"Valpreda non può essere giudicato a Roma,, di Giampaolo Pansa

"Valpreda non può essere giudicato a Roma,, S'accentua la frattura tra i difensori, un durissimo attacco al p. m. "Valpreda non può essere giudicato a Roma,, L'avv. Spazzali (difende Enrico Di Cola) sostiene l'incompetenza territoriale dei giudici di Roma e quindi la nullità della sentenza istruttoria - Minaccia rivelazioni su una presunta «congiura politica» - A suo giudizio il procedimento dovrebbe essere rimesso al giudice di Milano «affinché, fermi restando gli atti di istruzione già compiuti, emétta una nuova sentenza di rinvio a giudizio» - I legali di Valpreda, Borghese e Merlino s'oppongono al trasferimento; non vogliono aspettare un anno - Lunedì la corte deciderà sulle eccezioni Un tentativo di trasformare il p.m. Occorsio in imputato (Dal nostro invialo speciale) Roma, 25 febbraio. La difesa di Valpreda si e spaccata. Ormai non ha più senso parlare di una trincea connine, sia pure costruita con I tecniche diverse: il l'ionie e di- ( viso, e non soliamo sul modo j di «fare» il processo, ma sul modo di « viverlo ». Slamane, I uno dei difensori. Giuliano Spazzali, ha proposto il proprio modo: intransigente, tutto di aitacco, una durissima dichiarazione di guerra al giudice Occorsio, l'iniziatore dell'inchiesta sulla strage e pubblico accusatore nel processo. Ha dello Spazzali: questa è una causa voluta, decisa, ordinata, iniziala da Occorsio: è slato Occorsio a « rapinare » l'indagine a Milano, sottraendo gli imputati al loro giudice naturale; e Occorsio clic sta al cenilo di questa storia, inquietante e piena di misteri. «Ma noi — ha delio Spazzali — saremo capaci di andare sino in fondo, trasformando la "sua" causa nella "nostra" causa, lì se la corte accetterà la nostra richiesta e si dichiarerà incompetente, trasferendo il processo a Milano, l'unico nostro rammarico sarà di non avere più Occorsio come avversario diretto, di non poter combattere al cospetto di Occorsio». E' stato un momento di grande tensione. Occorsio ascoltava pallido e immobile. Il presidente falco guardava fisso il giovane legale, che parlava con lucilia rabbia. Alcuni dei difensori mostravano apertamente il loro dissenso. D'un balzo, il processo, che sembrava incaglialo nel trantran procedurale, ha ripreso il suo volto: quello eli uno scontro complesso, serrato, un impasto unico, irripetibile di passione politica, di strategie difensive e di drammi umani. Di Spazzali ieri s'è già dello. Si può aggiungere che ha 53 anni e che nel scuote della difesa « rivoluzionaria » rappresenta l'ala moderata, o meno avventurista. I « duri » sono soprattutto gli avvocati romani Di Giovanni e Ventre, forse col milanese Piscopo. Parlano fa« guerra guerreggiata ». accusano ehi non sia con loro, cioè il gruppo Calvi-Sotgiu-Lombardi, di essere « obiettivamente uno stretto collaboratore della accusa ». Ma l'ala destra della difesa « rivoluzionaria ». (Boneschi, Ianni. Fenghi e Spazzali), lana luna di milanesi, non accetta questa lesi fanatica; vuole il processo politico, ha impostato la battaglia per l'incompetenza della corte romana, ma lenta, sia pure con sempre maggiore difficoltà, di non perdere del tinto il contatto con la di- fesa «riformista». Reichstag,,Spazzali, comunque, ha parlato a nome di tutto il suo gruppo. E' sialo sempre lucide, leso, mai retorico, anche se il discorso giuridico talvolta si spezzava in improvvise durezze, lì' parlilo insistendo su Milano come luogo naturale del giudizio: «A Milano ci sono sluti Ib morti: a Milano è sialo arrestalo, sequestrato diciamo noi. il presumo responsabile della strage: a Milano c morto chi era entralo in Guest tira dulia porta e ne era uscito dalla finestra: a Milano aveva preso il i ia l'indagine; a Milano l'opinione pubblica aspettava«. Era li, dunque, che doveva essere condona tutta l'istruttoria, ed era quella la sede gittsia del processo. Milano è situa ilei laudata del giudizio. Spazzali Ita lato di «competenza lencralincii te rapila», di un «atto vero e autentico ili usurpazione». I. il responsabile, ha dei li», e OccorsioI:' un responsabile cosciente, e la sua c una colpa di «gravità eccezionale», Occorsio. intani, sapeva che il trasferimento dell'indagine a Roma era un ano non legittimo. «Ini quindi compiutoun'usurpazione consapevole. Isu questa usurpazione è sialoPar"poi costruito nino lutti gli attitulle le indagini, tutta l'inchiesta che ha portalo al processo dRoma. Come Spazzali ritiene si sia svolta tecnicamente questa rapina», il lettore lo troverà descritto nel servizio qui accantoVale la pena, piuttosto, di sofermarsi sul «perche, dell,, via» di Occorsio nel pie i^,.jere di tenere 'indagine » u-:«» ,r;.tà .- La rubrica «Citta, IC-pioni società » di Ma-e ' . . i «HO Fa/10 e a pagina ) ?onia. E' questo il pittilo focale I bdcll'aiiacco di Spazzali: «Nulla \ «uccuilc per caso — egli ha delio 1 d—, c'è una volontà espressa die-1 eIrò ogni atto. E allora la Cortei deve domandarsi perche, d'man- | pzi ad un caso di sicura ineompe- j L tenza del giudice romano, è sta-i mi lo invece deciso di affermarne la scompetenza. I. il vostro sarà un cp malizio *i'"1'1' c terribile!». I ogni preoccupazione grave per i quel che c accaduto». Questo di segno mira a far apparire i frequentatori di quel Circolo come Spazzali crede di saper ri- Tsponderc a questa domanda. E | ila sua risposta, stimatissima cnell'intervento in aula, più sceca vin successivi colloqui coi croni- i dsii. può essere riassunta cosi. \ C'è il Circolo «XXII Marzo», quello eli Valpreda, Gargamclli, Merlino, \llotno a queslo Circolo si imesse una trama «torbida', «un disegno unitario, clic rende lecita ogni diffidenza. vnpspSresponsabili di laui tremendi Cche dovranno accadere, ma che tnon saranno compitili da loro. E ti|itando questi fatti accadono, dquando c'è la strage, ecco farsi qavanti un altro elemento: la b■protervia^- nel mantenere tutta I cl'inchiesta a Roma, nell'impedi- re che Milano compia qualsiasi passo, I «Se consideriamo questi due clementi, cioè (niello clic avvie- a a e e a . a - | o i naie I vaia, anche se ha denuncialo alo cuni episodi inquietanti (conte ne attorno ni 'SXII Marzo" e la I lupina" dell inchiesta -— sostiene Spazzali — vengono in niente certe cose atroci, tipo Reichstag. Infatti, per poter compiere certe cose, bisogna tenere in pugno le indagini, controllarle smo in fondo: Roma dava questa garanzia. Milano no». E' la tesi1 della . strage di Stalo», una lesi non nuova, ma che oggi, per la prima volta, è stala avanzala ul" licialmcnte nel processo. E su questa lesi è staio scrino un primo nome: quello di Occorsio, definito ieri da Spazzali «il primo consulente politico del disegni' eh ' sta dietro hi strage . Calcolo una lesi di gravità eccezio. Spazzali non l'ha ceno pro- , quello di Rolandi che la polizia a l a aeo. la e avrebbe per due giorni sottratto alle ricerche del magistrato laticsc che slava avviando 1 in chiesta, Paolillo). Lui stesso se ne rende conio e dice: «State certi, presto verranno altre cosi Ln «presto» che suggerisce Primo- »ii 1.1 duibUi due M.'spLiii. i iiiiiu. srazzali e gli alni difensori del cuore «rivoluzionario» sono a certi che la Corte respinaerà Un- t. le loro richiede e che il nro- - - 1 \,7X , u,J Z - » continuerà a Roma. Se- - 1 miei vento di spazzali c « dunque soliamo una calcolata ) dichiarazione di guerra», pei bruciare sullo scatto i colleglli «riformisti» e impostare lutto il dibattimento su una linea politi ea di estrema durezza. m;, c|j certezze, in questo processo, ce ne sono ben po L-|1C. E questo accresce i li mori dei difensori che hanno ìm scelto la linea tecnica. Pur non \c criticando in modo aperto l'impostazione politica di Spazzali, cmdlar« Torse per non far crollare sino in fondo la trincea ormai spac cala, essi sono estremamente se veri sul modo e sugli obiettivi del suo intervento, La molla Non c'è soliamo il timore di veder rinviati unii gli ani a Milano, ma senza scarcerazione degli imputati. Ce anche la paura di veder disperse le forze su un terreno minalo e avaro di prove (quello della strage di Sialo), «mentre invece — dice Ca,vi - c necessario concai trarle per fare il processo subi to. per non spostarlo a Milano, dove sarebbe celebrato in chissà quale momento politico, e per battersi su un fronte solo: le laI cu'ic dell'istruttoria. Queste la eune stanilo venendo fuori uilcs so: non lo vedete clic Occorsio I sta lì come un imputato? Se gli diamo dentro, l'accusa si spac citerà come un vaso di coccio». I mai fuori, ma il meccanismo clie sta sotto la strage, questo st.'arole che suonano anche più chiare se tradotte cosi: Umiliamoci a dimostrare l'innocenza di Valpreda. senza spingerei nella difficilissima ricerca dcl «vero assassino». Replica Spazzali: «Certo, l'assassino non verrà V, andare a Milano e necessario lincile perché, come stanno le cose oggi, gli imputali hanno già l'ergastolo stiliti testa ». Gli risponde Soigiu. battendosi su una linea più spiccia, più realistica e anche più ottimista, quella che sosterrà lunedi, accogliendo tutto il discorso di Spazzali, ma capovolgendone lo sbocco: «Niente Milano, facciamo il processo qui. la verità può essere accertata anche a Roma». Lunedi, dunque, avremo il secondo tempo di questo scontro. Un «tempo» drammatico, anche i per Iti risposta che darà il pub; blico accusatore. Chi lo conosce, | dice che Occorsio slamane deve ; aver mollo sofferto per non po! ter subilo replicare. Più che i mai, oggi, egli e apparso come una di quelle molle d'acciaio, immobili in apparenza, ma sempre più compresse, c pronte a scattare. Inoltre, egli sa che, se i il processo non verrà sospeso, 1 per lui queslo è soltanto l'inizio | di una lunghissima battaglia piena di tormenti. E' già duro per un giudice sentirsi accusare di aver sbaglialo. Ma è durissimo quando a questa accusa si affianca quella, ben più terribile e sinora per nulla provala, di voler mandare all'ergastolo un innocente per coprire il vero colpevole. Giampaolo Pansa ! i;|;!