con la prontezza d'un fuoco artificiale che sin stato acceso. La conducente riduce appena il regime, frizioni! con l'altra mano (è importante avere il controllo del destriero), passa in terzu con un movimento del piede molto più rapido del colpo di speroni dei cavalieri e quasi subilo, quando la lancetta del tachimetro raggiunge i centoventi, mentre il motore va quasi a cinquemila giri al minuto, ripete la manovra per passare in quarta. Ogni voliu die cambili marcia così sudo slancio del motore (ecco il sapore della velociti) pare che una inulto possente la spinga in avanti ancora più in fretta». E' toccato ad un romanziere (André Pieyre de Mandiargues, « La motocicletta », Feltrinelli) sentenziare con un best-seller l'avvento di una nuova generazione di cavalieri: i motociclisti, nei cui sogni rumba « una grossa Harley-Davidson, ultimo, e più veloce, modello, nuova di zecca, verniciala in nero salvo le puri: cromale, la più vistosa delle quali è lo scappamento, coi suoi tubi sinuosi ». In questi giorni, con i primi accenni di primavera, le grosse niolociclette sono scese dai sogni di Rebecca, la protagonista del ro¬ manzo, alla realtà delle strade cittadine. Appena il sole scioglie i ghiacci, gli orsi a due ruote escono dal letargo per popolare valli d'asfalto, pronti ad un'altra estate di « scorribande » e « riprese », vero miele di quesiti nuova generazione. Da qualche anno questo « risveglio » si ripete puntualmente: la motocicletta è passata, in un solo decennio, da umile surrogato dell'automobile a principale protagonista del tempo libero giovanile. Oggi i nostri easy riders, sulle orme di James Pean e di Marion Brundo, gli epici centauri degli Anni Cinquanta, pretendono dai padri la moto: è un segno d'indipendenza, come in altri tempi le chiavi di casa o, per le ragazze, le calze di nailon. 11 fenomeno è così affermato che, in molte località estive di villeggiatura, i sindaci hanno dovuto arginare l'ondata di scappamenti con lassativi divieti di transito. I sociologi, al solito, danno una spiegazione: la motocicleila è la reinterpretazione moderna dell'arcione medievale, è un mezzo per ridare alla vita monotona e borghese un sapore selvaggio. Lo dimostra anche la particolare bardatura (casco, vestilo di pelle, guantoni) nella quale non è dillicilc riconoscei re l'armatura di re Artù. Se sono poi i non giovanissimi ad i amare la molo — spesso mollo polente di cavalli e di rombo — la spiegazione è ancor più semplice: il quarantenne in motoi ciclcliu, olire a sentirsi un ea (X.ilicic della favola Rotonda, si identifica nei ragazzi che ha sotto gli occhi, il mito più affascinante e consumistico della nostra epoca. A tutte queste considerazioni, validissime quanto intuitive, si aggiunga che andare in motocicletta è divertente, è un modo di fare vacanza, e « vacanza ». La moda delle ferie in molo ce l'hanno insegnala gli stranieri, soprattutto i tedeschi, che ogni estate scendono in Italia — casco, occhialoni e qualche indumento di ricambio — pronti a percorrere la penisola in tutta la sua lunghezza. Ora l'abitudine, non solo limitala ad escursioni regionali, se diffusa anche in Italia. Lo si è visto al Salone delle Vacanze di Torino, da qualche giorno aperto al pubblico: chi programmava vacanze al Sud si aggirava tra le molo di grossa cilindraia (Ducali, Laverda, e le giapponesi Honda. Yamaha, Suzuki e Kawasaki) entusiasmanti sulle veloci autostrade; ehi si preparava a escursioni in montagna, dalla Valle d'Aosta all'Alio Adige, cercava il modello migliore ira le motociclette da fuori-strada — gli scramblers — presentate da Benelli. Motobi, Puch, Ducati e moltissimi altri costruttori minori. La l'olla si stringeva intorno al triciclo «lunare» reso celebre dall'ultimo film di lames Bond. Qualche estimatore ilei silenzio e della libera vita all'aria aperta, nienlre cercava una tenda campeggio od una roulotte per una eremitica vacanza, guardava con diffidenza a « quei fanatici delle moto », quasi te¬ mendo di poter essere raggi unto, la prossima estate, sulle spiagge deserte o nelle tranquille vallate alpine. Non si rendeva forse conio, il solitario turista, che anche i motociclisti, pur con il frastuono che si pollano dietro, amano la solitudine e la natura: sul sellino, isoluto dal mondo, il centauro affronta gli clementi corpo a corpo, senza il riparo del parabrezza. Per lui il vento sul volto, a cento all'ora, è la vera vacanza. Alessio Altichierì

Persone citate: Alessio Altichierì, André Pieyre De Mandiargues, Feltrinelli, Harley, James Pean, Kawasaki, Puch, Suzuki

Luoghi citati: Benelli, Italia, Torino, Valle D'aosta