Alla fiera delle vanità
Alla fiera delle vanità La mostra "Fashion Antology,, a Londra Alla fiera delle vanità Una rassegna della «moda-pilota» dal 1880 a oggi ' Londra, gennaio. Si è conclusa in questi giorni la mostra « Fashion Antology », ospitata in un'apposita sezione del Victoria and Albert Museum. L'organizzatore eli quella clie è stata definita «la più interessante rassegna di moda di quasi un secolo di vita» (dal 1880 al 1971) è Cecil Beaton, che da molti anni assolve con successo non soltanto al compito ufficiale di fotografo di corte ma si dedica alle svariate attività di scenografo teatrale, di costumista cinematografico («My fair lady»), di scrittore, di consulente d'arredamento. La sua età? Di poco lontana ai settant'anni. I suoi « hobbies »? Il giardinaggio (celebri come lui sono le aiuole della sua casa di campagna nel Surrey), i viaggi, la conoscenza dei raffinati segreti della gastronomia. Le sue amicizie preferite? Donne cosi dotate di inventiva personale, di spirito e di eleganza da risultare .sempre inserite nel gruppo « pilota » del gusto di un'epoca. Soprattutto a queste eroine del tempo passato, che riuscivano ad imporre il loro stile individuale sull'etichetta del sarto famoso, Beaton avrebbe voluto dedicare lo sforzo della sua paziente ricerca, nel ricomporre, come nel gioco di un mosaico, i pezzi più significativi della storia della moda negli ultimi novant'anni. In realtà, le grandi animatrici della vita mondana della belle epoque, hanno lasciato in eredità quasi soltanto l'eco del loro modo di vestire. Più nessuna traccia dei grandi cappelli di tigre, dei pantaloni di flanella bianca e degli stivali d'oro della j marchesa Casati, né tanto | meno delle pelli di leopardo e dei ieratici drappeggi di Ida Rubinstein. Ma anche se sono mancate diverse testimonianze dell'abbigliamento delle donne più significative dell'inizio del secolo, in aiuto dell'organizzatore si sono aperti con maggior generosità i bauli delle grandi sartorie e delle loro illustri clienti negli ultimi cinquantanni: ne sono venuti fuori modelli per ogni occasione e per ogni tipo di | donna. Nell'interessante rassegna sono stati raccolti con cura gli esempi più significativi dell'evoluzione della moda dalla fine del secolo scorso ad oggi: dall'abito da gran sera di velluto rosa « cipria » arricchito di perle e brillanti eseguito nel 1899 a Parigi da Worth per la duchessa di Kent, all'abito elegante di crèpe color arancio creato da Madeleine Vionnet nel 1930 per la baronessa di Rothschild; da uno splendido modello di satin verde smeraldo, realizzato nel 1912 da Poiret per la bellissima Lady Glacdwin fino al modello da sera di velluto operato color «ere- me» datato 1932 e firmato Lucien Lelong. Nutrito è risultato, comprensibilmente, il numero dei modelli di queste ultime decine d'anni; è stato così possibile ammirare i famosi abiti da sera del 1924-1935 di madame Paquin, la giacchetta di broccato dorato disegnata nel 1933 da Jean Patou, il primo abito « new look » i i , » della collezione Dior del 1947, e ancora il vestito di leggera, seta lilla disegnato da Jacques Fath, esattamente dieci anni dopo, in occasione del ballo in onore della visita a Parigi della regina Elisabetta e del principe Filippo. Della stessa epòca i romantici abiti inventati da Givenchy per Audrey Hepburn, allora debuttante. Molto apprezzabili anche alcuni modelli italiani, firmati Emilio Pucci, Irene Galitzine e Mila Schoen. Presenti, naturalmente, i primi esempi dello stile « Courrèges » (1963), di Ungaro, della celebre minigonna di Mary Quant (1964), dei vestiti spaziali di Cardin, delle creazioni di St-Laurent. Ma tra tutte sono risaltate, per lo spirito di affinità al gusto d'oggi, le fantasiose interpretazioni di Elsa Schiapparelli (come un originale pullover da lei disegnato nel 1928, in lana bianco-nera, con la riproduzione centrale di un grande fiocco «trompe-l'oeil»). Anche i modelli di Coco Chanel sono apparsi tuttora intramontabili, come per esempio il bellissimo completo-pantaloni lunghi e corto giacchino di paillettes nere, donato dall'ex direttri ce di Vogue americano. tz4gCpzLe bionde ragazzine ingle- i si che domenica scorsa ammiravano questo modello indossavano i classici jeans, lo stesso tipo con l'etichetta Levi Strauss and Co. presente alla medesima mostra come ricordo d'un capo d'avanguardia di circa quarant'anni fa. Savina Roggero Abito da sera, 1922
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