Kilimangiaro senza skilift di Massimo Mila

Kilimangiaro senza skilift CIVILTÀ DELLA NATURA Kilimangiaro senza skilift Muratigli, gennaio. L'impressione più positiva the si riporta da un breve viaggio nelle repubbliche dell'Africa orientale è quella di trovarsi di lrontc a una torma ili vera c propria civiltà della natura, se è lecito appaiare due termini apparentemente antitetici. Il rispetto della natura qui è elevato a norma di vita c a sistema politico. Fenomeni come le colossali riserve dei parchi di Amboseli, nel Kcnia, e di Screngeti nella Tanzania, lasciano pensosi chi conosca l'ostilità che da noi incontra l'idea stessa di parco nazionale, con le proteste dei montanari, c dei loro interessati paladini, contro i danni che camosci c stambecchi arrecherebbero alle pretese colture alpine, a 2500 metri d'altezza e passa! * * 11 parco di Amboseli è una zona grande non so se come l.i provincia di Cuneo o come l'intero Piemonte, ed è mantenuta scrupolosamente nel suo stato naturale, come il giorno della creazione. Circolando prudentemente in automobile o in camionetta vi s'incontrano leoni, zebre, giraffe, rinoceronti, bufali, per non parlare di iene, sciacalli ed altri meno simpatici animali, e d'un numero sterminato di quelli che qui, in lingua swahili, chiamano impala, specie di gazzelle o antilopi elegantissime. Il cosiddetto safari, qui, e unicamente fotografico. Guai a chi introducesse un'arma da fuoco. Si cita ad esempio il' caso di una popolazione che, volendo far fuori un leopardo dimostratosi un po' troppo ghiotto di carne umana, dovette rivolgere una petizione al governo e aspettarne l'autorizzazione pcr organizzare la battuta. In tutto l'immenso parco esiste un solo insediamento, diciamo così, turistico, il lodge di Amboseli, gestito da un vecchio inglese baffuto, tipica figura di colonnello coloniale alla Kipling. E' l'unico autorizzato dallo Stato, e somiglia di più a un accampamento che a un albergo. Gli alti prezzi c l'esiguo numero delle camere, in bungalows ad un piano, largamente sparpagliati nella prateria, scoraggiano i clienti pretensiosi. Chi viene qui — e spesso accade di vedere parcheggiate centinaia di macchine, come al Sestriere — viene per vivere qualche ora o qualche giorno in contatto con una natura non adulterata, e vi sparisce dentro, come assorbito. Drizzano le tende nella zona a ciò destinata, c nel lodge ci vanno soltanto a viinsumarc un pasto o a beli- un Canada Dry ghiacciato (che sarebbe poi una coiminissima g.tzzosa). La speculazione non Ita ancora avuto modo di mostrare la sua faccia schifosa in questi luoghi. Non sorgono gruppi mostruosi di condomini all'ombra dei baobab o intorno alle poche sorgenti e corsi d'acqua. Vive qualcuno nella di tadogidetrnenamnsui qmvepqo latrlefeptocagnvsclosto(rstesa del parco ? Qua e là fa¬ llita di scoprire i resti d'un villaggio disabitato dei Masai, la fiera tribù nomade di guerrieri che ancora non s'è piegata agli usi della civiltà (salvo mandare alcuni loro esponenti, pittorescamente abbigliati e armati di lancia, a farsi fotogralare dai turisti per uno scellino alla frontiera tra Kenia e Tanzania). Un cerchio di terra fangosa, C in parte cosparsa di fitta cenere, ilei imitato da sterpi: all'interno, sette o otto tuguri di canne rivestite di sterco, più bassi di un uomo, e con un curioso corridoio curvo d'entrata. Stanno lì quindici giorni, venti, un mese, poi partono all'improvviso, mossi da chissà quali richiami, e se ne vanno .1 insediarsi altrove. Sono delle specie di exlcge, visti d'ai resto della popolazione come il fumo negli occhi, c anche se allevano bestiame, non giurerei che un arrostino di impala qualche volta non scio facciano uscire. L'aspetto è più di caccialori che di pastori. Una conferma quasi commovente del culto che qui si por- angcnsb(tpdrecmc ta alla natura 1 avemmo quando si tornava dal Kilimangiaro, la più alta montagna dell'Africa. Eravamo uno ilei tr; gruppi che l'organizzazione dell'Alpinismus International aveva portato rispettivamente sul Kuwenzori, sul Kenia c sul Kilimangiaro. Si era sulla via del ritorno, quindi i carichi dei nostri venticinque portatori neri erano un po' meno pesanti, pcr via dei viveri ormai consumati, ma sempre rispettabili, tra i dieci e quindici chili. Ora .nelle tre o quattro ore di cammino dalla Capanna Kibo, a 4750 metri, alla capanna Horombo, mille metri più in basso, essi non fecero altro che raccattare scrupolosamente e nascondere sotto le pietre tutti i pezzetti di carta, i riliuti, le scatole di sigarette vuote c le cicche che la nostra e altre carovane di civilissimi uomini bianchi si lasciano dietro sul cammino. Per loro l'alta montagna deve restare incontaminata. Istinto? oppure gliel'hanno insegnato a e e n i co - a scuola? NelFun caso come nell'altro, la cosa c meravigliosa. Il Kilimangiaro è una lunga c facile salita di quattro giorni, appoggiata a tre rifugi. Si svolge dapprima entro una bella foresta, sempre più fitta (le verdi colline d'Africa tanto care a Hemingway); poi pcr due giorni attraverso l'arida savana, violentemente odorosa di curry, c costellata qua e là dai tozzi alberi dei seneci c delle lobelic. Infine mille metri di spossanti ghiaioni conducono sull'orlo del cratere, alla Gilmann's Point, 5750 metri. Qui comincia il bello, cioè la lunghissima cresta nevosa, con un facile camminamento intagliato nel ghiaccio, fino al punto sommitale, quello che Mayer e Purtscheller avevano chiamato Kaiser-Wilhelm-Spitze, e che ora è ribattezzato Uhuru Peak, cioè Picco dell'Indipendenza. Sull'altezza i geografi non sono ancora riusciti a mettersi d'accordo: varia da un massimo, inattendibile, ili 6010 metri, a un minimo ili 5800. Lo spettacolo è superbo; a sinistra enormi seracchi a striature longitudinali, a destra l'immenso cratere, con un diametro di chilometri, simile a un gigantesco ombelico, pieno di neve accecante. * * Salendo, pure allo stremo delle forze, non potevo fare a meno d'immaginare quel che accadrebbe se questo miracolo della natura si trovasse in balia o in altro paese civile. Una strada asfaltata collegllerebbe le tresche colline di Marangu, 1400 metri, alla capanna Kibo, 4750. Di qui una teleferica supererebbe « con ardito balzo» (secondo il linguaggio baldanzoso degli operatori turistici) i mille metri di sassi fino alla Gilmann's Point. Un ristorante a grandi vetrate panoramiche sorgerebbe sul Colle del Leopardo (dove si favoleggia che uno di .questi fieri animali sia salito a morire in solitudine tra le nevi del Kilimangiaro), e nel cratere del Kibo impazzirebbe la giostra degli skilift, come quelli che deturpano d'estate i pendii del Colle del Gigante e di Plateau Rosa. Giù a Nairobi, a Dar cs Salaam, a Mombasa, e nei graziosi centri montani di Arusba e di Moshi, grandi manifesti a colori inviterebbero: « Sciate tutto l'anno al Kilimangiaro sotto il cocente sole ajiicanol ». Con qualche bella biondona in bikini. Massimo Mila pi Hemingway, di Levine (Copyright N.Y. Revlew of Books, Opera Muinh c per l'Italia La Stampa)

Persone citate: Hemingway, Kaiser, Kipling, Levine, Masai, Salaam