Sorpresa amarissima

Sorpresa amarissima Saper spendere Sorpresa amarissima L'ha provata una lettrice tirando fuori dall'armadio la sua pelliccia di rat-musqué, diventata fragile come un foglio di carta - I probabili motivi del deterioramento Tempo d'inverno e di pellicce le quali, come tutte le cose belle e lungamente desiderale, talvolta sono causa di guai per chi le possiede. La signora Maria Landi ha avuto un'amara sorpresa: « Ho acquistato circa tre anni la in un noto negozio di Torino una pelliccia di rat musqué a 200 mila lire. Due anni )a ho provveduto a farla ripulire presso una ditta specializzata; quando alla prima nevicata l'ha estratta dal sacco di tela nel quale la conservo, ho notato con enorme disappunto che le pelli nella schiena e nel giro delle maniche risultavano secche, fragili e strappate ». « Alle mie rimostranze — prosegue la lettera — la pellicciala Ita creduto di giustificarsi dicendo die la pelliccia non era stata pulita e che la polvere aveva reso fragile il cuoio. Il che non è vero. Vorrei sapere se è logico che una pelliccia 1 diventi fragile come un. foglio di carta dopo appena tre anni di uso, e a che cosa si può imputare questo repentino deterioramento. Posso eventualmente chiedere i danni alla pellicceria? Mi è stato proposto di riparare il mantello con fogli di guttaperca, ma quale garanzia può dare un tale lavoro e chi dovrà pagare il rattoppo? ». Conta soprattutto la qualità delle pelli ** Lo abbiamo già detto e siamo costretti a ripeterlo: la qualità delle pelli ha'enorme importanza in una pelliccia, soprattutto per quanto riguarda, la sua durata. « Una pelliccia di rat musqué — ci ha detto l'esperto eav. Villa, delegato provinciale dell'Unione artigiani pellicciai — vale oggi dalle 200 alle 400 mila lire, secondo la qualità, scadente la prima, ottima la seconda ». Mai come in questo campo vale la regola di « chi più spende, meno spende ». La pelliccia della lettrice non era fot se della qualità migliore, perché un mantello di pelli di buona concia dura in media otto e anche dieci anni, prima di dar segni di deterioramento. Chi non se ne intende affida alle apparenze la scelta, crede di aver comprato una bella pelliccia o addirittura è convinto di aver fatto un affare. Spesso purtroppo si ritrova con un mazzo di pelli precocemente invecchiate. « Tuttavia — nota l'esperto — ,s.: le pelli fossero state vecchie già in origine si dovrebbero vedere lacerazioni in tutte le pelli e non soltanto in corrispondenza della schiena e del giro delle maniche, come lamenta la signora. Procediamo quindi per ipotesi. La causa del deterioramento potrebbe essere di altra natura: dipendere ad esempio dal fatto di aver lasciato il mantello vicino ad una fonte di.calore che indurisce il cuoio, lo rende fragile con il risultato che le pelli si strappano in alcuni punii. Anche un uso poco curato della pelliccia potrebbe aver contribuito ad affrettarne la usura, non trattandosi forse di pelli di qualità supcriore. La signara in un eccesso di zelo potrebbe anche aver tentato di stirarne la fodera. In questo caso potrebbe aver provocato lei slessa il guaio». L'indennizzo è impossibile se non c'è la garanzia Impossibile indicare con sicurezza ciò che ita causalo le rotture. Una cosa sola è certa: la signora Landi non può chiedere il risarcimento del rianno dal momento che non è in possesso di un cerlifioato di garanzia di qualità e che non è chiara la causa del guasto. Il rimedio della guttaperca è sconsigliabile, secondo il t parere del nostro esperto: | « Sarebbe come unire un foglio strappato con un pezzo di scotch ». Un brutto rattoppo del quale potrebbe pentirsi l'anno successivo la sfortunata proprietaria del rat musqué. Non sarebbe meglio scegliere la soluzione più semplice e conveniente, cioè portare la pelliccia cosi come si trova? Non sarà più bellissima, ma sarà pur sempre calda e morbida. Litografie « da » Picasso Il punto sulla polemica Chiudiamo la polemica (La Stampa 6-16 gennaio 1972) sui it Portraits imaginaires » di Picasso e sulle litografìe da essi tratte ed esposte alla Galleria Torre, con la messa a punto dell'Associazione piemontese delle gallerie d'arte moderne (Apgam). « Si tratta di una serie di 29 litografìe, eseguite dal pittore-litografo Marcel Salinas e riproducenti ciascuna uno dei Portraits dipinti da Picasso su cartone nel 1969 ed esposti a Parigi alla Galcric du Dragon. Picasso ha dato a questo lavoro la sua approvazione e il suo consenso, come dimostra il "bon à tirer" da lui firmato e consegnato al Salinas. La tiratura è suddivisa in due parti: All'in - A250/250 per il mercato americano, F1/250-F250/ 250 per quello francese o comunque europeo: 500 esemplari in tutto. « La galleria che ha esposto a Torino queste litografie teneva in evidenza nei suoi locali gli stampati pubblicitari del "Cerclc d'Art" di Parigi, editrice dei " Portraits " sui quali Salinas stesso spiega il suo lavoro, del resto già ben chiaramente definito nell'intestazione: Picasso Portraits Imaginaires. " Vingt-neuf lithographies réalisécs par Marcel Salinas d'après des peintures sur curton" ». L'errore del catalogo e la funzione del critico « Non litografie originali, dunque, ma riproduzioni litografiche, come precisa quel « d'après », escludendo ogni sistema di riproduzione fotolitografica o meccanica. Su ogni litografia era d'altra parte applicata l'etichetta editoriale relativa all'autenticità, alla tiratura e alla provenienza. Sennonché sul catalogo pubblicato dalla galleria in occasione della mostra per tre volte è stampato: « litografie di Picasso », errore che poteva indurre in equivoco, non facendosi oltre tutto menzione alcuna del nome del Salinas quale autore delle litografie stesse. Si chiamava inoltre erroneamente « prova d'artista » anziché « prova di stampa » la riproduzione litografica con il « bon à tirer » di Picasso. « Essendo al corrente di un intenso mercato spurio di riproduzioni spacciate per litografie, di firme false apposte su fotolito varie, di stampe industriali firmate e numerate piuttosto di fantasia, il critico d'arte, interpellato per mezzo di lettere al giornale da lettori disorientati, giustamente interpretando la, sua funzione, ha inteso chiarire i termini della questione ad un pubblico in gran parte ignaro della fondamentale differenza tra la dicitura "da Picasso" (corretta traduzione di quel "d'après") e quella erronea "di Picasso" che era stata usata e eh?, letta da un intenditore (quale appunto l'articolista) significa: "litografia originale eseguita direttamente sulla pietra o lastra dall'artista stesso, da lui ideata come opera nuova - e non riproduzione di altrui dipinto preesistente - e da luì medesimo firmata e numerata su ciascuno dei fogli che compongono l'intera tiratura". « Di qui la possibilità, per chi avesse ignorato l'esposizione in galleria dei testi pubblicitari in francese, di attribuire al mercante un non corretto comportamento commerciale. Il critico (che non ha visitato la mostra conoscendo già le litografie per averle viste in precedenza nella medesima galleria e altrove, e che, in ogni caso, faceva astrazione dalla mostra stessa) si riprometteva di mettere in guardia il pubblico dal mercato truffaldino così fiorente in Italia. « Il suo intervento ha finito in tal modo per coinvolgere nel suo giudizio il nostro gallerista che, con il suo comportamento durante l'esposizione mostrava di svolgere un lavoro corretto quale l'Associazione esige da ogni suo aderente ».

Luoghi citati: Italia, Parigi, Torino