Condannato a 7 anni e 6 mesi il "guappo,, che capeggiò la rapina al cambiavalute

Condannato a 7 anni e 6 mesi il "guappo,, che capeggiò la rapina al cambiavalute La sentenza della corte d'assise per il bottino in monete d'oro Condannato a 7 anni e 6 mesi il "guappo,, che capeggiò la rapina al cambiavalute Pene da quattro anni a quattro mesi ad altri sei imputati - Concesso il perdono giudiziale alla giovane moglie di Agrippino Costa - Tutti i condannati dovranno risarcire i danni alla vittima Il processo per la rapina ai danni dei cambiavalute Emilio Aloisio, di via XX Settembre 3, commessa il 5 febbraio dello scorso anno, si è concluso ieri sera in assise. Alle 19, dopo circa 3 ore di camera di consiglio, 1 giudici hanno emesso una sentenza che. almeno per i principali imputati, ricalca le richieste del p.m. dott. Tribisonna: Agrippino Costa 7 anni e li mesi con 7 mesi e 15 giorni di arresto; Pier Giorgio Giglio 4 anni e 5 mesi di arresto; Giuseppe Chiantaretto 4 anni; Michele Addesso 4 anni e 6 mesi; Marcello Bretti 2 anni; Laura Agosteo in Borio 8 mesi con la condizionale; Umberto Borio 4 mesi con la condizionale; Chiara Borio, la giovanissima moglie di Costa, perdono giudiziale. La corle ha negato ad Agrippino Costa, pregiudicato e autore materiale della banditesca impresa, le attenuanti generiche, che ha invece concesso a Giglio, Chiantaretto, Addesso e Bretti. La maggior pena dell'Addesso, che con il Bretti si è visto riconoscere l'attenuante della minor partecipazione, è dovuta ai precedenti dell'imputato. Laura Agosteo in 3orio, suocera di Costa, e suo figlio Umberto non sono siati condannati per ricettazione, ma solo per favore"j Erano difesi, come e Chiara Borio, dagli avv. Vigliani e Rossomando. La corte ha in definitiva accettato la tesi che, nella loro particolare situazione familiare, essi si proposero, nel nascondere una parte del bottino in monete d'oro, di « favorire » Costa, dal quale Chiara aspettava un figlio, senza pensare di ricavarne un vantaggio. Tutti i condannati sono tenuti a risarcire i danni del cambiavalute Aloisio nella misura di 8 milioni e 600 mila lire. Si tenga conto che la cifra mancante dal bottino recuperato ammonta appunto, in contanti e in valute auree, a tale somma. Costa e Giglio, i due « pistoleri » che penetrarono nell'ufficio cambio, dovranno anche rifondere i danni ai due impiegati. Costa e Addesso, a pena espiata, saranno sol¬ ; topostl ad un anno di libertà vi , gi'.ata. I Agrippino Costa, il ii guappo » ! dalla fluente capigliatura crespa, | non ila voluto rinunciare ad un ultimo gesto spavaldo. Ha salutato alcuni amici, al di là delle transenne, levando un paio di volte il pugno chiuso. Ma lo ha fatto a braccio teso, come un curioso compromesso con il saluto romano. Dicono che, in carcere, sia un attivo contestatore ed è molto probabile che gli amici salutati l'ossero ex compagni di cella. Nella mattinata, durante un breve intervallo, Costa si è scagliato contro un coimputato, chiamandolo bugiardo e invitandolo a dire la verità. E all'ultima domanda del presidente dott. Luzzatti ha ri. sposto: n Chieda all'Addenso se lltlllllllllllllllllllllllllUItlllItllllllllllllllllllll non e vero che ho avuto una violenta discussione con il Chiantaretto sul fatlo dei 10 milioni in contanti che. secondo lui, avrei dovuto trovare nell'ufficio cambio e invece non c'erano ». Costa, fino all'ultimo, è rimasto fedele alla sua trovata di sapore carcerario: ha tentato, cioè, di far credere che ii ii colpo ii di via XX Settembre fu una rapina simulata, almeno secondo l'« ispiratore ii Chiantaretto. Ma nessun fatto concreto e nessun particolare della brigantesca impresa hanno avvalorato quella tesi di comodo, che lo stesso difensore di Chian¬ taretto, l'avv. Delgrosso, ha definito « l'ultima azione perfìdu e vile di questo giovanotto ». L'avv. Perla, per Marcello Bretti, incensurato, ha chiesto la minima partecipazione. Bretti, infatti, come l'Addesso, difeso dagli avv. D'Atri e Tramonti, ebbe una parte marginale nella rapina, sufficiente, tuttavia, a procurargli la condanna per concorso. Il compito più grave è toccato al prof. Dal Piaz, difensore di Agrippino Costa. « Questo — ha esordito il penalista — e diventato il processo Costa: quasi ci si dimentica che esistono altri 4 imputati. Sembra che tutte le responsabilità debbano essere riversate su questo giovane, che certo si difende male, che magari si cumpurta in modo Indisponente, ma che da solo non avrebbe rapinato nessuno. Dovete giudicarlo per quello che ha fatto, tenendo presente che anch'egli si dibatte nella morsa della giustizia come un disperato. Anche Costa è pa- I dre di famiglia ». Dieci grammi di morfina sono j costati due anni di carcere ai loro possessori. Si è concluso | così il processo a carico di Vincenzo D'Arrigo. 32 anni, abitante a Francàvilla di Messina, Pier Luigi Meinardi. 32 anni, via Corte d'Appello 13 ed Umberto Lugarà, 39 anni, via Basilica 2. Il 3 gennaio '67 agenti della polizia criminale di Milano e della squadra mobile di Torino circondarono uno stabile di via Monte Asolone sospettando che in un alloggio si trovasse un ingente quantitativo d'oro, provento di rapine. Durante l'appostamento, arrivarono il D'Arrigo e il Meinardi, con fare sospetto: gli agenti li fermarono e li portarono in questura per accertamenti. Non essendo emerso nulla contro di loro, furono rilasciati dopo poche ore. Ma il giorno seguente le guardie della « Volante » sulla quale erano Stati trasportati i due giovani, trovarono sul sedile posteriore tre bustine. Fu analizzato il contenuto: si trattava di cloridrato di stovaina e morfina anidra. Il D'Arrigo e il Meinardi furono rintracciati e tratti in arresto. Il primo spiegò che aveva invitato a casa sua il Meinardi per analizzare la polvere che gli era stata venduta, in un night, per eroina. Poi cambiò versione e disse di averla acquistata a Parigi. Dalle indagini si arrivò al Lugarà, presunto fornitore. Il valore dello stupefacente. non supe¬ rava le 15 mila lire. Il Pubblico Ministero ha proposto la condanna degli imputati a 4 anni. Il Tribunale ipres. Iannibelli. p. m. Amore, cane. Casatelli) ha contenuto la pena nei minimi, con il condono di un anno. Difesa, Agrippino Costa c la giovanissima moglie Chiara ascoltano la sentenza della corte

Luoghi citati: Messina, Milano, Parigi, Torino