"Nel pianeta Usa vedo gli errori che voi farete tra qualche anno,,

"Nel pianeta Usa vedo gli errori che voi farete tra qualche anno,,GALBRAITH DIFFONDE LA SUA POLEMICA IN ITALIA "Nel pianeta Usa vedo gli errori che voi farete tra qualche anno,, Conferenza a Genova, in un auditorio affollatissimo, tra ironia e paradosso - Attacco alle « tecnostrutture », che hanno interesse a ingigantirsi (dimenticando persino il profitto) - Nuovo codice per la società industriale contro inquinamento e congestioni urbane - «Problemi monetari? Più importanti nelle discussioni degli economisti che nella realtà» (Nostro servizio particolare) Genova. 15 febbraio. John Kenneth Galbraith ha parlato oggi a Genova, invitalo dalla Camera di Commercio, su « Il capitalismo contemporaneo e il problema della crescila ineguale ». E' il tema del prossimo libro, che uscirà fra un anno. « Parlandovi di queste cose, riassumerò per voi la mia nuova opera, piuttosto lunga e complessa. Sarete cosi dispensati dall'acquisto del libro ». Disteso, imbarazzato soltanto dalla sua statura. John Galbraith ha usato l'ironia e la semplicità espositiva, che gli consentono di dissacrare i templi dell'economia ortodossa ricevendo talvolta onori e applausi dai sacerdoti stessi dì quei templi. Qualche oppositore, severamente Irenico e triste come purtroppo si usa da noi. lo ha accusato di semplicismo e di scarsa conoscenza della situazione europea. Risposta: «Vivendo nel pianeta Usa. il solo vantaggio è quello di vedere in anticipo gli errori che altri paesi commetteranno fra qualche anno ». La folla è stata una sorpresa: oltre duemila persone nell'auditorio della Fiera del Mare e nei corridoi, lotta di giovani per conquistare un posto di ascolto. «Problemi monetari? Più importanti nelle discussioni degli economisti che nella realità». Gli economisti presenti hanno tentato di contraddirlo con le armi tradizionali. Ma Galbraith. se cerI ca le soluzioni ai problemi | dello Stato industriale moder- no. rivendica la sua netta vocazione di scrittore: « Io illustro, non giudico ». Suo tema ricorrente: l'economia è di- ventala un alibi dell'asservimento dell'uomo. Oggi lo ha discusso facendo un ritratto del sistema delle grandi industrie, americane, arrivate a tale potenza da annullare, i mezzi classici di intervento, cioè quelli fiscali e monetari. Prima della conferenza, rispondendo a una domanda sul suo atteggiamento nei confronti del capitalismo, aveva avvertito: «Gli amici mi dicono comunista. La verità è che. per natura, io non sono un rivoluzionario. Credo che il nostro sistema sia oggi, più sensibile alle esigenze di rinnovamento. Faccio un esempio: Nixon non va a Pechino per smodato desiderio della cucina cinese, ma per rispondere alla domanda popolare di ridurre la tensione nel mondo ». Galbraith dice: « La moderna economia è divisa in due parti. Il sistema-guida, o pianificatore, composto da mille o duemila grandi aziende americane, e il sistema subordinato, che io chiamo di mercato, consistente in diecidodici milioni di ditte ». Perfettamente organizzate, le grandi aziende sono sempre più soggette a «tecnostrutture che hanno interesse non a produrre più alti profitti, ma a ingigantirsi ». Veri e propri mostri, tendenti alla perfezione tecnica, fine a se stessa, secondo la visione dì Galbraith, queste tecnostrutture hanno il potere reale: « Influenzano il mercato, provocano la domanda, determinano i prezzi e le politiche dei governi. La loro crescita diventa un fine dello Stato moderno ». Lo straripamento delle tecnostrutture non Ita limiti: « Quel che esse definiscono buono è riconosciuto automaticamente buono dai filosofi, dalla stampa, dai politici ». Il potere sarebbe finito nelle mani della burocrazia, in simbiosi con. le tecnostrutture delle, grandi aziende, e non del legislatore (Galbraith stesso ha ricordalo le differenze fra il quadro americano e quello europeo, in particolare italiano). Il sistema-guida o pianificatore americano, secondo Galbraith, ha speciali legami con le forze armate. « Si ha cosi una distorsione nelle priorità della spesa pubblica, Gli Stati Uniti spendono t.^op po per i trasporli supersoni ci, per lo spazio, per l'educazione tecnica, e troppo poco per la sanità, la casa, le setto le, gli ospedali. Non è un errore casuale, ma sistemati co ». Battuta chiarificatrice: ii Perché spendere tanto per aerei velocissimi, destinati a persone che hanno poco da fare una volta arrivate?». Il consumatore, sempre più condizionato, perde gradualmente In sua forza: «Finisce col credere indispensabili prò dot li e tecniche inutili, o su perflui, imposti dalle tecno strutture. Abbiamo abbondati za di armi, di autostrade, di sigarette, non perché ci siano necessarie, ma perché le produce il sistema pianificatore delle grandi aziende ». Rimedio: resistere alle iecnostrut ture, far valere i bisogni pubblici. Galbraith ha esposto un suo programma di azione, ovviamente per gli Stati Uniti. Fra l'altro: proibire tutto quanto colpisce, l'interesse pubblico, da. certi prodotti chimici ai voli di aerei sopra le città, all'uso dell'automobile nei centri urbani: nuovo ordine di priorità nella spesa pubblica: divieti assoluti per i tipi d'industrie che avvelenano l'atmosfera e deteriorano l'ambiente (« I depuratori e simili accorgimenti spesso non sono che palliativi »); taglio netto con l'abitudine a identificare ì fini delle grandi aziende con quelli della collettività (« Usando i vecchi pretesti, le tecnostrutture riescono a sfruttare anche i Paesi poveri del Terzo Mondo »l. Galbraith è apparso tuttavia ottimista. Ci ha detto: « Tutto sommato, la capacità reattiva del sistema sta crescendo. La lotta contro gl'inquinamenti dà i suoi frutti ». Ha fiducia nel superamento della crisi della ragione oggettiva, col passaggio a una razionalità commisurata a va¬ lori umani autentici; e lotta semplicemente contro gl'idoli, con tenacia di moralista: « Possiamo essere travolti dai nostri errori, non dal fatto che li riconosciamo ». Mario Fazio lohn Galbraith

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