Un rischio nell'Iva per i commercianti di Mario Salvatorelli

Un rischio nell'Iva per i commercianti una proposta deiia Confcommercio Un rischio nell'Iva per i commercianti Il nuovo tributo consentirà al fìsco di accertare l'esatto imponibile «Vanoni», sul quale dovrebbero applicarsi, per il 1972, le vecchie aliquote (Nostro servizio particolare) Roma, 12 gennaio. Una forma di autotassazione per superare il passaggio dal vecchio al nuovo regime fiscale è proposta oggi dalla Confederazione del commercio e turismo per tutti i suoi aderenti, ma anche per gli operatori economici e i lavoratori indipendenti in genere. La proposta ricorda che «a un espediente non molto dissimile si fece ricorso al tempo della riforma Vanoni. Nulla quindi d'impossibile sotto il profilo legale e costituzionale; occorre solo riconoscerne la necessità e volerlo applicare ». Il problema da risolvere è quello derivante dall'applicazione dell'Iva a partire dalla metà dell'anno appena iniziato: fino al 30 giugno vecchio sistema, dal 1" luglio nuovo sistema, il che vuol dire, almeno per le ditte individuali, dichiarazione del giro d'affari, attraverso la generale fatturazione e le denunce perio- diche. Di conseguenza, afferma la Confcommercio, «possibilità di esatta determinazione dell'imponibile da parte del fisco .11 che non può non preoccupare enormemente il contribuente». Perché? La preoccupazione si spiega con il fatto che le imposte dirette sul reddito per il 1972 sono ancora quelle del vecchio regime fiscale, con aliquote riconosciute più volte, anche a livello ministeriale, «irreali», tali cioè che, se venissero applicate sui redditi reali, porterebbero la maggior parte degli operatori economici diritti al fallimento. Con la prossima Iva, sarà possibile per il fisco determinare i redditi d'impresa, quindi, per le ditte individuali, anche i redditi personali «reali». Con le aliquote previste dalla riforma, l'imposizione sarà tollerabile; con le vecchie aliquote, ancora applicabili per il 1972, sarebbe intollerabile. Per risolvere il problema, la Confcommercio chiede che il contribuente, prima di compilare l'ultima «Vanoni», il 31 marzo 1973, abbia la certezza che il suo debito per imposte dirette fino a tutto il 1972 sia virtualmente definito. Per avere questa certezza «non c'è, o almeno a noi pare che non ci sia — afferma la Confcommercio — altro mezzo che questo: consentire al contribuente di chiudere la sua posizione verso il fìsco in base all'ultimo reddito definito, maggiorato, per ciascuno degli anni tuttora non definiti fino al 31 dicembre 1972, di una percentuale che potrebbe essere, per esempio, eguale all'incremento annuale del gettito dell'imposta di ricchezza mobile». Esempio: nella dichiarazione dei redditi 1972, da presentare entro il 31 marzo 1973, il lavoratore indipendente che non ha conti «aperti» con il fisco dovrebbe scrivere: «Il mio reddito nel 1971 è stato di tanto». Al fisco toccherebbe aumentare questo reddito di una percentuale corrispondente all'incremento del gettito della ricchezza mobile in un anno, e su questa base determinare l'imponibile e far pagare le imposte. Il contribuente che, invece, non avesse ancora definito i redditi del 1972, dovrebbe dichiarare il reddito del 1970, al quale il fisco aggiungerebbe due incrementi annui del gettito della ricchezza mobile. E così via. Il ricorso a questa forma di auto-tassazione automatica — conclude la proposta della Confcommercio — dovrebbe essere rimesso alla libera scelta del contribuente. Se, per qualsiasi motivo, preferisse rinunciarvi, il contribuente dovrebbe denunciare il reddito relativo al 1972 nei modi normali. Mario Salvatorelli

Persone citate: Vanoni

Luoghi citati: Roma