Le tasse di Monsieur di Carlo Cavicchioli

Le tasse di Monsieur S'allarga lo " scandalo del fisco,, in Francia Le tasse di Monsieur Da un mese è in corso una violenta polemica - Motivo: si è scoperto che il primo ministro Chaban-Delmas non paga le tasse - In realtà non ha colpa, si è avvalso d'una legge esistente - Ma il pubblico protesta E ora si viene a sapere d'un "favore" di 300 milioni fatto, tempo fa, da Giseard d'Estaing all'attuale Premier (Dal nost.ro corrispondente) Parigi, 9 febbraio. Nelle prime battute del « Misantropo » di Molière, il placido e conciliante Filinte osserva all'austero Alceste che « in una società per bene vuol l'usanza - che si esternino certe cortesie ». Il ministro delle Finanze francesi, Valéry Giseard d'Estaing, è oggi un po' nella posizione di Filinte, ma di fronte all'opinione pubblica, e in circostanze politicamente assai delicate, per non dire esplosive. I cittadini della Quinta Repubblica vogliono sapere in virtù di quali cortesìe il loro primo ministro, Jacques Chaban-Delmas, non abbia pagato un solo franco di tasse sul reddito per quattro anni. Chaban. un uomo di solito disinvolto, in quest'occasione ha taciuto confuso, preferendo designarsi quale difensore d'ufficio alla televisione Giseard d'Estaing Stasera in tv La scelta ha motivazioni complesse, che vedremo di metter in luce via via, e in più vuó avere sbocchi imprevedibili. Tra il premier ed il ministro delle Finanze, notoriamente, non corre una profonda simpatìa. D'Estaing, leader dei repubblicani indipendenti, cioè del secondo partito della maggioranza governativa, ha ambizioni politiche lungimiranti, fino alla testa del gabinetto e più oltre, fino alla presidenza. Su questa strada, ChabanDelmas gli è di ostacolo. Dunque hanno una certa plausibilità i sussurri parigini secondo i quali all'origine delle indiscrezioni sulle tasse del premier ci sarebbe lo stesso D'Estaing. v Se non è vero è comunque ben trovato » commentò la settimana scorsa Z'Economist inglese. Ma la trama non è così semplice. Non versando un centesimo al fisco sui suoi redditi dal 1966 al 1969, Chaban-Delmas non ha commesso nulla di illegale: si è semplicemente avvalso di una legge varata sette anni fa da Giseard d'Estaing nel dichiarato lodevole intento di stimolare la Borsa e scoraggiare le fughe di capitali. La legge consente di detrarre dall'imposta personale sul reddito una cifra pari alla metà dei dividendi azionari percepiti. Chaban di azioni ne aveva a sufficienza per diventare, invece che debitore, creditore del fisco, tenuto conto che ì suoi emolumenti di parlamentare — sino al '69 fu presidente della Camera —, non sono imponibili fino ad un ammontare di 14 milioni di lire l'anno. Pertanto domani sera, in un dibattito televisivo atteso quanto un giallo, il ministro delle Finanze, un po' Filinte e un po' Pangloss, dovrà spiegare ai francesi che nel suo sistema fiscale tutto va per il meglio, con dovizia di cortesie più che lecite al Premier e ad ogni altro oculato investitore. I francesi non sono tutti cosi d'accordo, obbiettano un po' come Candide, hanno l'impressione che la legge di Giseard abbia creato una discriminazione fra i redditi, favorendo ì più grossi, e specificamente quelli delle élites politiche governative. L'opposizione parlamentare ha attaccato massicciamente su tale terreno; i comunisti, innalzatisi a modello di buoni contribuenti dell'erario, hanno pubblicato stt^'Humani 19Dddso■ llte le proprie cartelle d'im- poste. re salvando due facce con un solo discorso. Sennonché. alla vigilia dell'arringa, ecco Troppe "cortesie" Ma il ministro sa il latino fiscale molto meglio dell'uomo della strada, e in una causa pur difficile, patrono di se stesso e del proprio Premier, ha buone probabilità di cavarsela egregiamen- che gli hanno messo tra i piedi un altro inciampo. Il settimanale satirico Le canard enchainé. lo stesso ìmperti nenie periodico già rivelatore delle esenzioni di Chaban-Delmas. nella sua edizio ne di stamane ha riprodotto una lettera che dà conto di altre « cortesie » in voga nella Quinta Repubblica. Il documento usale al 961. è diretto a Chaban-Delmas. allora presidente della Camera, ed è firmato da Giseard d'Estaing, allora ottosegretario alle Finanze, llllllllllllllllllllllllllllltlllllltllllllttllltljtll II testo comunica felieemen te all'attuale Premier che un \ suo intervento in favore di i una società commerciale j multata dì 4 milioni di fran- lllllllllllllltllll III Illrillllllllllllllll chi (quasi mezzo miliardo di lire) per frodi, è andato a buon fine. Dopo un esame « molto benevolo » del dossier, informa D'Estaing, la vertenza è stata chiusa con uno scotito di oltre tre milioni di franchi. La società insomma s'è emendata pagando l'equivalente di ottanta milioni di lire. Senso di sfiducia Certo le buone usanze menzionate da Molière vogliono che si esternino cortesie. Ma qui parrebbe che si sia ecceduto. Dalle vicende narrate è l'immagine dell'intero establishment gaullista, già afflitto da una serie di scandali, che esce sminuita ed avvilita. Un Premier che non paga tasse sarà magari in regola con la legge, ma agli occhi del cittadino contribuente diviene sospetto. Una raccomandazione di un preminente uomo politico che frutta uno sgravio di oltre trecento milioni di lire su ima multa per « frodi gravi » non sarà contro le regole, ma non è di buon esempio. Si va diffondendo l'impressione che quel che è affiorato sia solo la som| mila di un iceberg sepolto per nove, decimi. Chaban-Delmas non può ! più fare un discorso in pub- \ blico senza che di tra la fol la si levi il grido maligno « parlaci delle tue imposte ». Un tempo s'era presentato come il banditore di una Nouvelle Société apportatrice di maggior giustizia: ora gli ribattono che forse intendeva una società per azioni, apportatrice di dividendi. Le sinistre traggono partito dalla situazione, e ieri il senatore comunista Jacques Duclos ha potuto proclamare, ispirandosi all'Amleto shakespeariano, che « vi è qualcosa di marcio nello Stato ». Ma non è nemmeno detto che i dividendi politici degli scandali vadano all'opposizione. Quel che si diffonde nel Paese è piuttosto un senso dì cinismo o sfiducia verso le istituzioni governative: e ne potrebbero maturare frutti o rigurgiti di poujadismo. Saggiamente forse, il presidente Pompidou si è tenuto finora un po' distaccato, sulle alture dell'Eliseo. Se l'orazione televisiva di Giseard d'Estaing, domani sera, non dovesse riuscire convincente, il Capo dello Stato, che certamente seguirà con vivo interesse la rappresentazione, potrebbe rimaneggiare il gabinetto. La cortesia è lodevole, ma, diceva Dante, in certi frangenti « è cortesia l'esser villani ». Carlo Cavicchioli lllifillllllIflIIIIIItlllllllllllllllllllIItltlIKlIlItllll Giseard d'Estaing, visto da Levine (Copyright N. Y. Revtew of Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa

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