Snob, falsari e brava gente al magazzino dell'usato di Paolo Garimberti

Snob, falsari e brava gente al magazzino dell'usato UNO SGUARDO AI "KOMMISSIONYE,, DI MOSCA Snob, falsari e brava gente al magazzino dell'usato I prezzi sono arbitrari, il clientelismo sfacciato, ma il cittadino medio non può farne a meno (Dal nostro corrispondente) Mosca, gennaio. Fiera delle vanità per gli snob, che vi ritrovano il sapore della Russia fin de sìèclc, sublimazione dell'arte d'arrangiarsi cercando per vie traverse ciò che il commercio ufficiale non sa offrire, il « komissionyj magazin » è una via di mezzo tra il negozio di rigattiere e il salone d'antiquariato. Situato abitualmente in qualche vecchio quartiere, conserva spesso l'architettura sontuosa dell'epoca imperiale: altissimi soffitti istoriati, pareti ricoperte di legno, qualche pavimento marmoreo. Su questo sfondo si accatastano inutili cianfrusaglie, tazzine Kuznetsov, piatti Meissen, di chissà quale provenienza, mobili antichi in vendita per pochi rubli e moderni transistor, importati da qualche diplomatico o giornalista, al prezzo anche di mille rubli (settecentomila lire). Una percentuale Il «komissionyj magazin» è nato con la Rivoluzione d'Ottobre, come strumento di controllo sulla compravendita dell'usato, o, secondo una definizione quasi ufficiale, come « servizio pubblico ai cittadini che desiderano cedere oggetti personali ». Chi vuole disfarsi di qualcosa va al «ko missionyj » e patteggia con la direzione il prezzo. Sulla somma, che verrà corrisposta al proprietario una volta venduto l'oggetto, il negozio trattiene una percentuale quale « commissione », donde il nome di questi magazzini. Ma il tempo, la pratica e le necessità di una popolazione mal servita dagli altri negozi di Stato hanno trasformato questa istituzione legale in un arbitrio perenne. L'arbitrarietà dei prezzi, innanzitutto, fissati dal direttore del negozio o dai suoi aiutanti spesso in base al tornaconto personale. All'aggetto di vero antiquariato, che qualche zotico vende come inutile ignorandone il valore, essi attribuiscono un prezzo di poche decine di rubli, sicuri di rivenderlo a dieci volte tanto, intascando una « commissione » personale oltre a quella ufficiale. Il « clientelismo » raggiunge nel « komissionyj » forme esasperate. L'oggetto di valore, o fortemente richiesto, arriva raramente al banco delle vendite. Più spesso viene nascosto nei sotterranei per un cliente facoltoso. Ma è una tecnica generalizzata nel commercio sovietico. La commessa di un negozio d'abbigliamentò sottrarrà sempre, all'arrivo di ima nuova partita, un certo numero di calze di nylon, per cui la domanda supera largamente l'offerta, tenendole da parte per amici e conoscenti o per la commessa di un negozio di alimentari, che le procurerà in cambio un certo numero d'introvabili bottiglie d'olio d'oliva. K. S. Karol, tornato a Mosca nell'autunno scorso al seguito di Pompidou, individuò e descrisse, in un brillante saggio apparso su Le Nouvel Observateur, le « economie parallele » dell'Urss: l'economia ufficiale, rappresentata dalla rete dei negozi di Stato; quella « libera e autorizzata », cioè la modesta serie di mercati detti « kolchoziani », do ve vige 'a leg"e della domanda e dell'offerta; quella « libera e non autorizzata », cioè il mercato nero o ciornyj rynok, in costante dilatazione. Ma il « komissionyj » forma quasi una categoria a sé, sommando le caratteristiche delle tre precedenti. E, solo per quanto riguarda la capitale, esiste una « quinta economia », rappresentata da quelli che, per ragioni di lavoro, hanno rapporti con stranieri e finiscono per beneficiare indirettamente dei negozi speciali, i « berjozka », creando cosi un'elite o, alla peggio, un'altra sorgente di mercato nero. La degradazione del « komissionyj » a centrale di intrigo commerciale — cui gli stranieri hanno contribuito in modo determinante con la smania di trasformare le loro case moscovite in piccoli musei, talvolta degli orrori — ha toccato il suo culmine un anno fa, con il grande scandalo del « magazin » dell'Arbat, specializzato nell'antiquariato e nella pittura. Il direttore e la sua aiutante andarono oltre la pratica corrente, giunsero a vendere quadri falsi a privati ed a musei. Talento pittorico Il falsario era dotato di un talento eccezionale. Durante il processo, i giudici increduli gli chiesero di dare un saggio della sua perizia: egli prese tela e pennelli e copiò alla svelta un quadro assai noto, riproducendo in modo perfetto la firma dell'autore. L'errore del falsario e dei dirigenti del negozio fu di voler strafare: una perizia, ordinata da un museo subito dopo l'acquisto, li rovinò. Ora sono tutti e tre in carcere, il negozio è stato chiuso, anzi è stato demolito con l'intero palazzo. Se tali sono i « komissionye », ci si può chiedere perché siano sempre affollati, specie quelli di mobili. La sgm spiegazione è semplice: i negozi che vendono oggetti nuovi non bastano a soddisfare, per quantità e qualità, la domanda della popolazione. Paolo Garimberti

Persone citate: Kuznetsov, Nouvel, Pompidou

Luoghi citati: Mosca, Russia, Urss