Una festa per Mozart di Massimo Mila

Una festa per Mozart "Le nozze di Figaro,, al Teatro Nuovo Una festa per Mozart Il capolavoro presentato in una bella edizione, diretta da Zoltan Pesko Tra gli interpreti Sesto Bruscantini, Alberto Rinaldi, Mariella Adani Quest'anno il cartellone del Regio tocca il punto più alto di valore artistico con Le Nozze di Figaro; forse la più bella opera del mondo, se non ci fosse il Don Giovanni. Nei primi tre atti, pienissi- mi, e con particolare perfezio-ne nei primi due (perché il terzo è un po' squinternato, pur contenendo gemme preziose come il buffo Sestetto, la poetica aria della Contessa, la grande aria del Conte e il duettino femminile della lettera), la musica assimila il solido meccanismo teatrale di Beaumarchais e lo trasforma in una meravigliosa «consecutio» di forme musicali, inanellando arie, duetti, concertati ed estesi finali dialoganti a tutto spiano. La coincidenza di azione e musica viene attuata da Mozart secondo una formula sua, che non è quella di Gluck, e tanto meno quella che un giorno si affermerà come «dramma musicale»: è quella dell'opera comica italiana, musicalmente potenziata con le risorse dell'opera seria. Dall'incrocio dei due generi (le parti del Conte e della Contessa sono in stile di opera seria) nasce il nuovo teatro musicale, quello che sarà la gloria dell'Ottocento. Ma nel quarto atto c'è qualcosa di più che la perfetta realizzazione musicale della commedia di caratteri e del comico di situazione. Nell'ultimo atto avviene un mutamento di tono, come se il musicista scostasse garbatamente il commediografo e gli dicesse: «Adesso parlo io». E quel che Mozart ha da dirci è la parola altissima della sua personale religione: la religione settecentesca della felicità, l'ideale di un paradiso terrestre cui l'uomo ha diritto e che si raggiunge attraverso la panacea dell'amore universale, la filantropia, il ritorno alla natura. «Ah tutti contenti saremo cosi». Le Nozze di Figaro sono un'opera di difficilissima esecuzione, semplicemente perché richiedono dieci cantantiattori praticamente di pari merito: tante sono, nell'opera, le parti di grande importanza. Il Regio ha fatto le cose bene, assicurandosi una compagnia molto equilibrata. Nessuno demerita, anche nelle parti ritenute minori.La distribuzione dell'opera riposa sui pilastri di due parti di basso (o baritono: allora non si faceva distinzione): quella di Figaro, e quella del Conte, la cui funzione di antagonista è venuta crescendo sempre più d'importanza nell'uso teatrale modernospecialmente dacché il grande Fischer Dieskau si è compiaciuto di fondarne un'interpretazione memorabile. Esse sono affidate rispettivamente ad Alberto Rinaldi, un giovane in continua ascesa, e a Sesto Bruscantini, un anziano che da anni ha raggiunto lo stato di grazia, e non mostra la minima intenzione di volerlo mollare. Come dire che le fondamenta di questo spettacolo sono le più salde che spossano desiderare. Badando alle caratteristiche specifiche dei due cantanti, giovane e naturalmente portato ad una certa energia dell'emissione iRinaldi, spiritoso, smaliziato e furbo come una volpe iBruscantini, si potrebbe pensare che forse un'inversione dei ruoli avrebbe dato risultati ancora migliori. (Bruscantini fa di solito la parte dFigaro, e molti lo ricorderanno nell'esecuzione torinese del 1964). D'altra parte viene pure il timore che proprio la naturale energia di Rinaldmagari lo porterebbe a prendere troppo sul serio la parte collerica del Conte, mentrBruscantini la rende con una misura impeccabile. Di quanti problemi, di quante incertezze è seminato il mestierdel teatro! Bisognerebbe poter provare e riprovare, come si fa in pochi, veri teatri d'arte, peesempio alla Komische Opedi Berlino orientale, dove idirettore artistico Felsensteiesamina magari per mesi numerosi cantanti al fine dscoprire quello che va megliin una certa parte. Come fGiagnoni, che passa tutta lsettimana in prove ed espermenti per decidere se fagiocare Pulici o Bui. Sarebbpoi chieder troppo che peuno dei più grandi capolavordel genio umano si possa farquel che si fa per una partittra il Torino e il Varese? Chiudiamo la digressionper ritornare a distribuire ineritati elogi agli altri personaggi-protagonisti dell'operaNel gaietto sciame delle donnine che popolano Le Nozzdi Figaro, Mariella Adani riuscita a dare una preminenza eccezionale alla parte di Susanna, grazie a un'eccellentprestazione vocale e a una frschissima spontaneità d'azine scenica. E' più merito suche demerito del soprano Clestina Casapietra Kegei se parte della Contessa ha finitper sembrare subordinata quella della sua indiavolaservetta. Bianca Maria Casonha cantato con grande finezzle due meravigliose arie dCherubino cercando di darmovenze maschili. Devo dire di avere gustacon particolare soddisfazionl'omogeneità delle cosiddetparti minori. Angelo Nosotnella parte di Don Batt lo, quell'impagabile commediante che è Plorindo Andreolli. in Don Basilio, Teodoro Rovetta come zotico giardiniere, non perdono un colpo. Lucia Valentini disegna una matronale Marcelli- na, di buoni mezzi vocali; Graziella Melotti è acerbetta e pungente nella parte di Barbarina, e nella straordinaria aria iniziale del quarto atto lascia emergere quel mistero della pena infantile che collega prodigiosamente, in un arco secolare, questa parte a quella del piccolo Yniold, I nel Pelléas. E siano lodati | anche il balbettante giudice Don Curzio di Augusto Vicen-1 tini e le due contadinelleLuciana Palombi e Silvana Bocchino. Il coro ha poca parte in un'opera dove una dozzina di personaggi costituiscono già una specie di coretto in continuo movimento: istruito dal maestro Brainovich, se n'è cavato onorevolmente. La coreografia di Loredana Fumo (ballerini solisti Luigi Bonino e Marita Marchioretto) ha sottolineato quell'unico tocco musicale che, in tutta la par titura, venga a ricordarci che siamo in Spagna: il fandango del terzo atto. Direttore d'orchestra è il giovane ungherese Zoltan Pe- sko, cui l'esecuzione deH'l7iis-| se di Dallapiccola alla Scala ha acquistato anche tra noi quel buon nome di cui già I gode ampiamente in Germa-1 nia. E' musicista colto e di gusto, e un'efficace bacchetta. Forse non è propriamente ì un «mozartiano», e conoscendo i suoi rapporti di collaborazione e di apprendistato con Lorin Maazel, si poteva temere che ripetesse qui i nefasti del suo pur eccellente I maestro, il quale aveva inflitto a Salisburgo delle Nozze di Figaro intollerabili per rigidezza sinfonica e geometrica quadratura. Si potrebbe dire che Zoltan Pesko ci ha provato (qualche intemperanza orchestrale, qualche stacco di tempo poco riguardoso delle esigenze vocali), ma in complesso è come se fosse stato vinto e convinto dalle buone qualità della compagnia. E poiché, dopo tutto, Le Nozze di Figaro sono anche un capolavoro, fino allora inaudito in teatro, di scrittura orchestrale, va benissimo che anche questo emerga attraverso una direzione autorevole. Quel tanto di tenerezza e morbidezza mozartiana che si potrebbe desiderare in più nella direzione, ce l'ha messo tutto nella regia Filippo Crivelli, sottolineando anche con particolare gusto quell'aspetto da «philosophie du boudoir» che c'è in alcune scene dell'opera (lo smarrimento della Contessa di fronte al pianto di Cherubino, il quasi feticismo dell'adolescente per il nastro della Contessa). Qualche occasionale distrazione ( non Susanna né il Conte debbono dirigere il coro delle I contadinelle nel primo atto, bensì Figaro che le ha condotte li) non infirma minimamente l'eccellente evidenza I dell'azione: nelle signorili scene di Ferruccio Villagrossi (con qualche innovazione: per esempio la visibilità del balconcino da cui salterà giù Cherubino) tutti si sono mossi come buoni attori. Chi dice che Mozart non è popolare? Certo, qualcuno può anche essersi annoiato, rimpiangendo i consueti muggiti melodrammatici dell'opera verista, ma il teatro era pieno di gente che ha molto applaudito e, quel che più conta, ha molto riso e si è divertita. E in corso Massimo d'Azeglio, durante il primo intervallo, c'era qualche gola, probabilmente più familiare con «Eri tu che macchiavi quell'anima», che si provava a modulare sotto le stelle «Non più andrai, farfallone amoroso». Massimo Mila

Luoghi citati: Berlino, Salisburgo, Spagna