"Non ho vinto i 150 milioni e non voglio perdere il posto "

"Non ho vinto i 150 milioni e non voglio perdere il posto " Intervista con il presunto fortunato di Canzonissima "Non ho vinto i 150 milioni e non voglio perdere il posto " Carlo Carmosino racconta come sarebbe diventato vittima di una persecuziòne, ma il suo comportamento è strano - « Torno in banca, se avessi vinto avrei pensato alla povera gente » Presunto milionario intristito dalla pubblicità, Carlo Carmosino mostra una /accia stanca ma decisa, irritata ma senza scortesie: « S'è scatenata una persecuzione contro di me — lamenta facendo gli occhi malinconici — e deve finire presto, altrimenti rischia di rovinarmi ». Per questo ha accettato di farsi intervistare, ricomparendo da un breve esilio volontario: perché cessi una volta per tutte l'interesse morboso che la Befana di Canzonissima ha scaricato su di lui. Insensibile anche agli appelli della fame, a mezzogiorno in punto si presenta al tennis club « Monviso » di corso Allamano, pronto a sottoporsi a qualsiasi domanda, preparato come uno scolaro per l'interrogazione di fine anno. «Sono neurodistonico» confessa subito. « Mi emoziono facilmente e da quattro anni sono in cura ». Insiste, perche da questa premessa soltanto l'intera storia di malintesi che gli ha tessuto intorno la fama di milionario acquista credibilità. All'aspetto, emotivo non si direbbe: alto snello bruno, i baffi setolosi gli imprimono in viso una certa sicurezza mediterranea, in sintonia perfetta con lo sguardo ombroso, con l'abito senza una grinza, con la cravatta eccentrica e il cappotto alla moda. S'è fatto tagliare la barba che gli era costata quattro mesi di cure. « Volevo sfuggire alla gente, ai fotografi — spiega — e speravo che in due giorni il chiasso che s'era fatto attorno alla mia presunta vincita sarebbe finito. Invece... ». Invece — racconta — la rabbia dei milioni sfuggiti per un soffio, ma soprattutto la beffa dei titoli a tutta pagina sui giornali, gli inseguimenti dei cronisti l'hanno tenuto sveglio per due notti intere, a dispetto dei calmanti. Questo è il suo unico guadagno perché lui, naturalmente, ti i milioni non li ha vinti ». Stanco per l'accanimento irridente della sua sfortuna, ora è disposto a raccontare come gli avvenimenti hanno congiurato contro di lui. «A Natale sono andato dai miei, a Torre del Greco. Un pomeriggio con un amico siamo arrivati a Ponticelli. Siamo entrati in una tabaccheria per comprare sigarette e sul banco abbiamo visto le mazzette della lotteria. Abbiamo scelto qualche biglietto, scherzando sulla curiosa sigla CR, come Croce Rossa ». Il 3 gennaio Carmosino è a Torino. La sera, nel bar Conservatorio a pochi passi dalla pensione di via Pomba dove abita, regala qualche oggetto portato dal paese per gli amici. « Mi si è avvicinato un conoscente. Chiede. "E per me c'è niente? ». Gli rispondo: "Ho qualche biglietto della lotteria di Capodanno". Gliene regalo uno, ma non gli mostro quelli che mi rimangono. Nessuno, in realtà, nel bar li ha visti. I numeri, poi, non si possono dedurre perché non sono consecutivi gli uni agli altri ». A questo punto, una serie di coincidenze. « Alle 17 del 6 gennaio — dice Carmosino — mentre viaggiavo sulla mia auto ho evitato per un soffio un incidente. Alle 19 avevo un appuntamento oon gli amici, sotto casa. Mi hanno visto pallido. Ho spiegato del grosso rischio corso. Mi hanno accompagnato al Mauriziano ». Incrocia elegantemente le dita curate, il suo racconto fila in perfetta logica: « Alle 21 dovevo incontrarmi con la mia fidanzata, ma alla pensione mi dicono che uno dei bigliettf estratti è della serie CR. "Io ne ho alcuni, non sarà per caso uno dei miei?" dico. Sono agitato, naturalmente. Anche perché ho dimenticato la mazzetta in ufficio ». Si cambia, non va dalla fidanzata, si fa dare dal proprietario del bar Conservatorio il numero abbinato a Di Bari. Tutti notano che è emozionato; chiedono che offra da bere. Corre alla banca, che naturalmente a quell'ora — quasi mezzanotte — è chiusa. « Agitatissimo prendo un calmante, appena tornato in pensione. Ma non dormo. La mat tina dopo sono in anticipo alla mia scrivania: il vincitore non sono io ». Si sente male e il direttore gli permette di tornare a casa. Lui si rifugia presso un amico, il geometra Rizzo «Ora, però, è il momento di finirla — dice Carmosino — e lunedì tornerò al lavoro: se" dovessi perdere l'impiego per me sarebbe una rovina ». Ma se non è lui il vincitore, chi può essere? « Il mio amico — dice sicuro — oppure quel signor Terlizzi di cui hanno parlato i giornali ». E che avrebbe fatto, se invece avesse vinto? « In questo caso avrei pensato subito alla povera gente. Non dimenticate che sono un missionario laico ». Carlo Carmosino: « Non ho guadagnato i milioni, ma ho perso la tranquillità »

Persone citate: Carlo Carmosino, Di Bari, Ponticelli, Terlizzi

Luoghi citati: Torino, Torre Del Greco