"Moby Dick" di Ricci balena d'avanguardia
"Moby Dick" di Ricci balena d'avanguardia "Moby Dick" di Ricci balena d'avanguardia Bastano pochi anni e l'avanguardia teatrale, come è destino di tutte le avanguardie, s'assottiglia e si disperde: c'è chi si volge ad altri mezzi espressivi — il cinema, maga- ri la radio e la tv — o sem- plicemente cerca in quelli nna tana per leccarsi le ferite, c'è chi s'isterilisce nella stanca ripetizione di moduli, propri e più spesso altrui, rapidamente invecchiati, c'è infine chi. stanco di lottare, passa al teatro regolare e finisce con l'esserne integrato. Ma c'e anche chi, toccato dalla grazia, approda a nuove rive, scopre o riscopre, inventa o reinventa, un nuovo modo di fare teatro. E' il caso, da noi purtroppo rarissimo, di Mario Ricci. Con il suo gruppo di sperimentazione teatrale, Ricci insegue di spettacolo in spettacolo, e ogni volta la perfeziona, una sua idea di teatro come movimento, gioco e festacon attori-oggetti e oggettiattori, dove ie immagini e i suoni (Ricci si serve del cinema e di una colonna sonoi ra ricchissima di suggestivi impasti ionici e musicali) non pretendono di dire nulla più di ciò che si vede e ssente e. nel momento stesso in cui assurgono a simboli, o vengono inevitabilmente interpretati come tali dallo spettatore, non interessano più al loro creatore già in caccia di altre immagini e daltri suoni. Ciò non vuol diro che unopresentato l'altra sera a! Tea tro degli Infernotti dall'Unione culturale, non significhniente e non abbia, come pure è stato affermalo nel dibattilo, nessun «contenuto))Anzi, trabocca di « contenu ti i), soltanto non li imponese mai li propone, libero ciascuno di cavarne l'interpretazione che meglio crede. Me poi davvero necessario, sem spiegazione o non è meglio, talvolta, abbandonarsi al piacere di una pura e semplice emozione? Più che dal gran libro di Melville, si ha l'impressione j che lo spettacolo derivi dal ; grande mito, fantastico e mo¬ i i o o o n i o rale, della balena bianca. In tendo dire che, al limite, Ric: ci potrebbe benissimo non aver letto Moby Dick, come non è necessario che lo conosca il pubblico. Ma nei mito j siamo dentro fino al collo, e subito: i quattro mostruosi j e inquietanti pescioni che con movimenti d'acquario e in silenzio ila parola, sulla scei na, è rigorosamente bandita I . costruiscono un veliero e lo i forniscono anche di un equipaggio di sagome di marinai, i sembrano altrettanti becchini del mare che con i resti di antichi naufragi scavano la fossa al capitano Achab. Poi il veliero, ondeggiando con un valzer di Strauss, incomincia la navigazione, le immagini della scena s'intrecciano a quelle cinematografiche, le trovate e le invenzioni zampillano una dopo l'altra: deliziose come i fondalini naif, tipo illustrazioni di libri popolari di viaggi, contro i quali il corrucciato capitano talvolta appare, ingegnose come l'irruzione della balena bianca che ingoia e risputa Achab, di limpido significato come i castelli di carte sui quali s'incaponisce il tetro eroe, spettacolari come la costruzione della bai i . , aa m- a la fine Achab s'imbarca e perisce. Sono tante e bellissime, tal volta sfiorano l'ovvio, mai la noia. Mobu Dick è diverten le: non sarà forse il migliore ' 1 spettacolo di Mario Ricci, non avrà la complessità ma nemmeno la macchinosità del re cente Re Lear, certamente sinora è il più chiaro e il più generoso. ^1
Persone citate: Mario Ricci, Melville, Ricci, Strauss
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