In Francia la pubblicità tv soffoca la vita dei giornali di Carlo Cavicchioli

In Francia la pubblicità tv soffoca la vita dei giornali ANCHE "PARIS JOUR,, HA DOVUTO CHIUDERE In Francia la pubblicità tv soffoca la vita dei giornali (Dal nostro corrispondente) Parigi, 29 gennaio. Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, diceva che, se mai gli fosse accaduto di dover scegliere tra la soppressione del governo e quella dei giornali, non avrebbe esitato a sacrificare il governo. Georges Pompidou, presidente in carica della Quinta Repubblica, posto di fronte alla paurosa crisi che travaglia la stampa francese, oggi in forma acuta, non è cosi perentorio. Tuttavia ieri sera, alla notizia che il popolare Parìs-Jour non uscirà più, ha dichiarato: « Il problema della sopravvivenza dei quotidiani nel nostro paese va meditato a fondo, perché in una larga misura è il problema della libertà dello spirito ». Sciopero di protesta A Pompidou ed ai suoi concittadini toccherà martedì l'esperienza che fu risparmiata a Jefferson: nessun giornale sarà pubblicato nel paese, in uno sciopero nazionale inteso a sottolineare drammaticamente l'urgenza di rimedi nel settore minacciato dell'informazione scritta. Quel che sostanzialmente si chiede alle autorità non è il sacrificio del governo, ma una rinuncia della televisione governativa ai suoi macroscopici introiti pubblicitari, acquisiti a danno dei giornali. E' richiesta inoltre una serie di altre misure ed agevolazioni che mettano fine all'assurdo per il quale la maggior parte dei giornali è messa in vendita ad un prezzo che non copre i costi. La crisi, proprio per aver toccato adesso una punta cruciale, potrebbe rivelarsi benefica a lunga scadenza. Sul capezzale della stampa inferma si sono finalmente chinati, in un'atmosfera vagamente molieriana, volonterosi medici d'ogni scuola: non più solo i giornalisti e gli editori, ma parlamentari e politici e perfino, stante la gravità del caso, ecclesiastici. L'arcivescovo di Parigi, monsignor Marty, ha celebrato ieri una Messa propiziatoria, a beneficio « di tutti coloro che sono posti alla prova nella situazione attuale della stampa» e coll'auspicio che « si presti maggior attenzione a tali avvenimenti». Il vescovo di Verdun, dove si terrà il 6 febbraio una « giornata dei mass-media », premesso che « Za libertà presuppone l'informazione » ha sollecitato i suoi diocesani a interrogarsi sui propri atteggiamenti verso i mezzi di comunicazione sociale, proclamando che l'ignoranza dei fatti è un peccato di egoismo. La guarigione dei mali comunque non è attesa dalle sfere celesti ma giù a terra, dall'altitudine moderata dell'Eliseo e dell'Hotel Matignon, in cooperazioi le con il ministero delle Fina ."e e, ovviamente, con i giornalisti. Alle Finanze, sotto la direzione di Valéry Giscard d'Estaing, un gruppo di lavoro designato dal primo ministro è all'opera da parecchio tempo nello studio dei provvedimenti da adottare: e non ha brillato finora per solerzia. La parte del governo Le nude cifre del declino, d'altra parte, parlano chiaro di per se stesse. Alla liberazione della Francia si pubblicavano nel paese 210 quotidiani e oggi ne sopravvivono novanta. Le trentasette testate parigine sono ridotte a tredici. Spesso — come nel caso di Paris-Jour, che in dieci anni aveva più che raddoppiato la tiratura — non s'è trattato di letali contrazioni della vendita, ma di aumento dei costi e di cali drastici della pubblicità incanalatasi massicciamente verso la televisione. L'ente governativo, tanto per dare un'idea, ha incassato nel '71 dalle sue réclames l'equivalente di 65 miliardi di lire e par che conti quest'anno di alzare l'introito di altri dieci miliardi. E' questa ascesa, almeno, che i giornalisti vorrebbero bloccare, fissando un « tetto » agli annunci commerciali della tv: che peraltro sono sgraditi, stante la loro palese scipitaggine, pure agli spettatori. « Ad ogni suo bilancio la televisione condannu a morte qualche giornale » ha osservato sconsolatamente il direttore d'un foglio in pericolo. Presi in trappola in una concorrenza impari, quotidiani e periodici hanno tentato di difendersi adottando frettolosamente nuove tecniche e macchinari senza calcoli programmatici adeguati, finendo per aggravare i passivi. « Di fronte ad una rivoluzione senza precedenti dai tempi di Gutenberg nel campo dell'informazione — ha scritto stamane il Figaro, evocando le constatazioni di Mac Luhan — si è reagito con una cecità che condurrebbe i giornali sull'orlo dell'abisso, ove ci si rifiutasse di esaminare il problema fino in fondo, senza accontentarsi di ricorrere a semplici palliativi o a misure prese nella confusione e nel disordine ». Questa revisione globale e stata auspicata ieri anche dal Presidente della Repubblica, in un breve accenno alla necessità della cooperazione tra governo, editori e giornalisti. Di piani concreti già ce ne sono, e il più completo parrebbe quello avanzato ieri dal Monde: esso include il limite alla pubblicità televisiva, sgravi fiscali e agevolazioni nella distribuzione, costo ridotto e « differenziato » della carta secondo che essa sia impiegata in pubblicità oppure in articoli e informazioni. Carlo Cavicchioli

Persone citate: Georges Pompidou, Giscard D'estaing, Gutenberg, Pompidou, Thomas Jefferson

Luoghi citati: Francia, Parigi, Stati Uniti, Valéry, Verdun