I mali dell'economia

I mali dell'economia I mali dell'economia iNostro servizio particolare) I Rullili. 10 febbraio. Il documento in base al quale numerosi uomini poli i liei, tra i primi La Malfa, hanno concluso che non si può giungere al termine nor-1 male della legislatura, sopraitutto per non vincolare lai spesa pubblica alle esigenze I anti-economiche di un « anno pre-elettorale », è la cosi detta « ipotesi ragionata » per l'economia del '72. preparata dal ministro del Bilancio e della Programmazione economica, on. Antonio Giolitti, « L'ipotesi ragionala — scrive "La Voce Repubblicana" .— contenuta nel documento è che il reddito nazionale del Paese potrebbe, nel 1973,,aumentare del 4,5-5 per cento in termini reali, tinalora si potessero fare investimenti pubblici dell'ordine di 15111) miliardi e contribuire con questi investimenti a saldare il divario fra domanda e offerta di beni. A sua volta la possibilità di tal volume d'investimenti pubblici potrebbe realizzarsi qualora altre condizioni si verificassero fra cui principali: il ritorno alla noi inalila nelle fabbriche; un aumento dei prezzi non superiore al 5 per cento: un aumento del reddito attribuito al lavoro dipendente non superiore al 10 per cento in termini monetari e, quindi, mediamente del 5 per cento in termini reali; un aumento dei consumi pubblici del 7.5 per cento in termini monetari e. quindi, del 2.5 per cento in termini reali: un certo andamento dell'esportazione e altre condizioni di minore importanza ». « V.' evidente — prosegue il giornale in un articolo attribuito a La Malia — che le condizioni accertate nella loro esalta dimensione quantitativa (aumento ilei II) per cento in termini monetari delle remunerazioni al lavoro dipendente: aumento ilei 7.5 per cento in termini monetari nei consumi pubblici) sono estremamente rigorose e severe. Probabilmente esse non bastano a darci il risultato speralo, perché nel documento non sono esaminate le condizioni tli grave sbilancio finanziario di molte imprese pubbliche e private, condizioni che permarrebbero anche a piena utilizzazione degli impianti, come non sono esaminate le condizioni di reale utilità o redditività economica degli investimenti pubblici preventivati. Tuttavia se esse non sono condizioni sufficienti, sono condizioni necessarie ». Viene confermala intanto la previsione di uri indebitamento netto della pubblica amministrazione di 3000 miliardi di lire, con un aumento dell'I 1,5 per cento nelle uscii e correnti, del 10 per cento nelle uscite in conto capitale (investimenti). Quanto alle entrale, le imposte dirette dovrebbero aumentare dell'I 1 per cento, quelle indirette del 4,7 per cento (tenendo conio degli effetti della riforma finanziaria, in vigore in questo settore dal 1" luglio prossimo), i contributi sociali dell'8,6 per cento. L'abbondante liquidità, l'auspicai ti rimozione di ostacoli procedurali e amministrativi, dovrebbero sgomberare il terreno da. ogni ostacolo per colmare il disavanzo delia pubblica amministrazione e realizzare i programmi d'investimento delle imprese. Si può calcolare, in base a queste ipotesi e a questa situazione, un ricorso al mercato dei capitali di 45(10 miliardi (come nel 1971) da parte del Tesoro, della Cassa depositi e prestiti e delle aziende autonome; di altri 7000 miliardi da parte degli altri settori 1 imprese enti territoriali. istituti di previdenza), per i quali si prevede un risparmio lordo di 7000 miliardi. 111. s. i munì 11

Persone citate: Antonio Giolitti, La Malfa