Le accuse del Tupamaros fanno paura in Germania di Tito Sansa

Le accuse del Tupamaros fanno paura in Germania A Dusseldorf ii processo ai "traditore,, Le accuse del Tupamaros fanno paura in Germania Il meccanico, che collaborò conaana,aaonome di numerosi complici: intellettuali, professori, giornalisti Avrebbero aiutato gli estremisti a trovare armi e rifugio del'astgianqurisideSachprcoridiuncoe a n e (Dal nostro corrispondente) i peBonn, 20 gennaio. Karl Heinz Ruhland, il meccanico dei «tupamaros» tedeschi che depone come imputato all'interno di una gabbia di vetro a prova di pallottola (per proteggerlo dalla vendetta della banda), sta spifferando alla corte di Duesseldorf molto più di quanto non si sperasse. Cita nomi, indirizzi di complici, quasi tutte persone insospettabili, ricorda con precisione date e circostanze, senza contraddizioni, senza dubbi. La caccia alla banda capeggiata dagli ex giornalisti Andreas Baader e Ulrike Meinhof (sempre inafferrabili) e dall'avvocato Horst Mahler (in carcere a Berlino), si sta trasformando grazie a questo processo in una caccia agli intellettuali simpatizzanti per l'estrema sinistra che — a detta dell'imputato — avrebbero appoggiato, alloggiato e finanziato gli anarchici. Ruhland ha sciorinato un elenco di nomi, e già le sue rivelazioni hanno avuto conseguenze. Un professore di psicologia dell'università di Hannover e un redattore dell'ufficio di Francoforte dell'agenzia di stampa «Dpa» sono stati sospesi dai propri uffici e la magistratura ha aperto un'istruttoria penale a loro carico; un sacerdote, un ingegneri, un redattore della televisione, una professoressa e una maestra sono stati additati all'opinione pubblica come complici dei sovversivi e la giustizia ha messo sotto la lente di osservazione la loro attività. Karl Heinz Ruhland, meccanico berlinese che contraffaceva i numeri dei motori e dei telai delle automobili rubate dalla banda che partecipò a un paio di assalti a banche, ha accusato successivamente: la signora Monika Mitscherlich-Seifert, figlia del sociologo di fama internazionale professor Alexander Mitscherlich (avrebbe messo a disposizione un edificio, nel quale nascondere dopo il sequestro il cancelliere Willy Brandt), il professore di psicologia.. .Peter,, Brueckner (avrebbe' raccomandato' la banda al proprietario di una casa di campagna), il parroco Kurt Kaiser di Neunkirchen, presso Osnabrueck (avrebbe alloggiato i «tupamaros»), il giornalista della televisione di Colonia Gerhard Reitscher ( anche lui avrebbe fornito un appartamento), l'ingegnere Johannes Kuester di Gelsenkirchen (colpevole dello stesso reato), il giornalista Johannes Bornheim di Francoforte (avrebbe acquistato armi per conto della banda), la maestra Ursula Roos di Luetzenlinden, presso Francoforte (avrebbe tenuto in custodia l'arsenale degli anarchici). Le persone accusate dall'imputato «traditore» hanno negato in interviste ai giornali di essere complici dei «tupamaros», o — al massimo — hanno ammesso di avere «ospitato occasionalmente, per motivi umanitari», l'uno o l'altro degli anarchici, senza ■ It della banda o condividere l'attività di essa. L'unico a non smentire è stato il professore di psicologia Peter Brueckner. di 49 anni. Si è rifiutato di fare qualsiasi dichiarazione in merito alle accuse contro di lui, si è presentato al ministro dell'Istruzione della Bassa Sassonia, ad Hannover, e ha chiesto di venire sospeso provvisoriamente dall'incarico. Il ministro, per il quale le rivelazioni fatte al processo di Duesseldorf sono state un'autentica sorpresa, ha accolto la richiesta. La parola ora è alla magi- peraltro conoscere l'attività stratttra; la polizia, dal canto suo, si dimostra assai soddisfatta per le rivelazioni dell'imputato di Duesseldorf. «La cortina di omertà è perforata » ha detto un funzionario del gruppo che da un anno sta dando invano la caccia ad Andreas Baader, a Ulrike Meinhof e ai loro complici. «I bravi borghesi, gli intellettuali che aiutano e finanziano i delinquenti politici, ora sono una buona volta messi in guardia, sanno finalmente che dare alloggio a chi rapina, spara e uccide non è un atto di cortesia o di cavalleria, ma mera complicità». Tito Sansa

Luoghi citati: Bassa Sassonia, Berlino, Francoforte, Germania, Hannover