Il paradiso minacciato nell'«Oceano» di Quilici

Il paradiso minacciato nell'«Oceano» di Quilici LE PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Il paradiso minacciato nell'«Oceano» di Quilici Oceano, .di .Folco .Quilici. Italiano a colori. Cinema Reposi. Dopo l'anteprima per i soci del Circolo della stampa, cerca il gran pubblico torinese, e lo merita, questo nuovo film di Folco Quilici (autore dei non dimenticati Sesto continente e L'ultimo paradiso), il quale, come ha fatto egregiamente capire il collega Reggiani, capita molto a proposito in questi tempi di così spiccato interesse per l'ecologia. Fossero più frequenti pellicole di questa fatta; lasciasse talvolta il cinema le vie battute della violenza e dell'erotismo, per farci sentire, coi mezzi ch'esso solo possiede, il gran respiro della natura e il motivo primevo dell'uomo in armonia o in lotta con essa; ripigliasse insomma, a sconto di tante giuccherie, la vena lirico-documentaria di Ombre bianche, Nanuk e L'uomo di Aran. Oceano ci dischiude un'altra volta il paradiso, oggi sempre più minacciato, dei Mari del Sud, rappresentandolo attraverso gli occhi e il sentimento, non di un bianco capitatovi a caso, ma di un indigeno, un autentico polinesiano, che vi continua, per scienza infusa, senza mai essere stato a scuola, il costume degli avi: un costume d'incantevole semplicità, pago del soddisfacimento di bisogni elementari e perfettamente intonato alla cornice naturale. Tale impostazione per linee autonome, fa che Oceano abbia molto più dell'idillio o dell'elegia che non del pamphlet contro la « civiltà » contaminatrice e che la polemica stessa, quale si fa sentire nel commento talvolta un po' enfatico e nella struggente musica di Morricone, sia senza veleno e quasi rassegnata. La vicenda, priva pertanto di conflitti drammatici in senso convenzionale, ma prevalentemente contemplativa, è molto semplice: narra il viaggio di Tanai, un giovane pescatore, per lo sconfinato Pacifico, alla ricerca di un isolotto in cui seminare l'humus così da poterci poi abitare con moglie e figli; un viaggio rituale e quasi obbligatorio per ogni polinesiano che si rispetti; e come, sviatosi in altre acque e ricoverato in un ospedale dell'Alaska, non voglia sapere dei nostri comfort, non lo lusinghi, col parlar di lui, Ruggero Orlando, ma, sprezzando il gelo, faticosamente ma irresistibilmente riguada¬ gni il suo elemento, facendo per via, novello Ulisse, varii incontri: con una tribù guerriera della Nuova Guinea, con un bianco « filosofo » che vive solo come Robinson, con animali d'ogni sorta. Ma tutto quello che è altro dal « suo isolotto » non ha forza di fermare Tanai, il quale tira avanti come calamitato, e supposto che arrivi a destino, avrà forse la delusione di trovare, invece che terra vergine, una stazione nucleare: non importa, il suo carattere si è espresso, e l'assunto del film, ricercante la perduta armonia dell'uomo con la propria condizione, anche. Oceano ha qualche momento di pallore, cioè di puro documentarismo o di pura oratoria, ma quasi sempre regge il tono poetico, ed è poi un magnifico spettacolo naturale (da portarci, a studio di disintossicazione, i ragazzi) ottenuto attraverso una paziente quanto mirabile tecnica di ripresa. Un mare a onde lunghe e di ritmo solenne, un mare da eroi, ne è il protagonista, ancora più che l'attore hawaiano Reno Menor, un campione di « surf ». 1. p.

Persone citate: Aran, Folco Quilici, Morricone, Quilici, Quilici Oceano, Reggiani, Robinson, Ruggero Orlando, Tanai

Luoghi citati: Nuova Guinea, Sesto