Le serate della Pagliuca di Lietta Tornabuoni

Le serate della Pagliuca Brevi incontri Le serate della Pagliuca Così, Maria Diletta Pagliuca esce dal carcere. Pimpante nel suo colbacco di astrakan, trionfante: aveva ragione lei, maltrattare bambini malati e indifesi è davvero un buon affare, finché va si incassano milioni, mal che vada cosa si rischia? Un paio d'anni di prigione. Sono passati in fretta. La Pagliuca lascia il carcere romano di Rebibbia, uno dei più moderni, senza rimpianti, ma anche senza rancori: in fondo non si è trovata male. Ha avuto spesso una cella tutta per sé: ingentilita da tovagliette e centrini, immaginette e altarini, dominata dalla fotografia dell'adolescente sua prediletta e figlia adottiva, l'unica che nel lager di Grottaferrata venisse trattata bene. Non ha lavorato, né frequentato la scuola interna del carcere. Ha passato oziose riposanti giornate: alzandosi con comodo al mattino; prendendo aria, chiacchierando o passeggiando dalle nove a mezzogiorno; nel pomeriggio pregando in chiesa o facendosi la messa in piega. La sera televisione, sin verso le dieci e mezzo: « Rischiatutto », che passione. Ogni dieci giorni, un film: le è piaciuto « Guerra e pace », ma specialmente l'ha commossa « Joselito », storia d'un bambino. La salute l'ha assistita, è ingrassata. Quattro etti di pane e due etti di frutta al giorno, pastasciutta e carne t*e volte la settimana: ai subnormali del suo istituto Santa Rita, che per la fame mordevano le mani dell'inserviente che li imboccava, sarebbe parso un sogno. Con le suore della sorveglianza è subito andata d'accordo: sa come prenderle, è stata monaca anche lei. Con le compagne di prigione non le è riuscito difficile intendersi: ne ha presto vinto l'ostilità con l'unzione compiacente, la ferma autorevolezza e i modi insinuanti che già le erano serviti a procurarsi tante amicizie utili, tante importanti protezioni. L'etichetta carceraria, del resto, prevede che tutte si considerino reciprocamente innocenti, e le altre non conoscevano i particolari della sua attività: dai giornali che arrivano nelle celle la censura taglia via ogni articolo o resoconto processuale che riguardi le detenute. I suoi parenti sono andati a I trovarla una volta alla settimana, i parenti delle sue vittime sono ingenui a minacciare di aspettarla fuori per fargliela j pagare: di carcere esce protet- j ta e scortata, nell'automobile della polizia. Esce condannata per maltrattamenti, delitto evidentemente tanto poco odioso da meritare le attenuanti, e assolta dal reato di trulla. 1 suoi sostenitori dicono che la giù- | stizia ha equamente sgonfiato e ridimensionato la vicenda. I suoi conoscenti guardano all'avvenire con fiducia maggiore di quando il giudice istruttore dispose « lo stralcio per quanto riguarda altre responsabilità emerse, concernenti i funziona- I ri prò tempore della prefettura di Roma e del commissariato I di pubblica sicurezza di Frasca- ! ti, responsabili della mancala esecuzione dei due provvedimenti di chiusura emessi nel ! 1967 e nel 1965 nei confronti \ dell'istituto Santa Hiiu; e il ve- j scovo di Frascati Liverzani Luigì, per i suoi interventi volti a i fermare l'esecuzione di tali provvedimenti ». Esce senza rancori: non se l'è poi passata male, a Rebibbia. Certo nessuno si augura, in nessun caso, che la prigione sia più dura. Al contrario. Ma le placide serate carcerarie della Pagliuca davanti alla tv fanno una strana impressione pensando alle serate dei bambini di Grottaferrata. incatenati al letto, urlanti nel buio di paura e doloro. Super-reporter « 11 caso Mauei » di Francesco Rosi sarà probabilmente il film di cui discuteremo di più nei prossimi mesi. « A Clockwork Orango » di Stanley Kubrick è il film che già scatena in America e in Inghilterra polemiche passionali. « Splendido, terrorizzante », si infervora l'amico appena tornato da Londra. « il primo esempio di rovinocinematografia, un equivalente morale degli ultimi saggi sociologici sulla imminente catastrofe dell'umanità». Stanley Kubrick, americano quarantatreenne, testimonia il mutamento subilo dalle opere avveniriste, che all'inizio del secolo prevedevano luminose utopie e meravigliosi trionfi del progresso e imfuziresuguselachungrralenesuputepfiluchuzaliscdnscdstdvctitamnr«slsrj i g! Ps: shmi zI abli m! fti li lI uiiIFhpifcItj zI cI I i j j I | j ' e della tecnologia, mentre ora immaginano esclusivamente un futuro di apocalittica disgregazione: nel « Dottor Stranamore » il regista raccontava il casuale scatenarsi della definitiva guerra atomica, in « 2001 odissea nello spazio » raccontava la vittoriosa vendetta delle macchine sugli uomini. Quest'ultimo film descrive una società permissiva e aggressiva nutrita di noia, ignoranza e indifferenza, nella quale nessuno è del tutto buono, nessuno è del tutto cattivo, nessuno è veramente umano. Il protagonista Alex, principe di un sottomondo adolescente, e i teppisti « droog » suoi seguaci, portano il rossetto e le ciglia finte, hanno osceni nasi finti lunghi come quello di Pinocchio ma meno innocenti. In una Londra incupita di violenza, lottano contro bande rivali; violentano la moglie di uno scrittore al suono di « Cantando sotto la pioggia »; massacrano una signora mediante una scultura fallica; si dedicano a distratti assassinii e orge distratte al ritmo dell'ouverture del « Guglielmo Teli ». Nell'avvenire di Kubrick la cultura è crollata nell'esaltazione del cattivo gusto, la politica è ridotta a guerra di alterni compromessi tra anarchia e repressione. E non si tratta di un futuro lontano, dice il regista: « Credo di aver soltanto messo in evidenza la realtà con l'immaginazione, di aver fatto soltanto un lavoro da superreporter ». j « A Clockwork Orange » ha i grande successo, è naturale. ! Profetizzando sciagure (specie se dovute alla licenza dei co: stumi giovanili) i catastrofisti hanno avuto successo sempre, ma oggi il fascino della distrui zione si è fatto irresistibile: I abdicare ad ogni speranza sembra assolvere da ogni dovere, la certezza che per il nostro i mondo « non c'è più niente da ! fare » giustifica il non far niente per cambiarlo. E non vale i la pena di comprarsela con un i libro o un biglietto di cinema, I una simile consolazione? Lietta Tornabuoni

Persone citate: Francesco Rosi, Kubrick, Maria Diletta Pagliuca, Pagliuca, Stanley Kubrick

Luoghi citati: America, Clockwork, Clockwork Orango, Frascati, Grottaferrata, Inghilterra, Londra, Roma