L'inquinamento dell'acqua minaccia tutta la produzione della campagna di Piero Cerati

L'inquinamento dell'acqua minaccia tutta la produzione della campagna Convegno-dibattito a Novara sui problemi dell'irrigazione L'inquinamento dell'acqua minaccia tutta la produzione della campagna Nelle marcite il danno è di 300 mila lire l'ettaro? 400 mila per le risaie - Grande imputata l'industria, che sparge nei campi cromo e schiume di detersivi (Dal nostro inviato speciale) I Novara, 12 febbraio. « Il crescente grado di inquinamento delle acque irrigue costituisce un serio problema per la risicoltura in molte zone e rappresenta una grave minaccia per il futuro, molto prossimo, della stessa risicoltura nazionale». Sono parole pronunciate dal dottor Giovanni Corbetta, dell'Ufficio Studi e Sperimentazioni dell'Ente nazionale risi, alla tavola rotonda svoltasi a Novara sulle «Conseguenze agronomiche e produttive derivanti dall'impiego di acque inquinate per l'irrigazione ». A Corbetta ha fatto seguito il dottor Silvano Bertini, direttore dell'Ispettorato provinciale dell'Agricoltura di Novara: « Le sostanze inquinanti, d'inverno, sono concentrate e questo coincide con l'utilizzazione delle acque per le marcite: su 250 ettari, 50 litri al secondo a scorrimento continuo. Le sostanze non degradate dalla microflora, debilitata dal carico eccessivo di veleni, formano uno strato di melma alto una spanna, che impedisce la lavorazione e provoca perdite nette del 30 per cento. Per gli agricoltori non v'è altra scelta: ridurre il carico di stalla o chiudere gli allevamenti ». Nella pianura lombardo-piemontese (Vercelli, Novara e Pavia), la marcita è l'unico modo di coltivare il foraggio; si calcola che il danno dell'inquinamento si aggiri sulle 300 mila lire per ettaro, che salgono a 400 mila per la risaia. Tre anni or sono il calcolo globale era stato di 13 miliardi di darmi su 180 mila ettari, di cui 115 mila nel Lombardo-piemontese. Il con- stimo dell'acqua potabile raddoppia ogni quindici anni, le falde acquifere, le sorgenti vanno esaurendosi e si deve fare ricorso ai fiumi e ai labi; consumare acqua significa inquinarla e restituirla «sporca» per l'irrigazione; nel giro di quindici anni c'è il rischio di veder raddoppiati i danni all'agricoltura: risaie e marcite, per le loro caratteristiche coltivazioni, saranno le più provate. Indigestione Ma siamo ancora lontani da questi pericoli. Oggi la produzione di riso è in aumento (se è diminuita per ettaro ciò è dovuto a nuove coltivazioni in terreni di scarsa vocazione, che incidono sui valori complessivi), la qualità ne consente la vendita in tutto il mondo ed è falso parlare (come qualcuno ha fatto) di contaminazione. Il problema dell'inquinamento si proietta però nel futuro. L'allarme è stato lanciato dieci anni or sono: sino ad oggi si è fatto poco e quel poco, spesso, è stato fatto male. Il quadro che l'ing. Sergio Baratti, direttore dell'Est Sesia e docente di Bonifica integrale all'ateneo di Pavia, ha fatto del comprensorio SesiaTicino-Po (duemila ettari coltivati a cereali e foraggio; riso: 1/3 dell'intero territorio nazionale, con un giro di affari per 650 miliardi l'anno) è già desolante oggi. La disponibilità e la qualità delle acque, in una zona dove l'agricoltura è condizionata dalla irrigazione, non è compromessa, ma sono indispensabili provvedimenti per migliorarla prima che i guasti siano irreparabili. Po, Ticino, Sesia e in grado minore la Dora Baltea, attraverso canali e rogge, trascinano e spargono nella campagna cromo, zinco, idrocarburi, schiume di detersivi, rame, piombo, arsenico e tutta la serie di sali d'azoto (non c'è per ora il mercurio, cancro degli oceani). La grande imputata di questo processo è l'industria. « Il suolo ha possibilità di difesa notevoli — ha detto il dottor Bertini — ma oggi le industrie vi riversano scarichi enormi di prodotti lavorati, superiori alle possibilità metaboliche del terreno ». Il suolo ha fatto indigestione dei nostri veleni; gli agricoltori, accusati a torto d'essere responsabili dei progressivo decadimento dei cibi per l'uso degli antiparassitari, accelerano con le coltivazioni il metabolismo del suolo, ma la velocità d'inquinamento è tale che i micro-organismi biodegradanti non riescono ad avere il sopravvento. La schiuma dei detergenti « soffoca » l'acqua, la mancanza d'ossigeno rompe l'equilibrio biologico e la microflora è menomata: il terreno respinge i veleni, lasciandoli intatti in superficie. A questo punto, i vegetali cresciuti nelle acque contaminate sono pericolosi per gli animali. « La crisi si manifesta — ha detto il dott. Luciano Francia, presidente dell'Ordine dei veterinari della provincia di Novara — nell'apparato respiratorio e digerente. I veleni vi si depositano, ma, per ora, è stato riscontrato che non intaccano la carne destinata al macello ». L'uomo è salvo, ma fino a quando? Gli scarichi urbani rappresentano il 60 per cento dell'inquinamento, soltanto 120 su ottomila Comuni hanno impianti di depurazione. « Le leggi sugli scarichi idrici — ha detto il dottor Paolo Armandola, direttore del Laboratorio chimico provinciale di Novara e libero docente di chimica bromatologica all'ateneo di Torino — sono antiquate. Non esiste una struttura che regolarizzi la materia e dia gli opportuni suggerimenti a chi vuole impedire la contaminazione delle acque ». Avanguardia «fi poi, nella difficile congiuntura economica occorre evitare di gravare con costi alti sulle aziende». Tuttavia, alcune industrie stanno approntando opere di depurazione. Quanto alle leggi, esistono in materia le vecchie norme sulla pesca, sulla sanità e soprattutto tre articoli del codice penale, quasi mai applicati, che puniscc.io col carcere chi danneggia le acque destinate all'uomo e le rende tossiche: l'accusa in questo caso è di adulterazione di sostanze alimentari. Il Novarese è all'avanguardia della lotta anti-inquinamento e l'Istituto di sanità ha fornito norme per la difesa delle acque pubbliche. La Regione ha poi formato una commissione tecnica contro l'avvelenamento idrico, atmosferico e da rifiuti solidi. Appositi moduli sono stati inviati ai Comuni, che li compileranno e invieranno all'Ires. Qui saranno coordinati ed esaminati per saperci dire lo stato d'inquinamento in cui viviamo: un censimento dei veleni nella campagna e nella città. Piero Cerati f

Persone citate: Bertini, Giovanni Corbetta, Luciano Francia, Paolo Armandola, Sergio Baratti, Silvano Bertini