Lo schedario delle ville di Guido Piovene

Lo schedario delle ville Lo schedario delle ville E' trmpo di schedari, invilivi (otografici, cineteche, irrisi razioni acustiche. Vi si sta travasando quello clic, d'ora in ora, sparisce intorno a noi; facciamo almeno questo. Nulla rimanga fuori da questo catalogo universale. 1-e edizioni milanesi Sisar stanno pubblicando una scric eli volumi illustrati in bianco e nero cri a colori con tutte le ville italiano, di grande o piccola importanza ma degne di ricordo. Usciti fino ad oggi: Roma, Bergamo-Brescia, i Navigli lombardi, Como-SondrioVarese, Belluno. F,' un vero e proprio censimento. Un volume può corrispondere a una sola provincia, ma quella Hi Vicenza ne ha richiesti addi nttura due. Li prendo come esempio, dato che il Vicentino dovrebbe essermi familiare. Il primo è dedicalo a sedici ville ritenute maggiori per importanza artistica o scenografica (la Rotonda, i Nani, la Rocca Pisana, Lonedo, Trissino, Biron, Castclgoinbcrto, il Casiello, Tliicne, Colleoni eccetera). || secondo ne scheda e illusila -MO. La divisione è l'orse leggermente arbitraria, si potrebbe passare qualche villa da un libro all'altro, ma questo conia poco. Impressionante è il ninnerò. Nel I')2l) Giulio l'asolo, studioso localo, censiva nel Vicentino conto ville più una, meno d'un quarto d'oggi; lorse, |xmò, la questione delle villo venete non era ancora diventata assillante. ■k * Lo era invece nel 1952. L'autore dei volumi di cui mi sto occupando, Renato Ccvcse, c lo stesso che allora, ventanni fa, introdusse nule le ville vicentine che conosceva in un primo catalogo generale delle villo veneto: 166. Ma nella seconda edizione del catalogo diventavano 224, c nella terza 253, sempre per opera dello .sie-.so ricercatore. Coi volumi di adesso, si ia il salto più lungo in una volta sola: 456. Non è ancora finito. Altro voci vengono a galla; so vi saranno altre, edizioni, ne avremo 500 e passa. E i confini dell'opera (il Vicentino) sono convenzionali. La campagna folta di ville continua da tulle le parti, nelle province di Treviso, Verona, Padova, Venezia. Era un tessuto architettonico che si stendeva, unno od omogeneo, dalla Laguna allo laide dei monti. (aimc mai questo paradosso ili ville antiche che crescono però di numero, in un paese come il Veneto, che non è corto inesplorato? Non ne conosco nemmeno una su dicci; me ne manca perfino qualcuna indicata come maggiore, sicuramente di Palladio; eppure sto parlando dei luoghi in cui sono nato. Naturalmente tutte lo villo ciano al loro posto anche qualche anno fa (molte, in migliori condizioni) e la loro moltiplicazione d'oggi si devo solo agli occhi di Renaio Cevcse. Un paese carico ili storia è come un archivio mai esploralo ilei tulio, un immenso solaio di palazzo nel quale ogni generazione scopro qualcosa sempre, clic può essere il meglio, cacciata via in tempi di cattivo gusto. Un uomo come Ccvcse continua a scoprire anello in una campagna come quella del Vendo, così civile c, in apparenza, senza nessun mistero. Basta ima pìccola automobile, che possa cut rare dappertutto, e avere occhi radioscopici, capaci di vedere le vecchie strutture anche dove sono coperte da alno più recenti. Anche la campagna più limpida, rastrellata così .sentiero per sentiero, si trasforma in un labirinto. Alcuni indizi mettono sulla buona siculi. Spesso un gruppetto d'alberi inni campagnoli, mostrandosi da lontano, nuli ci la presenza di un vecchio in si ih.micino iim.inn. I .e ville schedale del Vicentino sono dunque (per ora) 456. Ogni scheda è redatta come in un catalogo scientifico. In ognuna si Ita la descrizione dell'insieme, delle pani e dei particolari, e un'analisi critica che, oltre al giudizio estetico, giunge al nome dell'architetto (spcs.o l'attribuzione c controversa, specialmente se c in hallo il nome di Palladio) indicando le deviazioni dal piano originale e le aggiunte. Si ha la bibliografia (se esiste) della villa, i passaggi di proprietà, le iscrizioni, le stampe o i disegni (quando vi sono) di com'erano alcune costruzioni molto alterato. In alcuni casi famosi, si ha il piano intero di ville rimaste a metà o anche piti indietro; due, lo più grandi e ambiziose, una Tliieiir c una Trissino, che disegnò Palladio, rimasero sulla carta, nemmeno cominciale. Con il suo censimento, facendo conoscere ville finora inosservate, Ccvcse aspira anche ad offetii piatici. Vorrebbe impedire clic si continui a distruggerlo. Come ancora si può vedere, benché piena di buchi, la rete delle villo venete è più che un complesso di monumenti di vario grado d'importanza. E' l'immagine stessa di una civil tà. Quelle ville, coi loro campi intorno, erano il fondamento dell'economia prima che cominciasse la decadenza veneziana. Su di esse erano fondati anche i palazzi cittadini, e tra villa c palazzo perciò si stabiliva un legame organico. Cina e campagna, nel Veneto dei grandi secoli, vivevano inseparabili, formando uno spazio economico o architettonico continuo; la campagna era una ciità rarefatta. Questo spiega perche lo ville siano tanto c anche perche sia necessario segnalarle tulle. Qui c molto minore che altrove lo stacco eil il contrasto tra la villa del grande proprietario e quella del piccolo. Non esistono, o quasi, ville regali o principesche, ma soltanto dimore di campagna per gentiluomini; il grande e il piccolo riflettono la stessa civiltà, come il laghetto e la pozzanghera riflettono la stessa luce; qualche colonna e qualche statua non si nega a nessuno. Vi è una relativa democrazia architettonica tra i diversi livelli dei ceti superiori. Le esplorazioni di Cevese gli hanno Imitato una scopeiia d'ordino generalo. I castelli e 10 rocche, adatti ai tempi bellicosi, erano molli anche nel Voltolo prima che diventasse dominio veneziano. Furono sopraffatti e buttati ai margini dall'alluvione delle ville, ornato ma con fine pratico, che portò la Repubblica. Quest'alluvione, scopre Cevese, cominciò molto prima di quanto si ritiene. Le ville cominciano già ad essere numeroso nei primissimi anni del Quattrocento, cosa che può slttggire, perché le architetture quattrocentesche sono meno vistoso di quelle successive o spesso quasi cancellale. Il secolo dopo, e Palladio, diedero alla campagna veneta, con le scalinate, i loggiati, le colonne, le statue. 11 carattere architettonico per cui si distingue dalle altre, lauto pili che l'impronta di Palladio rimase, malgrado i mutamenti di stile, nei secoli successivi. Ma la civiltà veneta, in quanto civiltà di ville, si era già presentata molto prima di assumere il volto con il quale l.i conoscono tutti. Vi è però un suggerimento di Ccvcse che a me interessa più di tutti, e forse, come a me, a molli alni: è il terreno su cui vorremmo veder lavorare chi ne avesse la preparazione. E' oramai caduta l'idea di un Palladio architetto grande ina scolasticamente devoto agli esempi dell'antichità, d'un del I riva . si è pollati a chici sua architettura, neoclassicismo accademico, iinìt.ito e copiato in tulle lo parti mondo proprio perché ofIclli clic piacevano dappertutto .il gusto medio dei ceti ahi. (;(,me Palladio ci appare oggi, la pane manierista prevale su quella neoclassica. Fuori delle etichette, vediamo I-i genialità, l'imprevisto, la novità drammatica delle suo invenzioni, dorsi se tuli'al irò che tranquilla, serena solo per altezza di qualità, non tosse tale anche (icrchc sorgevi in una città lacerata dalle lotte di religione. * * Serpeggiava infatti a Vicenza una rivolta protestante, con ridessi sociali, a cui partecipavano le classi alle. Vi confluivano luterani, anabattisti, sociniani. Il protettore di Palladio, Giangiorgio Trissino, lottò lungamente col figlio canonico c luterano (che tentò d'ammazzarlo) e, come luterano, lo lece morire in prigione. Questa è storia nota, non l'insieme dell'agitazione protestante a Vicenza, né come fu repressa. Nonostante quanto ne scrissero storici come il Caniiinori e alcuni ottimi specialisti locali, ne sappiamo tuttora poco; quel poco, senza vita di falli, personaggi o luoghi. Un lavoro di occultamento fu compitilo più tardi e rende oggi difficile qualsiasi indagine. Ad ogni modo, è un'idea ferule quella di legare il Palladio e la sua architettura a questi anni turbolenti, come l'altro grande architetto venuto dopo, lo Scamozzi, è legno alla Controriforma, nella città tranquilla e vescovizzata che nacque dalla repressione. Ma l'intuizione principale che il libro porta è ancora liliali ra. Vi lu rivolta religiosa; da anticattolica che era, poteva trasformarsi in anticristiana in qualche ambiente aristocratico. Non soltanto il protestantesimo nelle suo varie forine era gettato contro il cattolicesimo, ma anche il culto dell'antichità, che così diventava un elemento rcligioso-po litico di contestazione. Protestantesimo e spiritualismo pagano ribollivano nella lotta, antitetici ma alleati. I" anche questa un'ipotesi su cui varrebbe la pena di lavorare, l.c ville ne nascondono qualche conferma? Quella tele di ville è anche un discorso articolato ira pianura e collina, il discorso di una civiltà che rimase, per lami aspetti, mula. E si espresse mollo in ligure (architeliilio, affreschi, quadri), mollo niello in parole. Forse in quelle lìgule possiamo ancora leggere. L -11 centro di rivolta proloslaiile fu, a quanto sembra, la grande villa Godi, oggi Maliiivcrni. a Lonedo, opera di Palladio: quella, por intenderci, usata di Visconti per il film Seti,n. Il libro ci propone di studiare i simboli degli affreschi che coprono le pareli delle sue sale, scoprendone, se vi sono, i signilìciii nascosti; caso inai ne uscisse una specie di Villa del Casale di Piazza Alluci ina, i inqucceiitcsca ed ai piedi delle Prealpi. Tulio questo va olire l'architettura delle ville, la Ioni semplicità o serenila apparente. Guido Piovene

Persone citate: Colleoni, Palladio, Renato Ccvcse, Scamozzi, Visconti