C'è nebbia sull'Egitto
C'è nebbia sull'Egitto ANALISI C'è nebbia sull'Egitto (Sadat è andato a Mosca per preparare la guerra, ma i russi l'hanno frenato) Gerusalemme, 10 febbraio. « Nebbia sull'Egitto »; così, con un linguaggio meteorologico gli israeliani sintetizzano la situazione egiziana, dopo il ritorno al Cairo di Sadat. Al Ahram ha scritto che il viaggio nell'Urss del presidente « segna una svolta decisiva, tutti gli obbiettivi sono stati raggiunti ». Che il viaggio abbia segnato una svolta, non vf sono dubbi, si osserva a Gerusalemme, ma non nel senso desiderato dai « falchi » egiziani. Posto che veramente Sadat sia andato a Mosca per concordare l'« ora H », come aveva detto alla vigilia della sua partenza, tutto lascia credere che Breznev abbia, al contrario, esercitato sul presidente egiziano un'azione frenante. Basta analizzare, si dice qui, il comunicato finale dell'incontro di Mosca per rendersene conto. L'Urss si impegna a rinforzare le « capacità difensive » dell'Egitto. Sadat non torna certo a mani vuote dalla Russia: arriveranno nuove armi, sarà accelerato l'invio di quelle già promesse e dei pezzi di ricambio, non è improbabile che l'Unione Sovietica dia all'Egitto il knowhow per la costruzione, in terra egiziana, di materiale bellico. Ma sembra escluso che da Mosca giungano i missili terra-terra « Skad » (gittata 275 chilometri, testata di 70U chili di esplosivo liquido o solido), reclamati dai « falchi ». Insomma, dall'Urss giungerà nuovo armamento, ma « non offensivo ». L'affermazione, sempre contenuta nel comunicato finale, che l'Egitto mira a un regolamento pacifico della crisi, viene definita « incoraggiante », poiché di solito, Il Cairo metteva l'accento sulla necessità — e Mosca sulla possibilità — di un regolamento non politico. Mentre, in passato, né II Cairo né Mosca avevano manifestato un eccessivo interesse per la missione Jarring, stavolta, nel comunicato finale, se ne auspica la ripresa e al più presto. La situazione viene giudicata « incoraggiante » a Gerusalemme per aver il comunicato taciuto sul rilancio, da parte israeloamericana, d'una soluzione interlocutoria: la riapertura del Canale di Suez. Che l'Urss e l'Egitto accettino i « buoni uffici » americani non sembra possibile, che la trattativa per Suez passi attraverso Jarring appare molto difficile. Comunque « una soluzione potrebbe trovarsi, ancorché non subito »: forse una « mediazione » congiunta russoamericana. Ma per questo bisognerà attendere che Nixon e Breznev si incontrino. «Tutti i giochi rimangono aperti, la partita tinaie si terrà al Cremlino in maggio ». Ma che accadrà in Egitto di qui a maggio? Se Sadat a Mosca « ha visto finalmente chiaro », una « densa nebbia » grava sul suo cammino ora che egli è tornato al Cairo e dovrà rendere conto del suo viaggio « decisivo ». Sulla sorte di Sadat, in Israele i pareri appaiono discordi. C'è chi sostiene che il presidente abbia i giorni contati. Altri affermano invece che Sadat « col suo realismo, con la sua immaginazione, con la sua spregiudicatezza » riuscirà a riprendere in pugno la situazione. Giusto prima di partire per Mosca, si è preoccupato di allontanare dai posti chiave dell'esercito un buon numero di ufficiali superiori. Ufficiali subalterni sono stati trasferiti o addirittura arrestati. Indubbiamente Sadat attraversa una congiuntura difficile, complicata dalle misure di austerità che da una parte scontentano la borghesia, suo principale sostegno, e dall'altra le sinistre sulle cui posizioni sembra essersi attestato il primo ministro Sidki; ma un nuovo presidente che altro potrebbe lare di diverso? In due lunghi interventi alla tv sia Eban sia Golda Meir hanno reso omaggio al « realismo e al coraggio di Sadat ». « Nonostante i suoi discorsi bellicosi — ha detto Eban — Sadat ha avuto il coraggio di non riaprire le ostilità». Sadat, dando prova di realismo — ha detto Golda —, « ha avuto il coraggio di non rimettersi a sparare, di noti promettere mai al suo popolo la vittoria. Ma avrà anojie il coraggio di fare la pace? ». Igor Man SUDAN
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