I "sogni dipinti,, con movimento

I "sogni dipinti,, con movimento LE MOSTRE D'ARTE I "sogni dipinti,, con movimento Le macchine di Giusti - «Oggettività ed impegno» di sette giovani i i a l r i Da una singolare alleanza, nella stessa persona, tra sensibilità artistica e attitudire elettrotecnica sono nati gl'inconsueti oggetti — «macchine per sogni dipinti» si potrebbero chiamare? — esposti dal loro autore Giorgio Giusti, per la prima volta a Torino nelle sale della «Galatea», via Vela 8, ma già entrati nella famosa collezione di Peggy Guggenheim e nella Galleria nazionale di Roma. Allievo di un esperto pittore «figurativo» torinese, Dario Treves, il Giusti non s'è accontentato di creare tradizionali immobili immagini naturalistiche. Sconfinando nell'illimitato campo dell'astrazione visuale dei Kandinsky, dei Klee, dei Poliakof (alla cui arte s'ispira in alcune di queste opere «cineticoluminose»), e della poetica del dinamismo futuristico, egli ha voluto aggiungere realisticamente alle sue forme colorate ciò che alla pittura manca od è da essa soltanto illusionisticamente suggerito: il movimento. Ha dunque costruito delle specie di cassette di medie dimensioni nelle quali, con un moto lentissimo appena perj cettibile, un certo numero ' fino a sette — di pellicole e dischi trasparenti su cui precendemente il Giusti ha dipinto le sue ideazioni, si sposta e ruota con impulsi elettrici proiettando su un antistante schermo nero delle luminose immagini colorate che si compongono, si scompongono e ricompongono sempre nuove, escludendo fino a un minimo di probabilità matematicamente calcolato ogni possibilità di ripetizione. Ovviamente lo spettacolo va, come un film al cinema, contemplato in un ambiente in penombra; e allora la se movente visione, pur eccitan do la curiosità di chi guarda, esercita su di lui quasi un blando effetto ipnotico, quasi da farmaco «tranquillante», sì da suggerire un'ipotesi (ipote si unicamente nostra) di applicazione terapeutica. Ma ab bandonandola, se mai, allo psichiatra, resta per noi una domanda: cos'è questa complicata, genialissima «macchina» nella quale l'ingenuità della vecchia lanterna magica, il divertimento fanciullesco del caleidoscopio di Brewster, di centocinquant'anni fa, si sposano alla più raffinata tecnologia odierna? E' — o vi prevale — l'arte pittorica? E' — o vi prevale — l'elettronica? * * In un certo senso il discorso potrebbe continuare a proposito della mostra presentata a «La Bussola» (via Po 9), curata a Roma da Duilio Morosini per la «Galleria Giulia» sotto il patrocinio del i «Goethe-Institut», e da Torino I poi in viaggio per varie città. S'intitola «Oggettività ed impegno»; comprende sette italiani — Bodlni, Fanti, Mattia, Sarri, Steffànoni, Titone, Trubblani — e sette tedeschi — Asmus. Diehl, Nagel, Neuenhausen, Palm, Schmettau, Ulirich — ; tutti giovani, il più anziano è sulla quarantina: che nell'insieme si possono considerare dei tardi nipoti dei lontani esponenti della uNeue Sachlichkeit», la «Nuova Oggettività» tedesca dei primi decenni del secolo. Di un suo ricupero e rinnovamento da parte di questi artisti parla infatti il Morosini nel saggio preposto al catalogo. Fatta eccezione della severa stilizzazione arcaica dello | scultore Bodini, e della gentilezza pittorica, quasi un riflusso di luminosità impressionistiche e divisionistiche, del torinese romanizzato Gianluigi Mattia, l'opera di questi artisti sembra concordemente tendere all'ostico, al repellente, all'irritante, allo sgradevole. Anche là dove l'immagine dipinta o modellata pare, i. prima vista, voler suggerire, nel suo realismo, un rapporto di umanità col riguardante (si vedano ad esempio i quadri di Steffànoni), immediatamente affiora da essa un'intenzione ostile contro qualcosa di non precisato, ma che rivela un generico moto di ribellione. * * Dalla sua mostra alla «Cassiopea» che nel '66 lo fece conoscere al pubblico torinese, a questa di venticinque opere esposte alla «QuaglinoIncontri» (piazza S. Carlo 177), il giovane Alex Ognianoff, di origine bulgara, ha reso più sciolti e sicuri i suoi modi espressivi di pittore schiettamente « figurativo » che lavora su un impianto grafico cui il colore si aggiunge a guisa di commento discreto. La sua tendenza illustrativa, spigliata e piacevole, è equilibrata da un impegno contenutistico che giunge talvolta a note p-.tetiche. Nella «Sala Minima» della stessa galleria disegni ed acqueforti di Wilma Bastianello, romana. Non sappiamo se al ricordo dell'occhio «cucito» di un famoso ritratto di Modigliani siano da ascrivere certe strane alterazioni fisionomiche apportate a queste «Teste» e «Maschere». Se mai l'esempio modiglianesco è più apprezzabile nei nitidi contorni delle figure nude, tracciati con bella fermezza dalla giovane artista, mav. ber.

Luoghi citati: Roma, Torino