Murilo Mendes e le due libertà di Angela Bianchini

Murilo Mendes e le due libertà Murilo Mendes e le due libertà | Murilo Mendes: « Poesia libertà », a cura di Ruggero Jacobbi, Ed. Accademia Sansoni, pag. 202, lire 1800. Nel tracciare la storia della poesia, bisognerà forse tener conto un giorno deU'isoirazione italiana di alcuni poeti stranieri di questi anni; e converrà parlare, allora, dei lunghi soggiorni romani eli Jorge Guillén di qualche anno fa, di Rafael Alberti e Murilo Mendes, che abitano entrambi a Roma da molto tempo. Murilo Mendes è brasiliano dello Stato nordestino di Minas Gerais, e vive ora in piena Roma vecchia, in un bel palazzo settecentesco, dave la solennità degli ampi ambienti si sposa con l'astrazione di composizioni artistiche attualissime. La cosa non è senza importanza perché in questa fusione di nuovo e di antico, nell'ordine quasi monacale con cui Murilo tiene il suo studio, dove presiedono i ritratti di alcuni suoi numi tutelari (primo fra tulli Mozart), va visto un riflesso della sua poesia. Ma, prima di tutto, per essere intesa, specie dal pubblico italiano e europeo, quest'arte deve essere inquadrata nella sua cornice naturale, la letteratura brasiliana: com'è noto, essa ebbe un andamento diverso da quello del resto dell'America Latina, e, nello sforzo verso i'« incorporarsi della maturità della coscienza letteraria nazionale, del lavoro di approfondimento del senso brasiliano della letteratura », raggiunse un punto altissimo, forse il più alto nel 1922, con l'esplosione del Modernismo. Era questo un nuovo stile, infatti, che nasceva nella coscienza artistica e letteraria per affrontare, rappresentare o esprimere la realtà brasiliana, pur senza volgete le spalle all'Europa. Esigenza religiosa - Al momento del Modernismo, che vide la famosa setUmana dell'Arte Moderna di San Paolo e il fiorire di j I grandi scrittori (si ricordino Oswald de Andrade, autore delle Memorie sentimentali di Joào Mirarner, e Mario de Andrade, al quale dobbiamo il bellissimo Macunaima, entrambi tradotti in italiano) e soprattutto una rivoluzione del costume e del sentimento in tutta la mentalità brasiliana, Murilo era ancora assai giovane: nato nel 1901 in una regione povera, ma ricca di cultura, in una famiglia di antica ascendenza brasiliana, già preso tra le rivelazioni della poesia e un bisogno religioso che finì poi per impor- l l a à e i i j si definitivamente, egli trasse da quella primavera, e soprattutto dalla già assidua lettura dei simbolisti, un suo tipico modo di giustapporre diverse realtà sociali, pronte ad esplodere al tocco del suo humour. Non è un caso che coincidano, in lui, in quegli anni, diversi elementi: una sorta di apprendistato da impiegato di banca, (quanto mai antitetico al suo spirito libero e forse a lui altrettanto ostico quanto doveva essere l'ufficio di doganiere a Rousseau e a Kafka), l'amicizia con il poeta filosofo Ismael Nery e 1 primi viaggi in Europa. Tutto questo già si fa sentire nella primissima lirica dell'antologia appena pubblicata, introdotta e curata da Ruggero Jacobbi, in quella Marina di un tragicamente operettistico Brasile: « La flotta non potè partire per le manovre I perchè sì era alla vigilia di carnevale. ' I marinai piombarono nell'acquavite 1 e nelle tornite odorose braccia I di tutte le mulatte sparse per la città». o e i e o e e o i a i i , i er- a oni n oo e orè oe. e en e fe n ei ie rnò la mL'antifascismo Ma la storia vera della lirica muriliana comincia anche più tardi, quando, dopo il 1930, nell'astrazione confluiscono la fede religiosa e l'antifascismo, che in Murilo sono sempre due leve di libertà, sempre sul punto di essere perdute, sempre necessariamente riscoperte. Quesl a poesia, molto semplice e molto complessa, che si ricrea da sola ad ogni momento ed è assai più facile a leggersi che a presentarsi, possiede alcune caratteristiche singolari e ben definite. Innanzi tutto, la visione di un mondo che non è indifferenziato, ma pieno di cose che vanno in qualche modo ritrovate perché, appunto, ci attendono: « In un luogo di musica gli immortali ci attendono: I numerosi uccelli, lune vaganti hanno nostalgia di noi. I Ci mandano squadriglie di miti per proteggerci. I Ospitiamo compugni imprevedibili: I la Maschera di Ferro, Nosferalu, I magari l'Orfana del Castello Nero... ». Esistono tra ciueste cose, « i riti dissonanti del dolore », oppure la morte « che nessuno vede », la morte « segreta, senza ambagi, I Morte senza lamento né giustificazioni, prima della morte », e il poeta, pur tentandolo, non può ignorarle, perché compito suo è il testimoniare, l'additare col canto lo scopo dei «segni della terra, forme vane del mutevole pensiero, forme organizzate dei sogni ». La chiarezza, dunque, presiede a questa poesia, apparentemente cosi densa e le dà un senso dolorante e doloroso, religioso e civile. In questa luce va considerato anche il soggiorno di Murilo in Italia e l'ispirazione italiana che, approfondendone le suggestioni di avanguardia (« un grosso poeta di avanguardia», lo definisce Jacobbi: ma come sarebbe bello trovare un aggettivo più elegante per il raffinato Murilo), arricchisce anche il senso di una convergenza, la quale è storica, umana, sociale, politica insieme. Dell'epoca italiana è l'Elegia di Taormina, con il senso della « beltà insopportabile ». il ritrovamento del Tempo Spagnolo e, sotto il segno della Convergenza, quei «graffiti» fSu un muro di Roma, Per Ippolita. Per Pirunesi, Per Borrominii che più ci restituiscono l'immagine di un Murilo plurimo, da vedersi ora nella limpidezza d'un Mondrian ora nello spazio bianco di Ungaretti, ora nell'impulso del trilingui smo, ma sempre dominatole di epoche di avventure umane, di scelte difficili, restituite con castigata lucidità. Angela Bianchini

Luoghi citati: America Latina, Brasile, Europa, Italia, Roma, San Paolo, Taormina