Il volto crudele di Milano di Giampaolo Pansa

Il volto crudele di Milano INCHIESTA IN UNA CITTÀ DAL FUTURO DIFFICILE Il volto crudele di Milano Qui forse il Medioevo è cominciato: già il Duomo sprofonda, si pompa troppa acqua dal sottosuolo; ma duecento pozzi sono chiusi perché inquinati dal cromo - Si torna a scrutare il cielo colorato dall'inquinamento per cogliervi presenze misteriose - Gli ominidi a motore si fanno largo in un habitat stravolto che non ha pietà per i deboli e gli indigenti - Cresce il numero di coloro che «si ammalano di città », manca il tempo per amarsi e per odiarsi (Dal nostro inviato speciale) Milano, febbraio. Ecco la storia di un inedito televisivo. Nell'aprile del '71, il telecronista Romano Battaglia, invade, l'atrio della stazione, centrale di Milano, ila microfono e registratore, alle sue spalle si affanna una troupe di «Tv-7». Lui ferma la gente e dice: « Pochi minuti fa ò crollato il Duomo, non ci sono vittime... ». Quindi ascolta. C'è. un istante di smarrimento, poi la sincerità affiora, spietata. Una donna sospira: « Be', crollano tante cose ». Un tecnico: « Se non ò motto nessuno, non m'importa granché». Una signora: «Saranno stati i contestatori ». Un falegname: «Era un baraccone...». Un impiegalo: « Dio l'ha voluto ». La troupe fngge scornala. Battaglia racconterà: « Speravo in una reazione piti drammatica. Molti si comportavano come se gli avessi annunciato la partenza di un treno ». Presto penderà Ingenuo telecronista. Perche farà dei drammi? Il medioevo a Milano è già comincialo. Il duomo sprofonda. Adagio, slitta da sud a nord, i quattro piloni del tiburio cedono di un millimetro l'anno e s'inclinano. Non pende ancora, ma penderà. Lo sanno tutti, e nessuno ne ha paura o sorpresa: la colpa è dell'acqua (la città ne preleva troppa, la falda si. ritrite, il terreno s'infossa). Quella poca che resta è sempre più sporca, sono oltre duecento i pozzi già chiusi perché inquinati dal cromo. La megalopoli rischia la sete: « Quando ci scanneremo per poter bere — dice un sociologo amante dei futuribili truculenti — che importanza avrà se, dove sorgeva il Duomo, ci saranno un prato e una montagna di macerie? ». Quel giorno, forse, qualcuno vorrà cercare come ebbe inizio un'epoca di sete e di veleni. Da antiche cronache riemergerà il protomartire: Paolo Barella, agricoltore in l'abbiano. Fu nel 11)113, lavorava in. una risaia, la vanga gli cadde c una schizzo lo raggiunse all'occhio. L'occhio prese a bruciargli, lu seni gonfiò, qualche tempo dopo era perduto. La vanga non uve.vu sollevato acqua di risaia, bensì residui di un' industria petrolchimica. Cosi Barella divenne un simbolo, i lettorati in servizio ecologica andavano a trovarla per descriverlo come un « larda fantasma », vagante, sullo sfondo della fabbrica che aveva mutala la sua risaia in una fossa immonda. Lo stabilimento, uno dei diecimila che inquinano, c'è ancora, lu risaia non sa. Le risaie si riducono allorno a Milano, manca l'acqua pulita per alimentarle. Lo stesso accade per le marcile, or- gaglio ambrosiano - lombardo. Nasce un foraggio stranamente rigoglioso, di un verde squillante. Le vacche lo rifiutano, sc lo mangiano son guai. Alcune diverranno sterili (è il croma), altre cominceranno a soffrire di torpori c a dimagrire (sali di nitro e. residui di rame). La' Caldiretti piange danni per miliardi e ì farmacologi insinuano altre paure: «Quanto di quell'inquinamento si trasferirà nel cibo? — domanda Alfredo Leonardi, dell'istituto "Mario Negri" — Lo smog si vede, il cibo avvelenato no ». L'unica montagna Spessa, però, l'inquinamento è segnalato dal silenzio. Lungo molte rogge non gracidano più le rane. Anche i topi muoiono, o si spostano. Qualcuna è coniparso fra i piatti della scuola materna di Rogaredo, altri abitano i rifluii che la città produce c non sa distruggere. A San Siro, di quei rifiuti hanno fatto una montagna, l'unica di Milano. Oppure li nascondono nelle golene dell'Adda o nelle cave di Rcsoaldina. Le cave vengono scavate per averne sabbia c ghiaia, usate per fare case., che a loro volta produrranno altri rifiuti, seconda il ciclo 'che l'ecologo Virginio Bettini dascrive cosi: « Cava - condominio - aumento popolazione - rifiuti - riempimento del buco nuova cava - condominio aumento popolazione... ». Fra qualche anno, però, i rifiuti verranno bruciali, e il calore prodotta, scrivano esultanti i giornali, darà energia per tutti i tram di Milano. In aria, però, ci saranno altri veleni, a rendere terribile e bellissimo il ciclo della megalopoli. Già oggi, come mille anni fa, si torna a scrutarlo per coglierne presenze misteriose. A volte è giallastro, altre colar pece: dalle parti di Sesto e una nube plumbea che alla sera, quando ci son le colate, si fa rossa. Verso Rho, in certe umide notti d'estate, cade una pioggia collosa, i gerani mutano colore. In più c'è lo smog, guardato a vista da cinque stazioni di rilevamento (72 ad Amburgo, appena più grande di Milano) collegato ad un computer che informa delle ore pulite rimaste: quelle notturne, dall'una alle sci, cinque ore appena di libertà dal veleno. Milano fa convegni e sopporta. Solo qualcuno si irrita: « L'inquinamento è un tipico falso problema — dice l'urbanista Roberto Guidacci — non si può ripulire una città in ciu progressivamente si immettono veleni, dove si accentra invece di decentrare. Se pulisco i fumi dei camini e poi non imbriglio il traffico, i conti non torneranno mai ». /■-' i eonii sono micidiali. Ogni giorno più di 200 mila anta vunno all'assalto del centro storica spulando anidride carbonica, fuliggine, benzopirene, ossido di carbonio, tetraclile di piombo. Via Orefici, via Mercanti, il sottopassa di via Tonale sona camere a gas. Un altro pianeta Lo smog, ormai, è un fatto anche estivo, mentre la città sfiora la paralisi, proprio quella da cui parte il sogna neo-mcdiocvale di Roberto Vacca. Gli ominidi a motore si fanno largo in una Milano slravolta, vittima di una mutazione mostruosa. « E' una città che distrugge se stessa » dice Leonardo Borgese. La tv trasmette Cronaca di un amare girato qui nel '50 e i milanesi si accorgono con orrore di aver cambiato pianeta. Venti anni di speculazione fondiaria e di piani redatti e trasgrediti o inapplieali, ci hanno regalato qualcosa che dobbiamo ancora definire. Urbanisti ed ecologi esitano a respingere il nome "città', ma già ne attenuano il suono civile e parlano di "città rifiuto", "città detrito", "città perduta", "città crudele". Un mito, comunque, si e infranto: "Milan col coeur in man"». Ce la dicono per primi i bambini, i non abbienti, gli indifesi. Gli asili nido sona 52 e dovrebbero essere 600. Sono sparili i cortili. Ogni albero ha sedici (intenti». Nei quartieri nuovi si va a scuola dentro i negozi non ancora affittati. Le piscine sono meno di un terzo di quel che serve e le palestre mena di un quarto. Il 55'h dei ragazzi soffre di malformazioni da vita sedentaria. In qitalcìie ospedale si agonizza nei corridoi. Fuori, il povero rimasto povero è cacciato dal centro,,via oltre i Navigli, via verso le mura spagnolo, poi via verso chissà dove. Milano nasconde i suoi slums e anche il sindaco ha delle sorprese: « Una serti, a Crescenzago — dice Aniasi — entrai in una stamberga, fredda, umida, con delle panche: ci andavano a scuola dei bambini dai 9 ai 14 anni, dopo il lavoro, proprio: dopo il lavoro ». Chi è più fortunato trova posto nei quartieri satelliti: nuovi ghetti che sorgono la dove Luigi Santucci ricorda il « morbido assedio » della campagna, « il fiato delle risaie e delle marcite ». C'è il Gallaralese (50 mila abitanti) che come un paese del Sud ha bisogno di tutto: cinema, uffici postali, pronta soccorsa, asili, scuole materne. C'è Quarto Oggiaro (60 mila) stretto in una morsa di cave, autostrade, gasomctri. raffinerie. « Quelli che ci vivono potrebbero pretendere un risarcimento » marinara il sindaca. Molli, infittii, si autoridueono gli affliti, i canoni non riscossi supera no i cimine miliardi. Accanto, nei ghetti-dormitorio per (( ricchi ». lo strado mialo,apicne di solitudine e di nebbia, .rabbrividiscono sotto il sibilo dei lei in decolla da Liliale. Senta Aniasi parlare delle battaglie comunali — la smog dimezzato, un po' più di verde, un impegno a fonda per scuole c usili, il blocca del dilagare cementizia... — e ascolto David alle prese con un Golia che questa colla vincerà, ha già vinta. Biancosmog Tanti David sfortunati seni brano le « brigate antismog » che nascono nelle scuole, o l'autore del primo fumetto ecologica (((Gianni Catrame»), il «movimento per il riscatta della città ». i ragazzi che aggiornano le favolo (alla media «Forlumni» di Sesia. Biancaneve e urinai biancosmog), gli autori dei manifesti manoscritti.e clandestini che tappezzano il cuore di Milano: « Non sprecare aequa, non usare borse in plastica... ». Dallo battaglio sfortunate nasce il rimpianta. « Era una citta bella, chiara, disegnala da architetti forti e gentili — ricorda Borgese — oggi e un infame, velenoso agglomeralo di cemento». I reduci dei piani falliti si moltiplicano c i laro giudìzi si fanno spieiati: « C'erano istituti di ricerea, progetti, studi: a Milano la classe politica era perfettamente informala dei drammi fra il '70 e r.K), e del tutto in tempo. Ogni cosa era assolutamente prevista — dico Guiducci — la sua reazione è stata nulla. Peggio: l'avvenire di Milano, appena intravisto, è stato venduto nella speculazione edilizia e nel gioco clientelare ». E ancora: « Il nostro errore è stato di pensare che una certa Milano imprenditiva e politica fosse solo corrotta, invece era anche suicida ». Infine, le vittime. Cresce il numero di coloro che « si ammalano di citta ». Ci sono i mali du niente, ma che segnano l'impercettibile discesa verso il Medioevo (fra il '66 e il '71 più che decuplicati i casi di scabbia, quasi raddoppiati quelli di tigna, molta più diffusi i pidocchi), ci sona quelli legali a/7'habitat, e ci sono soprattutto le ferite più profonde che Milano crudele dispensa senza pietà. La solitudine. « Riceviamo quasi 60 mila chiamate all'anno » dicono i samaritani laici di « Telefono amico ». Le malattie psicosomatiche, diffusissime. Solo il passato? Quindi le nevrosi: « Vanno cont inuamenl e aumentando — spiega il professor Gianfranco Garavaglia, direttore del servizio di igiene mentale della Provincia — ci sono decine di migliaia di fobici. piii o meno gravi ». n A Milano — dice ancara Garavaglia — manca il tempo persino per amarsi e odiarsi... ii. E casi si scende, di gradino in gradino. Le fughe dei ragazzi, più di HDD l'anno. L'alio numero degli alcolizzali. Pai i suicidi: in. aumento anche, dopo il balzo fra il '6H e il 'fi'.1), conferma Saverio Luccnrelli, primario psichiatra di Niguarda. e sempre più giovani. «Questa è una città senza futuro » mi aveva detto Guidueei. E' davvero casi, l'uscita e soltanto verso il passala? Giampaolo Pansa i U precedente articolo dell'inchiesta è uscito il Iti febbraio). a a . e a . , o e a a Milano. Andando impensieriti (Foto Berengo