Lo stalliere ucciso usciva spesso con la tedesca: cavalcale, cernette di Remo Lugli

Lo stalliere ucciso usciva spesso con la tedesca: cavalcale, cernette Le indagini sul misterioso omicidio nella villa presso Como Lo stalliere ucciso usciva spesso con la tedesca: cavalcale, cernette Gli amici della vittima dicono però che l'uomo negava di avere una relazione con la giovane donna - Non si capisce perché non si sia l'atto riconoscere quando è andato di notte, a piedi e con la pila spenta, nella casa tra i boschi - Oggi il magistrato interrogherà la vedova e domani l'amante dello sparatore triestino i Dal nostro inviato speciale) i Como. 17 febbraio. Il sostituto procuratore del- I la Repubblica dottor Del Franco, che conduce l'inchiesta sul giallo del villino tra i I boschi, oggi non ha interroga- j to nessuno. E' stata una gior-1 nata di valutazioni: il magistrato ha preso in esame il rapporto dei carabinieri che è j arrivato stamattina e i primi risultati dell'autopsia sulla salma dello stalliere quarantenne Dazio Antoniazzi. L'omicida, Tito Dario Visin, 30 anni, che ieri era stato I interrogato per sei ore dal dottor Del Franco, presenti i due difensori avvocati Bovio e Levoni e l'avvocato di parie j civile Parravicini. questa mattina ha ricevuto in carcere la J visita del padre. Bruno, che èi agente in borsa, e della madre. Ai genitori è apparso! sereno, fiducioso che la sua posizione sarà chiarita. Tito Dario Visin è stato arrestato, nella villa di Locate Varesino, la notte di lunedì, i un'ora dopo che egli aveva j sparato da una finestra quattro colpi di carabina, due dei j quali avevano raggiunto lo stalliere. L'arresto, in flagranza di reato, è avvenuto per omicidio volontario, ma non : c'è poi stato contro di lui un j ordine di cattura, cioè il ma- gistrato non si è ancora pro nunciato: lo farà non appena avrà ultimato gli interrogato ri dei testi e completato le indagini, Le valutazioni di oggi hanno forse indotto il magistrato a considerare la drammatica vicenda in senso pia benevolo nei riguardi del Visin. consi derando la sua responsabilità più nell'ambito dell'omicidio IIIIII colposo che in quello dell'omicidio volontario. Si sa che il Visin ha detto sin dal primo momento di avere sparato a scopo intimidatorio in direzione della piscina, che è a otto metri dalla casa, perche i colpi, rintronando nella I laKateliqnscdscctdci é n o , e l . a va l : ae». re. cavità della vasca, produces- iMsero un rumore maggiore. E i i si sa anche che ii corpo deiio ! stalliere è stato trovato a j I circa quattro metri dalla ca- j ; sa, cioè a metà percorso tra il i villino e la piscina. Le risultanze finora emerse : ( tra cui l'inclinazione della : traiettoria e il percorso della : pallottola nel corpo) fanno I pensare che effettivamente ! Dazio Antoniazzi al momento : degli spari si trovasse quasi : al bordo della vasca e stesse procedendo verso destra. Do; po essere stato colpito, egli avrebbe fatto qualche passo i in direzione della casa, poi sarebbe crollato; il perito seti tore ha valutato che egli sia morto nel giro di cinque mi! nuli. Restano da vedere molte , cose: prima di tutto che cosa faceva lo stalliere a quell'ora vicino alla casa dei suoi amici — il Visin e la giovane tede: sca sua convivente, Katia Kretschmer. 26 anni — e perché batteva contro i vetri | e le porte come se volesse entrare, senza dire chi fosse né rispondere al «chi va là» del Visin. Dice Katia che quando, raramente, l'Antoniazzi aveva bisogno di recarsi di sera al villino, prima telefonava e all'arrivo suonava il clacson della sua «500» e faceva il fischio col quale era solito chiamare i cavalli. Lunedi sera, invece, il suo comportamento è stato del tutto diverso: ha lasciato la vettura in l una stradina appartata, è salito alla villa per una scalinata | nel bosco e non ha detto chi J era. Il magistrato ha in programma di sentire domani la vedova dell'Antoniazzi, Luisa Malocchi, 39 anni, e dopodomani Kalia Kretschmer. Due interrogatori sai quali il dottor Del Franco ripone molte | speranze per un chiarimento dell'oscura vicenda. Noi. come abbiamo ampiamente riferito nei giorni scorsi, abbiamo parlato con entrambe, riportandone versioni nettamente contrastanti: secondo la vedova, tra suo marito e Katia c'era una relazione amorosa; secondo la giovane tedesca, i loro rapporti erano limitati all'amicizia e alle questioni inerenti l'equitazione. Oggi pomeriggio, a Tradate, nell'attesa dell'ora dei t'unera-1 li dell'Antoniazzi (il feretro| era stato portato nel cortile di via Carso 2 dove abita il fratello Carlo) gli amici della vittima raccontavano della grande amicizia che c'era tra Dazio e la tedesca. Facevano insieme lunghe cavalcate nei boschi, a volte raggiungevano anche il paese, sempre cavalcando. Si fermavano davanti ai negozi, lui scendeva a l'are delle spese per lei: altre volte andavano a mangiare in una trattoria, soli. Però gli amici riferiscono anche che ogni volta che hanno scherzosamente e confidenzialmente rivolto a Dazio qualche insinuazione sui suoi rapporti con la tedesca, egli ha sempre negato ogni legame. . Il fratello Sergio ha raccontato un particolare che forse può avere una certa importanza: «Lunedi mattina, alle 11. passando sulla provinciale per Varese, a Carbonate, ho visto Dazio fermo a fianco della strada, intento a leggere il giornale. Gli ho chiesto come mai era li e mi ha risposto che aspettava una macchina. Non gli ho domandato altro, sapendo che era piuttosto chiuso e non riferiva i suoi affari privati. Sono rimasto una decina di minuti con lui, poi Dazio si è stancato di aspettare inutilmente e, insieme, siamo andati in un bar». Che macchina era che doveva arrivare? Forse la Porsche del Visin? C'era qualche affare da chiarire, tra i due? E lo stalliere si è forse deciso alla sera ad andare al villino per quell'incontro? A questo punto, però, non si capisce perché egli non abbia suonato il clacson e fischiato come era solito fare per essere riconosciuto. Katia e il suo convi- vente Visin affermano di ave re sentito soltanto dei rumo- ri, nessuna voce e di non avere udito alcuna risposta all'intimazione del «chi va là» fatta dalla finestra prima deli spari. Il magistrato cerca di accertare se questa circostanza è vera; il suo compito, ovviamente, è anche quello di sospettare che le cose possano essere andate diversamente: che, ad esempio, l'Antoniazzi abbia gridato il proprio nome e che sia stato accolto con gli spari. Una cosa, comunque, è certa: lo stalliere era disarmato, aveva soltanto in mano una pila che al momento in cui è stato colpito dai proiettili era spenta. E in tasca aveva quella lettera scrittagli in tedesco dal fratello di Katia, il quale aveva avuto occasione di passare una vacanza nel villino e di andare a cavalcare nella cascina delle betulle. Lettera che Katia dice di avere tradotto a Dazio tempo fa; lui, invece, proprio lunedi aveva riferito alla moglie che Katia si rifiutava di tradirgliela. Remo Lugli Como. Katia Kretschmer e lo stalliere ucciso, Dazio Antoniazzi, in una foto ripresa qualche mese fa (Telefoto)

Luoghi citati: Carbonate, Como, Dazio, Locate Varesino, Tradate, Varese