Il risparmio e le banche di Mario Salvatorelli

Il risparmio e le banche I nostri soldi Il risparmio e le banche « Il risparmiatore è come la dottila, che dimentica i dolori del parto. Si lamenta, giara che non ci cascherà più, ma appena intravede l'occasione si ripresemi! sul mercato », mi dice il direttore d'una grossa banca. « Onesto dolore, però, non lo dimentico eerto ». ribatte una giovane risparmiai rice. « Nell'autunno 1970 ho depositato un milione in una banca che mi promise l'interesse del 6 per cento. Qualche settimana dopo mi telelono un'altra banca, per avvisarmi clic c'era un versamento a mio lavori: Andai e mi convinsero a lasciarglielo (era mezzo milione), aprendo un conto corrente, pure al 6 per cento. Nella primavera scorsa, quasi contemporaneamente, le due banche mi comunicarono per lettera che non era più possibile corrispondermi quell'interesse, /'rima si fanno affidare i tuoi risparmi, poi non mantengono le promesse. Perche? ». Il costo del denaro Perche il denaro serve a comprare tutto (o quasi tutto), ma a sua volta c una merce: quando abbonda, si paga tli meno, quando scarseggia, si paga di più. Tra la Tuie del I9b9 e l'inizio del 70 il costo del denaro sali alle stelle, per ragioni interne ed esterne: ripresa della nostra economia (purtroppo, un fuoco di paglia), dopo l'autunno caldo; restrizioni americane sui crediti, per combattere l'inflazione (e le imprese statunitensi si misero a pompare capitali al di qua dell'Atlantico, eurodollari soprattutto, per finanziare gli investimenti propri e delle loro filiali all'estero). Per le banche, che potevano imprestare denaro ad alti interessi « attivi », fino al 13 per cento, non era un problema offrire interessi « passivi », sui depositi, a livelli alti in proporzione. Le cose cambiarono verso la metà del 1970: ristagno e poi crisi economica in Italia, riapertura del credito negli Stati Uniti, di fronte a una recessione più minacciosa dell'inflazione. « Con il distacco tipico della Banca d'Italia, clic non dà ordini, solo consigli, imi con voce ferma — mi dice il direttore di banca — fummo invitati nel settembre '70 ad accordarci per ridurre gradualmente ì tassi d'interesse passivi. Il cartello stabilì che, dal 15 aprile 1971, gl'interessi massimi da corrispondere non dovevano superare lo 0,50 per cento sui conti correnti liberi fino a 5 milioni, il 2 per cento fino a 20 milioni, il 4 fino a 50 milioni, il -1.75 fino a 250 milioni e il 5,5 per cento per somme superiori. Era prevista una mag- \ giorazione dello 0.25 per cento sui conti correlili vincolati j e qualcosa di più anche per i deposili a risparmio ». L'accordo, concluso ali'inizio tra le grandi banche, accettato man mano da tutte, c stalo rispettato solo in principio, poi si è sgretolato, a cominciare dall'Italia del Nord (dove le possibilità d'impiego erano mag. j gioii) e dagli istillili di credito medi c piccoli (clic si fanno la concorrenza maggiore, per conquistarsi una fetta del mercato) . «A fine '71 lo •.cartellamelito era quasi completo — mi dice il direttore di un'altra banca — e per vari molivi. Soprattutto perche la banca è ima | bestia particolare, per hi (piale ciò clic conta c mangiare, cioè aumentare la raccolta, anche quando è difficile impiegarla ». alj daè scclrenoininvorolocasadelediinstcedis'itrtucazocomcocoseceli tosuconehrelaagmrilemslmadteiiGli interessi Di parere diversa -uno alla Banca d'Ilalia. dove mi dicono che, a fine '71. la media degli interessi corrisposii sui depositi non superava il ietto stabilito dal cartello, Tuttavia non si nega che possa esserci un nuovo invito a rispettarlo, buse un nuovo accordo su lassi passivi moderali. Gli copi sono almeno tre: sostenere il reddito fisso, mantenere sani i conti economici delle banche, soprattutto quelle minori, agevolare gl'investimenti. Quest'anno sono previste sostanziose emissioni obbligazionarie, e se non c'è almeno lo scarto dell'I,5 per cento in più per le grosse somme, del 5 per cento per le piccole depositale in banca, il reddito fisso stenta a raccogliere denaro dai privati. Per i conti economici delle banche, c'è da sorvegliare che la forbice, la differenza tra l'interesse sul denaro prestato all'economia c l'interesse pagato sui deposili non si restringa troppo. In balia le banche non falliscono, perché interviene il sistema a salvarle, ma ogni operazione del genere rappresenta sempre un costo che e meglio evitare. Ouamo agl'investimenti, più basso è il costo del denaro richiesto al credilo, più plsi(G[. 'l I ! ! 1 alto sarà lo stimolo a uscire j dall'attuale ristagno. Ma il costo del denaro non è stabilito in base al tasso di scoino ufficiale, cioè al prezzo clic la Banca d'Italia la pagare alle altre banche che vogliono riscontare, cioè cambiare in denaro contante, gli effetti in loro possesso e che a loro volta hanno già scontato ai loro clienti? « Il rapporto è mollo labile — mi dicono alla Banca d'Italia — quasi trascurabile, salvo un fatto: la variazione del lasso di scoino è un segnale del tipo di politica del eredito che le autorità monetarie intendono svolgere. In altri sistemi, per esempio quello francese, una volta fissato il tasso di sconto, la Banca Centrale s'impegna a riscontare alle altre banche, a quel " prezzo ", tulio quanto chiedono. La Banca d'Italia, invece, fissa il prezzo, ma non è impegnala ad accogliere tutte le richieste. Essa manovra la liquidità, piuttosto, con una selezione qualitativa, con la composizione delle riserve vincolate, pari al 22,5 per cento della raccolta, sulle quali paga l'interesse del 5 per cento (ma solo lo 0,5 per cento sulle eventuali eccedenze), e con altre misure ». La varietà delle situazioni, naturalmente, è infinita, sia per ehi deposita, sia per chi ricorre al credilo bancario. Anche la « concorrenza » del credilo agevolato si fa sentire, comprimendo i lassi di quello ordinario. Tuttavia, mi sembra che le previsioni siano orientate in maggioranza verso una certa slabilità degli interessi attualmente corrisposti sui deposili, anche se vi sarà un altro accordo o se sarà rinnovato il cartello in vigore. Mario Salvatorelli

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti