Le elezioni e un processo di Carlo Casalegno

Le elezioni e un processo Il nostro Stato Le elezioni e un processo A due mesi soltanto dall'inizio del settennato, Leone ha sciolto le Camere: è un allo per cui gli dobbiamo riconoscenza. Che abbia esitato e, pur sapendo di perdere qualche settimana, ripetuto i tentativi di dare una diversa soluzione ad una crisi senz'altro sbocco, e comprensibile: nessun uomo politico responsabile avrebbe deciso a cuor leggero d'inaugurare la sua presidenza anticipando, per la prima volta nella storia della Repubblica, la line della legislatura. Vincendo scrupoli e perplessità, ha firmato il decreto di scioglimento: con buona pace del «Manifesto», non e un abuso di potere ne un colpo di mano, ma un gesto imposto dalla realtà. La maggioranza non esisteva più: come riconosce l'Unità, le elezioni sono « l'unica via corretta per uscire ila una situazione ili caos». Ancora una volta la Malia aveva visto giusto: né lantani ne Moro, simboli di due schieramenti diversi, avrebbero potuto sciogliere le Camere senza suscitare inquietudini, mentre solo per faziosità o malafede si possono avere sospetti su Leone. Era peggio aspettare un anno Ci sono sempre dei ruschi in un appello d'emergenza al Paese, e la-campagna elettorale si presenta come la più aspra, confusa è insidiosa del dopoguerra, con incognite maggiori che nel 1948 c una posta diversa, ma altrettanto alla: tuttavia I c'è almeno la prospettiva ili uscire dall'impotenza e dal caos, j di evitare i pericoli più gravi: la scelta era — come ha detto ! il segretario del pri — « Ira tuia situazione non /elice oggi e una situazione rovinosa jru un unno ». Si può sperare che a luglio il Paese abbia di nuovo un governo, dopo una vacanza del- j l'esecutivo incominciala (per essere oltimisii) con l'inizio tlcl 1 « semestre bianco » a mela del | '71: e il nuovo ministero, se gii j elettori dimostreranno un minimo di saggezza, potrà affrontare con qualche efficacia la crisi i economica, le tensioni d'un se- j condo « autunno calilo ». la ili- ncinpainzimunafj| notiene1 11 I puj zaI d', d'o | tinj irI l'aI caI m| toi poj inppae EnpmceziBcosmgotipvrasenvsuITIdngrcgazione dello Sialo. Persino I mv1 dzil referendum sarà meno dannoso all'inizio di una nuova legislatura: solo con un Parlamento di fresca nomina potrà, forse, essere come Saragal si augura: un civile confronto che j non travolga l'alleanza ili governo. Purtroppo la campagna clcllorale sarà lunga: l'intervallo di settanta giorni tra la line ili j una legislatura c il voto popolare, il più lungo dell'Europa libera, è un incoraggiamento a perdere tempo, una spinta alle passioni faziose, c anche un moltiplicatore (Ielle pese di propaganda. In lempi di muss media, di trasporti facili c di massicce concentrazioni urbane, l'art, di della Costituzione è un anacronismo: semina scriilo per un paese rurale che non abbia ancora .scoperto la ferrovia. L'attesa durerà settanta lunghi giorni nei quali peseranno sul ministro dell'Interno le maggiori responsabilità. Spella a Rumor, membro d'un governo monocolore, il compilo di garantire la più scrupolosa imparzialità dei poteri dello Sialo c la più energica repressione della violenza. Gli squadrismi rossi e neri vanno stroncali subilo, anche dove sembrano trovare (come il teppismo fascista di Napoli) una svogliata resistenza. Ci sarà anche Iroppo tempo per discutere le prospettive elettorali; ma già oggi, mentre incomincia la campagna, se ne vede il tema di fondo: il contiasto Ira la faziosità, le spinte cicche alla protesta o al dispei lo, e la ragione. La democr da ha due frontiere, il panilo liberale c il parino socialista. La corsa all'estrema sinistra non apre shocchi rivoluzionari, né svolle di fronte popolare, ma prepara il « blocco d'ordine ». I voti alla destra sovversiva del msi possono indebolire la de, ma con il solo risultalo di spia gerla per autodifesa a sinistra. I ' lecito detestale i democristiani, però e stolli» illudersi clic — almeno per parecchi anni gli all'ari del Paese vadano me glio con una de «punita" fagli denoti o amputata. Non c Drcyfus l'imputato Valpreda 1 ra i temi dei comizi ci saia, inevitabilmente, il processo Valpreda; e nessuno può credere che la coincidenza dei due falli giovi alla serenila della cani pagna elettorale. Tuttavia ci au guriamo clic il processo non si.' rinvialo: pei il diritto degl'ini pillali a un illecito giudizio, per i velenosi ;ospetti che nascerebbero dal rinvio, ed anche perché abbiamo tanta fiducia nei nostri conciitadini da riic- rccdrddlClilrdrcBrhFuI 'i[ ncrli capaci di non cedere alle insidie della deformazione propaganilistica. L'inchiesta sarà insoddisfacente, deboli gl'indizi, incompleto l'atto d'accusa; ma il processo Valpreda non e un « processo di classe », né un afjuire Drcyfus. I il coite d'assise di Roma | non è un tribunale militare, non tiene udienze segrete, non pone limili ai diritti della difesa. 1 11 magistrato clic la presiede I può aver sbaglialo nella scntcnj za Rraibanti, ma nulla consente I d'affermare che sia strumento , d'una tenebrosa ragion di Stalo o ili vendette ideologiche. C'en| tinaia di testimoni a difesa pcj irebbero demolire le tesi delI l'accusa, se sono un castello di I carte. La magistratura stessa diI mostra di non aver abbandona| to le ricerche su ogni pista che i possa condurre, direttamente o j indirettamente, alla verità: il procuratore di Milano sta occupandosi di « Nino il fascista » e dei suoi lapponi con l'incili. Ed è fantapolitica — o calunnia — legate al processo Valpreda il ritorno di Rumor al ministero dell'Interno o la scarcerazione, per dubbi sugl'indizi, dei « golpisti » del principe Borghese. Non con queste manovre si conduce la battaglia al fascismo, ma con il rispetto delle regole d'una convivenza democratica. Se.gl'italiani sono un popolo ragionevole, possono avviarsi alle elezioni senza esasperare un contrasto terribilmente serio, ma politico, con le passioni suscitate da un processo dove non si disputa sulle idee, ma su una strage. Carlo Casalegno

Persone citate: Borghese, Moro, Rumor, Valpreda

Luoghi citati: Europa, Milano, Napoli, Roma