Torturato per 2 ore con una lametta da barba e aghi nel ventre sotto minaccia di una pistola

 Torturato per 2 ore con una lametta da barba e aghi nel ventre sotto minaccia di una pistola Episodio sinistro e crudele nell'ambiente del "racket delle braccia,, Torturato per 2 ore con una lametta da barba e aghi nel ventre sotto minaccia di una pistola La vittima è un muratore di 21 anni - La sua denuncia: « Un falso amico mi ha attirato in casa sua con un tranello. Puntando la pistola, mi ha costretto a denudarmi, poi ha ordinato al nipote di tagliuzzarmi il corpo. Voleva che confessassi per scritto di avere partecipato ad una intimidazione contro di lui alla vigilia della festa di Natale » zi»: « Affari miei, non insistete, Tanto non vi dirò nulla ». Viene denunciato per favoreggiamento, ma non dice piti una parola. Dal Un giovane è stato attirato In un agguato e torturata per due ore sotto la minaccia di unii pistola: aghi confitti nel ventre, il petto arabescato con una lametta da barba. Si chiama Tommaso Clchello, ha 21 anni, abita In via Sansovlno 7. I medici gli hanno contato sul petto non meno di cento Incisioni, non profonde, ma dolorosissime. Dicono 1 carabinieri, che conducono le indagini: « Un altro episodio che si Inquadra nelle lotte che agitano 11 "racket delle braccia". Clchello ha agito come "gorilla" di uno dei capi ed è andato a minacciare un rivale. Questi ha voluto ora rispedirlo al mittente sfregiato e torturato, come un sanguinoso "avvertimento" ». Non senza avergli estorto una «confessione» che avrebbe dovuto servire come « licenza di uccidere » il mandante di Clchello. Una vicenda con particolari sconvolgenti, che superano I limiti dell'Immaginazione. Le prime battute di questa lotta senza quartiere sono ignote. La vicenda affiora soltanto 11 15 novembre scorso. Quel giorno Leone Ponte, uno stuccatore di 38 anni che abita con moglie e figlio in via Urbano Rattazzi 1 e lavora nel cantieri edili di Bardonecchla, rincasando trova un « killer » che lo aspetta sul pianerottolo e gli spara due colpi di pistola. Benché raggiunto da un prolettile che gli trapassa l'inguine, Leone Ponte si salva: accieca l'avversario gettandogli sulla testa la giacca, 10 insegue fino in strada e impegna con lui una lotta selvaggia. Viene ferito ancora due volte, alla mano e a una coscia, ma il 11 killer » è costretto alla fuga senza averlo potuto finire. All'ospedale Leone Ponte sorride all'interrogatorio della poli- le indagini emergono I nomi di due persone: Giuseppe Ventrice, 25 anni, già denuncialo per le sioni e porto abusivo d'arma e Francesco Maggio. Quest'ultimo muratore nei cantieri di Bardonecchla, il Ventrice sospettato di appartenere al « racket » come sicario, incaricato di ridurre alla ragione i ribelli. L'inchiesta, comunqua, si infrange contro il muro di omertà che custodisce i segreti del u racket n. Ora l'episodio del giovane torturato getta una luce retrospettiva sulla sparatoria di due mesi fa. L2 indagini condotte dal capitano Formato del Nucleo investigativo, dal tenente Arpaio, dal maresciallo Savola e dal brigadiere Mazzone, porterebbero a questa conclusione: Laone Ponte conosce chi ha tentato di toglierlo di mezzo e vuole la rivincita. Il rivale è Giuseppe Costa, 38 anni, abitante in via Galuppi 12 con la moglie, i figli Antonio di 17 anni, meccanico; Franco di 16 anni barista; Rosa di 14 anni, studentessa e Vittoria di sei anni. Sempre secondo questa ricostruzione (per ora non confortata da prove, ma solo da indizi), Leone Ponte incarica tri dei suoj uum;m cl, portargli un messaggio. Ecco coma la scena di questo « avvertimento » mafioso viene ricostruita in base alle riluttanti ammissioni dei familiari del Costa. I tre sono Ventrice, Maggio e Cichello. Bussano alla porta dsl Costa l'antivigilia di Natale, in abito scuro e cravatta, e vengono invitati ad entrare, bere un bicchiere e mangiare una fetta di panettone. Spiegano: « Siamo venuti a farvi gli auguri dt Natale da parte di Leone Ponte ». Si sono aperti la giacca, compaiono i calci delle pistole infilati nella cintura. Li impugnano, senza estrarre le arl mi, si guardano intorno: «Bella i famiglia la vostra, signor Costa. : Speriamo che si conservi in buo| na salute », Costa, moglie e figli 1 ascoltano cupi, senza rispondere e gli altri tre se ne vanno. La prossima mossa tocca ora a Giuseppe Costa. « Una mossa decisiva a, dicono gli inquirenti. Gli avversari devono capire che ormai la guerra è senza quartiere. Domenica sera, alle 23,30 suonano alla casa di Tommaso Clchello. Dopo aver guardato la televisione, sono già tutti a letto. E' una famiglia numerosa: i genitori e sei figli. Altri tre, sposati, vivono altrove. Soltanto Tommaso, sposato da due anni e padre di due bimbi, è rimasto con i genitori e i fratelli. Si alza a rispondere la madre, Maria di 38 anni. Racconta: «Una voce al citofono mi chiede di Tommaso e rispondo die non c'è, perché è ammalato di bronchite e non voglio che esca. Chiedo chi parla e mi sento rispondere un nome sconosciuto: Peppe Marzo ii. Peppe Marzo è il nomignolo di Giuseppe Costa: la donna lo I ripete a voce alta e Tommaso | balza dal letto: «Un amico mio. mamma. Scendo un momento ». Continua la donna: « L'ho sentito rientrare nel dormiveglia verso le due e mezzo. E' andato subito a letto, con suu moglie ». La moglie Tina, di 23 anni, ieri mattina esce urlando dalla camera nuziale: «Mamma, venite. Tommaso è ferito». Sfinito, il giovane giace tra le lenzuola arrossate di sangue. Protesta fiocamente: «Non è nulla,, cose mie». Ha il torace coperto di croste di sangue, ma sembra deciso a rispettare la legge dell'omertà. E' la madre a im- porgli di infrangerla: « O vai dai carabinieri o li chiamo qui lo ». Ed ecco l'allucinante racconto che Tommaso Clchello fa al carabinieri. Giù, ad aspettarlo sul portone, ha trovato Giuseppe Costa. Vanno insieme in una pizzeria, Costa beve un quarto di vlno poi dice: « Sto poco bene, non mi sento di guidare. Accompagnami a casa ». Tommaso si mette al volante della sua « 1500 ii, poco dopo sono in via Galluppi: « Sali a bere l'ultimo bicchiere », invita Costa. In casa ordina alla moglie: « Porta due bicchieri e una bottiglia di liquore ». Ma quando Tommaso alza 11 bicchiere nel brindisi, lo ferma con voce dura: « Prima di bere, c'è un conto da regolare ». Ha impugnato una pistola e gliela punta contro il ventre: « Spogliati. Voglio vederti nudo come ti ha fatto tua madre ». Tommaso protesta debolmente, ma è costretto a togliersi fin l'ultimo indumento. Nella stanza c'è la moglie di Costa, ette sparecchia il tavolo Impassibile, 11 figlio più vecchio, Antonio, e un nipote giunto due mesi fa dall'Inghilterra; Antonino Giuseppe Greco, 23 anni, abitante in via Monte Corbo 23. ii Vai a prendere un ago — ordina Costa al figlio e al nipote: « Tu, piantaglielo nella pancia ». Il giovane ubbidisce, ripete il gesto due o tre volte, ma esce solo qualche stilla di sangue. «Una lametta», chiede allora il Costa. Poi, pistola in pugno impone: « Tagliagli il petto finché dico basta ». Confesserà più tardi il Greco: « Non volevo, ma mio zio ha minacciato di piantarmi una pallottola in un ginocchio se non ubbidivo. Era stravolto, faceva paura ii. Conferma il torturato: « Si, Greco ha cercato di tenere la mano leggera tt. Ma per quasi due ore la lametta incide la pelle, rivoli di sangue scendono sempre più numerosi e copiosi. Terreo, Tommaso non ha il coraggio di protestare: u Temevo che volessero accecarmi — dirà —. MI hanno minacciato anche di radermi la testa e incidervi una " T ": traditore ». Alla fine, Giuseppe Costa ordina: « Siediti, prendi la penna e scrivi ii. Comincia a dettare: « Io sottoscritto Cichello Tommaso confesso di aver minacciato, insieme con Ventrice e Maggio e per incarico di Leone Ponte, il signor Costa Giuseppe, promettendogli che avrei sterminato lui e la sua famiglia ». Intanto Costa ha chiamato per telefono lo zio di Tommaso, Giuseppe Mazzitelli, via Roveda 16, che accorre con la moglie Caterina. A loro, una volta apposta la firma, consegna il giovane sanguinante, che stenta a reggersi in piedi: « Portatevelo a casa ». Ma prima che escano la moglie, ligia alle buone maniere, offre a tutti un caffè. Dicono gli inquirenti: «La "confessiane" aveva uno scopo preciso. Doveva servire come licenza dì uccidere Leone Ponte e sostenere poi la legittima difesu: "Guardate, aveva mandato tre sicari a promettere strage " n. Forse ci sarebbero state altre sparatorie-e morti se la'madre di Tommaso, coraggiosamente, non avesse rotto questo cerchio insensato di odio. Toinmaso Cichello, la vittima - Il suo torturatore Antonio Giuseppe Greco e il cugino Antonio Costa - Gli zii Giuseppe c Caterina Mazzitelli

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