Contro Pelagio

Contro Pelagio La dura lotta di Agostino Contro Pelagio Peter Brown: « Agostino », Ed. Einaudi, pag. 445, lire sono. Anche chi possiede un piccolo schedario bibliografico sa che la voce Agostino occupa uno spazio prepotente: cinquemila schede in un decennio, circa quattrocento titoli l'anno è quanto registrano i repertori specializzali. Per orientarsi in questa selva di pubblicazioni si richiede una cultura storica e teologica, un criterio selettivo c una capacità di sintesi fuori dell'ordinario; qualità di cui è ampiamente dotato l'autore di questa biografia. L'opera si dislingue per la chiarezza dell'impostazione e per una erudizione imponente che, tuttavia, non menoma l'agilità del racconto e, anzi, costituisce di per sé un aggiornamento validissimo sulle opere fondamentali degli ultimi anni. Benché visto attraverso un prisma di interpretazioni, Agostino parla con le sue parole e con quelle dei contemporanei; si muove in una situazione cinica, sociale, economica e culturale vividamente descritta, è inserito in un ambiente storico e non librato nella sfera incandescente del misticismo. Della sua evoluzione spirituale emerge il percorso con limpida coerenza. -k * Diciamo subilo che nel giovane punico educalo in scuole romane, che fu manicheo, accademico, neoplatonico e, infine, cristiano, Brown rintraccia il problema centrale, che è quello del male. Esso scorre sotto quelli — elici, filosofici ed esistenziali — che condivide con chi, come lui, si trovò a vivere nei decenni del più radicale mutamento di pensiero e di costume che la storia ricordi. Attraverso la ricostruzione delle due evoluzioni, quella dell'impero e quella dell'individuo, dell'uno e dell'altro emergono tendenze e contraddizioni. L'autore le ha messe a fuoco separatamente in alcuni preziosi saggi pubblicati su riviste inglesi dopo questo libro, che è del 1967; la conversione dei patrizi pagani, la diffusione del manicheismo e dell'eresia di Pelagio, l'intolleranza religiosa hanno formato l'argomento di studi particolari, utili a conoscere meglio non soltanto la temperie spirituale di Agostino ma anche quella del biografo, e individuare le piste da lui seguile nell'indagine. Del giovane, nato in una provincia opulenta e percorsa da vivaci fermenti autonomisti, soggiogato da una madre possessiva, attratto dai piaceri dei sensi e da quelli della cultura, assetalo di certezza e di perfezione, Brown ricostruisce gli ambienti culturali che frequentò, le influenze che subì; ricostruisce le fasi del suo sviluppo sia attraverso le posizioni da lui assunte sia in quelle aspramente combattute. I titoli delle opere di Agostino, infatti, incominciano quasi sempre con un Contro e l'offensiva è tanto più accanita quanto più nelle idee degli avversari il polemista riconosceva quelle che erano state le sue, o quelle di cui ammetteva in parte la fondatezza o, forse, constatava in fondo all'animo la persistenza insidiosa. Peter Brown colloca il manicheismo nell'ambiente universitario cartaginese come forma di estremismo spirituale, sfrondando da esso quel sospetto di quinta colonna dell'impero persiano che alcuni autori hanno creduto di riconoscervi. Era una filosofia che implicava la certezza temeraria di potersi conservare immuni dal male, visto come forza attiva e invadente; ma non prevedeva progresso sulla via del bene. Nello scoraggiamento che seguì al distacco da questa dottrina. Agostino aderì agli Accademici, una correlile di pensiero che sosteneva l'impossibilità di raggiungere alcuna eertezza; a Milano avvenne la sua adesione al neoplatonismo, dottrina che costituiva il terreno dì trapasso tra l'alia cultura pagana e un cristianesimo intellettuale. Di quella filosofia Agostino serbò l'impronta anche dopo la conversione; e ne trasse la convinzione che filosofia e conoscenza di Dio siano una cosa sola e che alla fede sia necessaria una salda base'teoretica. Poi, sotto l'influenza di Ambrogio e della madre, ebbe luogo il suo passaggio al crisliancsitno. Tornato in Africa, il suo sogno di ritirarsi con pochi amici a vivere un'esistenza ascetica e contemplativa fallì; il mondo lo allenò, lo costrinse alle molteplici mansioni di sacerdote e di vescovo, lo Irascinò nelle polemiche e nelle rivalità di una società divisa e gaudente, alla vigilia del crollo. La lotici contro i pagani, che toccò il vertice negli anni di disorientamento seguiti alle invasioni, e quella contro la polente setta donatista impegnaro¬ pvamasllgptdtgetisGllclmsea no le sue energie, ma non rivestono carattere dottrinario rilevante. L'essenza del pensiero agostiniano rifulge nell'accesa polemica contro Pelagio. In quel vigoroso monaco britanno, che aveva studiato diritto a Roma — e da quegli studi aveva acquisito un vivo senso di giustizia e di responsabilità morale — Agostino individuò subilo i germi dell'eresia, che sfuggivano a credcnli. a teologi e persino a pontefici del tempo, tanto che non gli fu facile con- dannarlo. Ormai vecchio, dopo una vita spesa in disquisizioni teologiche sonili, in lotte sfibranti, era giunlu alla desolata constatazione che quel male che s'era illuso di poicr vincere nell'ascesi era una l'orza invincibilmen- le radicala nell'uomo; aveva rinuncialo alla luminosa fiducia dei suoi primi anni. Ed ecco pararglisi davanti un uomo che dalle diverse esperienze dell'esistenza aveva ricavalo l'orgogliosa certezza che la perfezione fosse solo una questione di volontà, e quindi un obbligo per il cristiano. Nella Blilannia lacciaia da disordini sociali e da invasioni. nell'Italia ealpestata dalle orde visigotiche, nel- l'ambiente della haute romana, dove ave eva assistito a troppe conversioni opportunistiche dovute alla recente legislazione coercitiva, Pelagio s'era convinto che chi si faceva cristiano non desiderava un autentico rinnovamento morale ma soliamo la garanzia di salvezza magicamente promessa dai sacramenti; e quindi pose l'accento sull'impegno elico più che sulla fede. Forse, nel suo transfert dell'esperienza legale nella teologia. Pelagio, in base ali 'identità lessicale, identificava « grazia » con favoritismo. Ma il suo appello alla libera scelta, l'orgogliosa sicurezza che l'uomo sia in grado di raggiungere la perfezione da sé privava la Chiesa del suo potere carismatico e induceva I eredenti a un pericoloso orgoglio. La lotta conilo questa l'orma ultima dello stoicismo romano, sopravvissuto in seno alla Chiesa nei primi decenni del V secolo, condizionò Agostino, lo indusse a precisare — a se stesso e alla cristianità — le proprie posizioni, forse a infondere in esse quell'estremismo che sarebbe emerso in Eulero: dalla sua vertiginosa dottrina della predestinazione, sostenuta con intransigenza, derivò la versione teleologica della storia umana e l'interpretazione dell'esistenza di ciascuno come un processo preordinalo da Dio. Lidia Storoni

Persone citate: Agostino Contro Pelagio, Brown, Einaudi, Lidia Storoni, Peter Brown

Luoghi citati: Africa, Italia, Milano, Roma