Undici grandi città affrontano i gravi problemi della scuola di Alberto Papuzzi

Undici grandi città affrontano i gravi problemi della scuola Convegno di sindaci e assessori a Torino Undici grandi città affrontano i gravi problemi della scuola L'incontro lunedì a Palazzo Madama - La relazione sarà tenuta da Zangheri, sindaco di Bologna - Eccezionali aumenti della popolazione: a Torino i ragazzi tra i 6 e i 14 anni sono passati da 64 mila nel '55 a 139 mila nel 70 - Le inadempienze dello Stato e le difficoltà della scuola materna - Nella riunione sarà affrontato anche il tema dei pubblici trasporti « Alle elementari Iti Stato mi offrì una scuola di seconda categoria: cinque classi in un'aula sola. Un quinto della scuola cui avevo diritto. Scuola peggiore per i poveri fin da piccini. Finite le elementari avevo diritto ad altri tre anni di scuola. Anzi la Costituzione dice che avevo l'obbligo di andarci. Ma a Vicchio non c'era ancora scuola media. Andare a Borgo era un'impresa. Chi ci s'era provato aveva speso ' un monte di soldi e poi era stato respinto come un cane ». E' un brano di un famoso libro sulle strutture dell'istruzione dell'obbligo: « Lettera a una professoressa », scritto dai ragazzi di Barbiana, gli allievi di don Milani. Da allora sono trascorsi circa dieci anni: le cose nella scuola italiana stanno tuttora così? Una risposta dovrà venire dal nuovo incontro tra i sindaci delle grandi città italiane, quelle con oltre 300 mila abitanti: Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova, Palermo, Bologna, Firenze, Catania, Venezia e Bari. Il convegno è fissato per lunedì a Torino in Palazzo Madama, su iniziativa dell'Associazione dei Comuni italiani fAnei). I dati sulla scuola — per ragioni burocratiche non sempre chiare — non sono aggiornati. Vengono diffusi con anni di ritardo. Ma in questo caso, sarà possìbile un confronto dal vivo, attraverso le testimonianze di questi sindaci, dei loro assessori, delle loro opposizioni, di chi con i problemi della scuola si scon. tra ogni giorno. Val la pena di ricordare, anche solo per inciso, che il primo incontro delle grandi città fu tenuto in ottobre a Milano, per iniziativa di Porcellana, sindaco di Torino, e di Aniasi, sindaco di Milano. In quell'occasione furono individuati i problemi di fondo delle 11 aree metropolitane (in cui si addensano 18 milioni di abitanti, quasi un terzo della popolazione italiana). Ora si inizia un lavoro per settori. Scuola e trasporti sono stati scelti per primi: i più urgenti. Le relazioni saranno affidate rispettivamente a Zangheri, sindaco di Bologna, e a Darida. sindaco di Roma. Sui trasporti si era già parlato molto durante il primo convegno. Poi Roma ha fatto l'esperimento dei servizi gratuiti: tentativo di rendere concorrenziale il mezzo pubblico rispetto alla motorizzazione privata che rischia di soffocare le grandi città. In gennaio, a Torino, si è costituita uns Conferenza permanente dei pub blici trasporti, per creare i pre supposti di una politica unitaria per treno, tram, autobus, metrò. La Stampa ha pubblicato diversi articoli. Anche la scuola è di scottante attualità, ma per questioni interne. Meno si parla dei problemi concreti, gravi e continui che essa pone ai Comuni. Avvio faticoso Improvvisi, superiori alle previsioni, sono stati gli aumenti annui della popolazione scolastica nelle grandi città, e nelle loro aree. A Torino i ragazzi tra i (i e I 14 anni erano (Il mila nel 1955: alla line del '70 superavano i 139 mila. A Napoli nello stesso periodo gli iscrìtti alle scuole elementari e medie di tutta la provincia sono saliti da 3110 a UH) mila. A Milano è concentrato l'80 per cento di tutte le aule disponibili entro l'area metropolitana (circa 2500). A Roma, nel 1966, fu redatto un piano comunale per la scuola: prevedeva un incremento scolastico di 10 mila studenti all'anno. Ebbene, nel '66-'67 frequentavano le elementari e le medie della capitale 310 mila alunni, nel '69-'70 erano già 354 mila. Un paio di scuole si costruiscono facilmente, ma quando da un anno all'altro ce ne vogliono non due o tre ma una ventina? Ecco la situazione in cui si sono trovati, come in un l'ondo di sacco, i grandi Comuni italiani, sia pelili spinta dell'immigrazione meri, dionale (Torino, Milano, Genova) e delle ondate di inurbamento dalle campagne abbandonate (Roma, Napoli, Palermo), sia per l'applicazione integrale ed effettiva dell'obbligo fino ai 14 anni, con l'istituzione della media unica. E lo Stato? I sindaci lo accusano, non da oggi, di non aver offerto mezzi sufficienti alle amministrazioni locali. Di aver mancato a impegni fondamentali, come per la scuola materna. E di aver disatteso le speranze dell'ultima legge sull'edilizia scolastica. Per mettersi in moto, la macchina comunale ha dovuto vincere queste resistenze. Avvio lento e faticoso. Ripercorrendo la storia delle amministrazioni comunali di grandi città, si ha l'esatta sensazione di un vuoto, di un'impotenza sui problemi della scuola almeno fino a 4-5 anni fa. L'assessore Querci dell'animi prone!norisle perdodatPfraVizconanallspescune finstamedi perci modeturscuapgrapresconaziguitiiiCcdaAcoscseca1 tepdp7 Pmta4 2 mtonmdpmshCLcnpcrti rnitrazione di Firenze (lavori pub- blici) dice: « In un anno, cioè dal ' e 70 al '71 abbiamo costruilo 57S nuove aule e 25 palestre, spendendo oltre 11 miliardi, di cui li e mezzo a carico direttamente de! Comune. Ma si tenga conto che dal '6i al '711 furono costruite solo 4SI) aule c dal '45 al '61 appena 240 ». E aggiunge: «Il prossimi) anno non solo non avremo doppi turni, ma ci saranno diverse aule libere ». Una condizione privilegiata, nonostante le spese per l'istruzione dell'obbligo gonfino i bilanci di tutti i grandi Comuni: a Torino 14 miliardi, a Bologna altrettanti. In un dibattito a Genova, l'opposizione denunciò carenze di 415 aule nelle scuole elementari e 267 nelle scuole medie: nessuna classe dell'obbligo rispetta il limite dei 25 alunni, in quasi lui te le scuole si (anno i doppi tur CednfniCvcallcbprgtvasili, e il fabbisogno di edifici e di ; tarce per la scuola è stato calco- , glalo in 3 milioni di metri quadra- I li da reperire sul territorio co- ! dmunale genovese Si aggiunge :1 | n problema degli slabili non ido-ne!: non mollo tempo fa, a Mila no, è stata condotta un'indagine: è risultalo che il 23 per cento delle aule nelle elementari e il 37 per cento di quelle nelle medie dovevano essere considerate inadatte. Per Torino dice già molto una franca dichiarazione dell'assessore Viziale (Pubblica Istruzione) in consiglio comunale meno di un anno fa: ii Le carenze relative all'edilizia scolastica sono notespecialmente nell'ambito della scuola dell'obbligo. L'eliminazione dei doppi lumi è e rimane ifine principale ». E' stato impostato un piano quinquennale, come in molle altro città: i tempdi intervento sono lunghi. Dappertutto, sindaci, assessori, uffici stampa dei Comuni cui ci siamo rivolti, parlano soprattutto delle azioni impostate per 11 futuro: si va dai 18-20 miliardi tra scuola in costruzione e scuole da appaltare a Roma, ai 13-15 in programma di spesa a Torino, ai 6-7 previsti per risolvere i problemscolastici di Venezia. Ma l'edilizia non è la sola spina nel fianco delle amministrazioni comunali per quanto riguarda la scuola. Con il funzio¬ messo sociale, si sono sviluppate esigenze tanto legittime quanto ampie: ia scuola materna, Il doposcuola e la reiezione scolastica, la scuola a tempo pieno, l'assistenza agli alunni, la medicina scolastica, eccetera, fino al eorsi facoltativi di lingue o di ginnastica. Anche qui, i Comuni lamentano le continue inadempienze dello Stato. Asili occupati L'assessore Viziale ha detto: «La legge sulla scuola materna stata- I le é rimasta finora assai poco ope- nile. L'assistenza scolastica non esisterebbe, se non intervenisse la città con massicci provvedimenti. Il doposcuola nelle medie e il tempo pieno nelle elementari rnglzrndncszsrqdtmosono quasi allo stalo di enuncia- I zione teorica ». A Torino le classi I selementari che tra mille difficoltà I fpossono fare il tempo pieno in via sperimentale sono 82 su cir- ] ca 3500 Il settore più tormentato è quello della scuola materna. All'ombra delle difficoltà delle pubbliche amministrazioni, prosperano gli asili privati, che sono naturalmente a pagamento e il più I delle volte assicurano un servi¬ tsc7prj zio solo di custodia, senza garanzie pedagogiche. Ma a Torino, le 49 materne comunali e gli asili privati soddisfano solo la metà delle richieste di iscrizione. Ma anche in una città relativamente tranquilla come Venezia, il settore è in ebollizione da oltre un anno: le maestre sono in agitazione, le madri fanno cortei o occupano gli asili. L'assessore Mongiello (Pubblica Istruzione) allarga le braccia: « Per le scuole materne possiamo contare solo su 2 dei 33 edifici per i quali abbiamo chiesto contributi dallo Stato ». La scuola è in crisi, lo dicono tutti. Fino a che punto le cause dipendono da questo tarpato sviluppo? Dare a tutti la massima istruzione possibile è un obiettivo sociale che richiede ba- I . I si solide Al 'inizio degli Anni Ses I f!n^Jl.aiu.nnJ P.h^ì..laÌLUJ" ] ta elementare e la prima media si perdevano per strada (o bocciati, o ritirati) erano per il 78,9 per cento figli di conladini; per il 15,8 per cento figli di operai. Era una scuola selettiva e questo accadeva anche perché « a Vicchio non c'era ancora scuola j media ». Alberto Papuzzi

Persone citate: Aniasi, Darida, Mongiello, Porcellana, Querci, Viziale, Zangheri