In Liguria il turismo è riuscito finora a tappare i buchi lasciati dall'industria

In Liguria il turismo è riuscito finora a tappare i buchi lasciati dall'industria La situazione dell'economia nel "triangolo industriale 99 In Liguria il turismo è riuscito finora a tappare i buchi lasciati dall'industria Il calo dell'occupazione nelle attività industriali (—1,54 per cento) e nell'agricoltura (—4,8) risulta compensato dall'aumento nel settore « terziario» 1+6,42) - Gli imprenditori faticano a trovare finanziamenti - L'impegno della Regione per facilitare nuovi crediti - La questione delle aree (Dal nostro inviato speciale) Genova, 19 febbraio. Il « triangolo industriale ». formato da Piemonte, Lombardia. Liguria, esiste ancora? 1 genovesi dicono di no. In questa negazione sono unanimi: imprenditori e sindacalisti, amministratori pubblici r studiosi, «Se Piemonte e Lombardia perdono colpi, dicono, l'economia ligure si sta lentamente sgretolando ». Per dimostrare che non sono « pessimisti per partito preso » citano fatti e cifre. Edilizia turistica « In Liguria, dichiara ti segretario rrgionalc della Cgil, Luciano Lanza, la caduta del l'occupazione non accenna a fermarsi Negli ultimi dieci anni, t e stala una riduzione di 27 mila unità, pari al 3.95 per unto, malgrado l'au menlo della popolazione. La forza di lavoro e scesa dal 39,9 al 35,7 per cento. Oggi siamo al di sotto della me dia nazionale ». Scomponendo i rì;iti risulta che si è verificala una diminuzione del 4.8 per cento in agricoltura dell'I.54 pei cento nell'indu- stria, contro un aumento del 6 42 per cenl0 nel lcrziario ,, ,. j, Alla Cisl, il segretario re «ionale, Renzo Bertuccelli, c-s serva; «h bene notare clic "n,,"! ,l :'" 'Kr "v"r •'"'■'•'' "; !«v'ìro (contro '' ver unto della Lom bardia e il 31 per cento del "terziario" asceti to Eie moni pi K:.so e alimentato da attività quanto mai preenne nel rommercio e nel turi mo Si tratta, per larga parte, di sottoccupati. L'appa reati sviluppo del "terziario" denuncili l'instabilità di tutta la struttura economica». Come si spiega che nella graduatoria nazionale del rad-dito per abitante le province di Genova e Savona, figurano ì primissimi posti e quelle ili Imperia e La Spezia sono in ottima posizione, al decimo e al ventunesimo posto? Alla domanda risponde il professor Giorgio Giorgetti dell'llres (il dinamico Istituto di ricerche economiche e sociali diretto Sergio Vaccai un ilio dei fattori di rendila. dici con icnte ancora di con servare un certo reddito. Mi spiego le industrie pubbliche unii licenziano per evidenti molti i pulitici; il mare c'è c le «ai i, per ora, continuano ad arrivare in porto dove però, non si jione mano alle iteci norie razionalizzazioni; il turismo va avanti alla giornata .n..-. piani e programmi, l'edilizia turistica — per i piemontesi ed i lombardi che fi'}!.uno la "casa al mare in nianli, ma stiamo rovinando le arce necessaria ulto i il appo della regione »dal professor« Lo sfrutta1 Giorgetti concitidi ua requisitoria con in quietanti interrogativi: « Poi sono fllU,,ri ai rendita-mprogressiva diminuzione, fi-j no a tiuando potranno essere 10 unni, an- sfruttati? Per corri? E poi? ». Si dice, ed è in parte vero, che in Liguria mancano gli spazi per lo sviluppo indu I striale. «Le aree, afferma il I presidente della commissione | regionale per l'industria, An j ionio Canepa, ci sono. La co so che manca di più è lo spi 'ito imprenditoriale. Non si 1 vogliono correre rischi: cosi e . i e i è e e ; r i o a . si investe in case ». Soldi stranieri I « vuoti » lasciati dalla «scarsa imprenditorialità» degli operatori economici liguri vengono colmati, in qualche misura, dal capitale straniero. E' in corso uno studio dell'llres sugli investimenti r ] csieri in Liguria. Dalle prii me indicazioni risulterebbe che il Ili per cento delle aziende con più di 50 addetti fanno capo a capitale straniero (contro una inedia nazionale dell'I 1 per cento). Non soltanto i privati, ma anche le aziende pubbliche investono meno del necessario in Liguria. Nel settore siderurgico, l'esempio dell'« Oscar Sinigaglia » di Cornigliano vale per tutti. Era un impianto modernissimo, oggi è vecchio. Per raminodernarlo occorrono 100 miliardi. Erano previsti nel piano siderurgico nazionale del 1971. Ora, di fronte agli -I impegni per il «raddoppio» -1 a Taranto e per la creazione -1 del quinto Centro siderurgia co in Calabria, si teme che - l'inizio del rammodernamene | to venga posticipato al 1976. « Si tenga conto, avverte il direttore dell'llres, che le industrie pubbliche in Liguria assorbono il 36 per cento dell'occupazione regionale e danno lavoro ad una serie di piccole e medie imprese». Il presidente dell'Unione industriale, Gianbattista Parodi, dice: « Le aziende meccaniche piccole e medie dipendono molto dall'industria pubblica. Noi vediamo sempre con preoccupazione la mancata realizzazione dei programmi dell'industria pubblica ». C'è anche un altro tema che, proprio in questi giorni, accende vivaci polemiche e provoca scioperi di protesta: quasi tutti i centri di decisione delle imprese liguri sono fuori della regione. Non è ima battaglia campanilistica dettata da « provincialismo ». Nasce dalla constatazione che a Roma, a Trieste (dove e stala trasferita la sede dell'Italcantieri), oppure all'estero per il capitale straniero « i problemi liguri si vedono meno ». L'assegnazione della sede dell'Italcantieri a Trieste, si afferma, segnò il declassamento dei cantieri di Sestri e del Muggiano a La Spezia. Ora è la volta della direzione dell'Italsider. Poiché la maggior parte della produzione siderurgica è stata «meridionalizzata» è illogico che la direzione resti a Genova, dove :i00 dei 2000 dipendenti della sede centrale lavorano esclusivamente per Taranto. Tra l'altro, per assicura¬ re la sopravvivenza della linea aerea Genova Taranto, ITtalsider spende 18 milioni al mese. I liguri si sono ribellati contro questi ragionamenti. Sono scesi per le strade. Dicono che « è ora di battere i pugni sul tavolo ». Con disperazione, si « sono ribellati» anche alla decisione, presa in Inghilterra, di chiudere la « Paragon » ( una fabbrica genovese che produce moduli per elaboratori elettronici). Per opporsi alla smobilitazione, voluta da capitali stranieri, gli operai occupano la fabbrica da oltre quattro mesi. Che va bene ? Dopo aver raccolto tante indicazioni negative sull'economia ligure, ho provato a capovolgere la domanda. Al presidente dell'Unione delle Camere di commercio, Massimo Risso, ho domandato che cos'è che « va bene » in Liguria. « L'allestimento e la riparazione delle navi, ha risposto, ha. un buon andamento. I noli delle navi manifestano segni di ripresa. Nel turismo ce la siamo cavata: l'ultimazione delle autostrade ìfa incrementato le gite di fine settimana. Poiché la genie oggi e più propensa a spendere che ad investire, noi raccogliamo i frutti ». Poi, anche Risso è tornato su toni negativi: a La situazione dell'industria, ha proseguilo, e peggiore di quanto indichino i consumi di energia elettrica. Sono caduti, infatti, i settori che consuma¬ no poca energia, ma occupano molle braccia, come l'edilizia. Le piccole e medie aziende hanno gestioni dissestate perché non sono finora riuscite a recuperare, con un incremento della produttività, il forte aumento dei costi detcrminato dai migliorameli li. salariali c dulia riduzione degli orari di lavoro». Il presidente dell'Unione delle Camere di commercio non vede segni di ripresa: « Tulio, dice, e condizionato dalle soluzioni politiche. Siamo in fase di attesa ». 11 presidente dell'Unione Industriale, Parodi, aggiunge: «La mancanza di segni, di, ripresa deriva, in parie, da una crisi di fiducia. Non è che si abbia paura di una rivoluzione. Però siamo ormai in fase, di rinnovo dei contratti di lavoro, specialmente per i melai meccanici. L'incertezza deriva dall'impossibilità di prevedere ì costi futuri e le basi su cui si dovrà operare ». Parere negativo Un «giudizio negativo» esprime il segretario regionale della Cgil, Lanza, il quale chiede « modifiche sostanziali nelle scelle delle autorità governative e delle Partecipazioni statali, noiichc un incremento delle iniziative pri vate, "dirottando " gli impieghi parassitari ». A sua voli a, il segretario regionale della Cisl, Renzo Brrt.uccelli, osserva: « Ostinarsi a cercare nella mancata pace sociale la causa di fondo delle difficoltà del nostro sistema produttivo, significa precludersi la ricerca delle soluzioni e delle scelte necessarie ». Lo piccole e medie industrie, che hanno oltre 90 mila addetti e rappresentano la metà delle forze di lavoro del sei toro industriale, vanno male. Il problema è slato sollevalo, l'altro giorno, in Consiglio regionale da una mozione dei consiglieri Pastorino, Rullino c Massardo. L'assessore regionale all'industria, Filippo Basso, hn parlalo di «situazione pesante, che lascia con il fiato sospeso, alla quale si aggiunge In difficoltà di ottenere il credito». Il consigliere Gustavo Gamalero si e chiesto: « In una situazione di mercato cosi pericolosa e fluttuante, com'è possibile pensare che un piccolo industriale possa continuare a pagare interessi del Vll-12 per cento? Clic cosa dovrebbe guadagnare?». Inoltre, Gamalero ha sottolineato che le banche prestano danaro soltanto sui beni immobili: « In questo modo si pre miano coloro che hanno investito i profitti dell'azienda in appartamenti invece di l'ammodernare le attrezzata re», 11 dibattito, al Consiglio regionale, si è concluso c»n l'impegno a studiare sis* che facilitino l'accessi ....e fonti di finanziamento i ui seni ano di ridurre l'incicip degli ini eressi, Sergio Devecchi Genova. Operai in sciopero, durante una recente manifestazione di protesta (Nazzaro)